Sulla (ri)nomina di Selva quale comandante della gendarmeria pro-tempore

Sulla (ri)nomina di Selva quale comandante della gendarmeria pro-tempore

Apprendiamo dalla stampa che il governo ha nominato Werter Selva comandante pro-tempore del corpo della gendarmeria al posto del dimissionario Gentili.

Ci congratuliamo con Selva, ma crediamo che ancora una volta il metodo sia sbagliato e non conduca a nulla di buono.

Nel dibattito consiliare avevamo chiesto di prendere del tempo per valutare a mente fredda come evitare di ripercorrere la strada fallimentare percorsa negli ultimi anni.

Avevamo chiesto di responsabilizzare il corpo della Gendarmeria per fare un elenco inter-soggettivo dei problemi da risolvere.

Invece il governo con il solito blitz, che contraddice anche il suo ordine del giorno approvato in Consiglio (dove si impegnava “a riferire in un comma specifico nella prossima sessione del Consiglio Grande e Generale anche al fine di addivenire, nel più breve tempo possibile, alla nomina del nuovo Comandante della Gendarmeria”), scavalca il dibattito e la condivisione delle scelte indicando nella segretezza delle sue riunioni il nuovo comandante.

In base a che considerazioni? Confessionali o operative?

Preme ricordare alla cittadinanza che la gendarmeria si guida anche senza un comandante: non è che senza di esso si ferma la sua operatività!

L’opposizione (13 consiglieri… l’unica rimasta dopo la corsa al sostegno al governo dei partiti inguaiati) aveva invece chiesto responsabilmente che “ogni atto relativo alla nomina, rafferma, promozione degli appartenenti al corpo della gendarmeria [fosse] di esclusiva pertinenza del Consiglio Grande e Generale”.

Nel dibattito in Consiglio avevamo chiesto, per evitare altri fallimenti, di coinvolgere il corpo della gendarmeria e il tribunale, affinché fossero essi a redarre un documento che indicasse le criticità del corpo, quali settori siano da rafforzare, dove debba mettere mano il nuovo comandante.

Con passi successivi si sarebbe potuta superare l’empasse che la gendarmeria vive da troppo tempo, preda spesso più delle pretese di controllo da parte della politica, che non vuole adeguarsi a starsene al suo posto, e preparare un terreno consapevole e verificabile per il nuovo, futuro, comandante.

Il corpo della gendarmeria avrebbero dovuto elencare cosa serve in questo momento e dove rafforzarsi, come rendersi operativa in merito alla sicurezza, alla collaborazione col tribunale, alla polizia giudiziaria.

In base alle criticità rilevate da questa consultazione si sarebbero dovute impostare misure condivise per la loro risoluzione.

Si sarebbe poi dovuto stabilire quali debbano essere le competenze specifiche del prossimo comandante sulla base degli obiettivi pianificati, perché prima di nominare un comandante dobbiamo sapere che tipo di qualifiche ci servono. Prima ancora dobbiamo capire dove vogliamo far andare la gendarmeria, e lo si può fare solo responsabilizzando chi in questo corpo ci lavora e chi lavora fianco a fianco con esso.

In base ai requisiti individuati si sarebbe dovuta portare in Consiglio una rosa di nomi che soddisfacessero i requisiti richiesti, e lì scegliere la figura più adeguata (in Consiglio, non nelle stanze del Congresso dei 9 prìncipi!) e per un periodo definito di tempo dargli la responsabilità di mettere in atto le indicazioni, la linea politica e valutarlo in base ai risultati ottenuti.

È davvero inverosimile che si continui, nonostante gli errori madornali commessi dal governo e soprattutto del Segretario Valentini, con continue fughe in avanti senza il benché minimo coinvolgimento non solo dell’unica opposizione rimasta, ma anche degli stessi gruppi di maggioranza. Non ci stupiremmo infatti di scoprire che anche questa volta la scelta di Valentini non sia stata condivisa coi i suoi alleati!

Niente di nuovo sotto il sole per un governo che pare disprezzare la gente piuttosto che limitarsi a rappresentarla.

Movimento RETE

Cons. Indip. Luca Lazzari

Cons. Indip. Federico Pedini Amati (Liberamente San Marino)

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