Tassa frontalieri in Consiglio. Agenzia Dire

Tassa frontalieri in Consiglio. Agenzia Dire

E’ scontro in Aula sul “differenziale fiscale” che
colpisce i lavoratori frontalieri, introdotto dalla legge di Bilancio. Una
norma gia’ definita razzista dai sindacati che puo’ arrivare a decurtare la
busta paga dei sei mila frontalieri fino a quasi duecento euro al mese. Nel
dibattito sul decreto delegato n.196, “Provvedimento in materia di
imposizione fiscale dei redditi da lavoro dipendente e da pensione”,
relativo al fiscal drag, il consigliere del Psd, Stefano Macina inserisce un
emendamento per abrogare l’articolo 56 della legge di Bilancio 2011. La norma
che introduce appunto una nuova imposta per i lavoratori italiani impiegati sul
Titano.     E’ la Reggenza ad avanzare i primi dubbi formali, sulla
possibilita’ che un emendamento a un decreto possa abrogare una legge. Di qui
la risposta: la proposta dell’opposizione si limita a chiedere una sospensione
per l’anno in corso sugli effetti della Finanziaria. Macina motiva la proposta:
“E’ il tentativo di dare una mano al governo, per porre rimedio a
un’incongruenza introdotta dalla Finanziaria”. Lo appoggia Ivan Foschi, capogruppo
Su: “L’articolo che porta una decurtazione di stipendio considerevole,
solo sulla base della cittadinanza- manda a dire- e’ foriero di figuracce internazionali
e di guai con la Repubblica
italiana”. Mette in guardia la maggioranza Alessandro Rossi,
coordinatore Su: “Quando arrivera’ la prima busta paga del 2011 ai
frontalieri, ci saranno reazioni molto forti”. Denise Bronzetti, Psd,
calca la mano e si rivolge all’Aula per sottolineare come la questione non
possa non sollevare ulteriori conflittualita’ con i vicini di casa. Per il capogruppo
Pdcs, Luigi Mazza, la questione non dovrebbe nemmeno porsi: “Il testo
dell’emendamento presentato non e’ presentabile” Non solo, Mazza difende
il provvedimento contestato perche’ “prevede per i soggetti non fiscalmente
sammarinesi che fino a oggi pagavano meno imposte a San Marino e
piu’ in Italia, di pagare un po’ piu’ nel nostro Paese e meno nel loro”.
   
In “quest’Aula si sono fatte scelte dolorose- manda a dire Gian
Franco Terenzi, Pdcs e presidente della commissione consigliere affari esteri-
questa colpisce i frontalieri, altre colpiscono residenti, altre ancora gli
imprenditori, tutti quanti abbiamo concordato che la situazione e’ pesante
per il Paese e la maggioranza ha ritenuto di dover spalmare i sacrifici”.
A chi lamenta che il differenziale fiscale violi la convenzione di Amicizia e
Buon vicinato del ’30, Terenzi sottolinea che proprio l’antica intesa prevede
il rispetto della sovranita’ dei due Paesi. “Dispiace che i frontalieri
abbiano una detrazione prima ancora della compensazione in sede di
dichiarazione dei redditi”, ammette il segretario di Stato Valentini. Ma
fa anche notare che la questione e’ piuttosto da porre in un altro ambito:
quello della lotta alle doppie imposizioni. “Bisogna far quadrato- esorta-
ciascuno dei due Stati deve porsi il problema di come trattare fiscalmente
questi lavoratori”. Ma sull’ammissibilita’ dell’emendamento il
responsabile delle Finanze ha le idee chiare: “Non credo si debba riaprire
il dibattito sulla Finanziaria”. Per risolvere la matassa e sciogliere
ogni dubbi sul procedere, la Reggenza
convoca i capigruppo e infine decide la non ammissibilita’ dell’emendamento.
Inutili le proteste della minoranza: il decreto delegato supera la prova del
voto con trenta preferenze, 23 no e due astensioni.

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