Sulla morte sul lavoro di Luciano Perfetto

Sulla morte sul lavoro di Luciano Perfetto

Sono passati non più di dieci mesi dalla morte di Evaristo Fabrucci. Oggi a morire è Luciano Perfetto, 46 anni, padre di tre figli. Sul lavoro dunque si muore, si muore sempre più spesso come lavoratori in nero, si muore tra le manipolazioni della verità che assomiglia ad omertà e in mezzo a tanta indifferenza. 
A Luciano Perfetto dicono sia toccata la malasorte di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato. Lasciamo agli investigatori il compito di determinare una verità che deve essere affermata senza incertezze, ma per dovere di cronaca e di denuncia informiamo che uno dei mezzi per nascondere il lavoro nero è educare i lavoratori sfruttati a dire che si trovano sul posto di lavoro per trovare un amico.
 Poniamo, inoltre, una domanda: com’è possibile che una ditta (la Tra.ma) che movimenta materiale di quel tipo risulti avere un unico dipendente inquadrato come impiegato?

A Luciano Perfetto si sta negando anche la dignità di chi muore di e per lavoro. Un lavoro che sempre più spesso rimane fuori dalla legalità, dalle garanzie contrattuali e dalle necessarie sicurezze. L’idea di una civiltà fondata sul lavoro si sta disintegrando sotto i duri colpi di una deregolamentazione sempre più sfrenata e di una economia che trova competitività solo se abbatte i costi del lavoro e si avvicina e oltrepassa le soglie della legalità.

Ci domandiamo cosa debba accadere perché politica e società tornino all’indignazione se nemmeno un lungo elenco di morti e il riemergere del caporalato sono vissuti come fatti di straordinaria gravità.

Forse è perché le ultime vittime di queste tragedie e soprusi non hanno passaporto sammarinese che su di esse cade svelto l’oblio. Ma i morti non hanno cittadinanza ed il loro peso ed il loro sangue rimane come una colpa indelebile sulla soci
età che li ha prodotti.

Per questo dobbiamo superare l’indifferenza generale ed agire affinché nessuno più muoia sul lavoro. 
La comunità sammarinese deve battersi per superare il perpetrarsi della violenza e dell’inciviltà prodotta da un modello economico e culturale che si fonda sempre più nell’illegalità. 
Un’illegalità sul cui altare non è più tollerabile sacrificare vite umane. Lo dobbiamo a Luciano, a Evaristo e a tutti i morti sul lavoro e alle loro famiglie. 


Alla famiglia di Luciano Perfetto vanno il nostro pensiero e le nostre condoglianze in questo dolorosissimo momento.

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