Sul secondo pilastro

Sul secondo pilastro

Secondo Pilastro vera urgenza?
La circolare di BankItalia del 30 Dicembre scorso sta mettendo in seria difficoltà l’operatività e conseguentemente anche le fondamenta del sistema bancario e finanziario sammarinese.
La crisi economica è sempre più tangibile sulla pelle dei cittadini.
Il Governo sembra insensibile ai richiami che provengono da più parti per attivare una difesa del sistema sammarinese che coinvolga tutte le forze sociali, imprenditoriali e politiche del Paese.
Di fronte a queste emergenze il Governo ha individuato due priorità nella azione del proprio esecutivo: Grandi Opere e Secondo Pilastro Pensionistico che ci appaiono più specchietti per le allodole che vere priorità.
La realizzazione del Secondo Pilastro a capitalizzazione non è urgente per il nostro paese! Soprattutto alla luce delle enormi difficoltà dei sistemi pensionistici mondiali basati sulla capitalizzazione e sugli investimenti finanziari.
I fondi pensione di ogni Paese si trovano in una enorme difficoltà finanziaria a causa dei recenti crack, in diversi paesi i gestori dei fondi sono stati costretti a fallire a altri hanno chiesto l’aiuto di finanziamenti statali per potere sopravvivere, in entrambi i casi le perdite per i lavoratori sono stati enormi.
Chiediamo al Governo un cambio di metodo reale, per affrontare con serietà e con il principio della partecipazione un argomento delicato come quello pensionistico.
E’ pericoloso l’atteggiamento di superficialità con il quale il Patto ha smentito anche il proprio programma di governo.
Le affermazioni estemporanee che abbiamo ascoltato sul silenzio-assenso rischiano di perpetrare il sospetto che ancora una volta si tentino riforme non nell’interesse della collettività ma a favore degli interessi di pochi.
Il Secondo Pilastro sottrae elementi di solidarietà, creando strutture pensionistiche personalizzate per ogni lavoratore, non siamo ideologicamente contrari a questa diversa impostazione, constatiamo semplicemente il fallimento dei fondi pensione e dei gestori di oggi.
Un possibile secondo pilastro prevede costi ulteriori a carico dei lavoratori per finanziarlo e noi siamo profondamente preoccupati dalla prospettiva che la liquidazione o parte di essa dovrà essere trasformata da liquidità di fine anno a finanziamento di un fondo pensione a capitalizzazione.
In un momento di crisi del sistema e di perdita del potere di acquisto dei salari sembra profondamente ingiusto sottrarre risorse ai lavoratori per finanziare un secondo pilastro la cui rendita appare oggi profondamente incerta.
D’altra parte è urgente dare risposte concrete alle difficoltà dei lavoratori che hanno subito la riforma del 2005 e al risanamento dei fondi pensione in essere.
In particolare è necessario dare risposta a quella fascia di lavoratori che hanno subito un drastico allungamento del periodo lavorativo proprio quando erano in prossimità della pensione.
E’ inoltre necessario impostare una tassa di solidarietà per quelle pensioni di valore elevato, sia quelle maturate in regime stato si quelle ottenute sfruttando al massimo le lacune della legge preesistente in particolare realizzate a scapito del fondi dei commercianti e degli artigiani.
E’ iniquo obbligare i giovani e non solo a lavorare più anni, con stipendi inferiori, per mantenere livelli pensionistici di cui loro non potranno godere se non si porranno gli adeguati correttivi.
Inoltre dovrà essere modulata una tassa di solidarietà per armonizzare i livelli pensionistici in essere con quelli che saranno realizzati con l’entrata a regime della riforma del 2005.
Vanno sanate le lacune relative alla assenza di tutele previdenziali per quanto riguarda le nuove e deprecabili forme di lavoro atipiche.
Va combattuto con durezza il fenomeno del “lavoro nero” che crea effetti di dumping sociale tra i lavoratori ed impoverisce lo stato sociale.
Va realizzata al più presto una riforma fiscale vera per far emergere i redditi reali in modo da avere contributi previdenziali equi per tutte le realtà lavorative del Paese.
Potenziando l’attuale sistema, correggendolo in modo che mantenga il suo equilibrio e che realizzi sempre più concretamente l’equa solidarietà fra i lavoratori si potranno avere garanzie reali sulla robustezza e sulle prestazioni che il sistema a ripartizione ha sempre erogato.
La solidarietà è stata alla base della espansione del nostro sistema socio economico, lasciarsi ancora trasportare dalle oramai deboli e sfinite sirene liberiste ci sembra oltre che pericoloso anche poco intelligente, crediamo che una riflessione pubblica su questo tema sia la vera urgenza.

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