Intervista di Sergio Barducci a Michele Bovi per Dagospia
Bovi, l’ideatore della mitica trasmissione di Rai1.
Techetechete’, il programma che dal 2012 è la perla di Rai1, nasce dall’inventiva di Michele Bovi, un giornalista che nel 1984 fu il direttore del primo telegiornale della Repubblica di San Marino. Si chiamava Tivù Giornale e creò le basi e le professionalità (giornalisti e tecnici) per quella che dieci anni dopo sarebbe diventata San Marino Rtv. Tra i redattori del Tivù Giornale, passato poi alla struttura pubblica, c’era Sergio Barducci che oggi per Dagospia ha intervistato Michele Bovi. Tema Techetechete’.
“«Techetechete’? Ma che razza di titolo è?! Fidati della mia esperienza nello spettacolo tv: un titolo del genere la gente non riesce a pronunciarlo, fa fatica a ricordarlo. Pertanto è destinato al fallimento». Così mi disse l’amico Bibi Ballandi, gigante dei produttori televisivi, che non aveva dubbi e fece di tutto per dissuadermi. Ci provò anche Mauro Mazza, il direttore di Rai1, che mi propose: «Almeno accorcialo: facciamo Techete’, è più orecchiabile». Ma io non mollai. Ero il capostruttura dell’intrattenimento della rete ammiraglia e potevo permettermi di difendere la decisione”.
A raccontarlo è Michele Bovi, giornalista, già caporedattore centrale del Tg2 che Mauro Mazza volle portare con sé nel 2009 a Rai1.
“Fino all’estate del 2009 era andato in onda un programma che assemblava le immagini di repertorio, Supervarietà ideato dal mio predecessore Paolo De Andreis con la redazione curata dall’abile ricercatrice Elisabetta Barduagni. Supervarietà era ben fatto e molto seguito, dovevo quindi proseguire su quel modello, escogitando un’elaborazione. Nacque così nell’estate del 2010 DaDaDa, un acronimo che indicava videoframmenti catturati da tv, da cinema, da canzoni. Appunto DaDaDa”.
In che cosa consisteva l’elaborazione?
“Ogni puntata sviluppava un tema: la paura, la gelosia, il tradimento. Ricordo quella che mi è più cara, dedicata alla censura. A condurla, ovvero a intervallare gli spezzoni, era Tomas Milian. Registrammo i suoi interventi nella mia casa di Morlupo: lui accanto al mio adorato juke-box. Un DaDaDa indimenticabile”.
Dopo due anni però ha voluto cambiare. Perché?
“Il rischio era la monotonia. La squadra di bravissimi autori, sempre capeggiati da Elisabetta Barduagni, andava ulteriormente stimolata. Così DaDaDa rimase destinato esclusivamente alla musica: andava in onda in altri orari del giorno o della notte, curato da Christian Calabrese, impareggiabile esperto musicale figlio di Giorgio, caposcuola dei parolieri italiani. E nell’estate 2012 partimmo con Techetechete’, costruito su temi, su artisti, con intermezzi, siglette, finali recitati. Insomma sempre un programma di montaggio, ma costellato di trovate autoriali. Capitava che in una puntata dedicata agli animali tra una scenetta di Ugo Tognazzi e una canzone di Ornella Vanoni spuntassero dei voltapagina interpretati da Alberto Moravia, Pitigrilli, Rita Levi Montalcini, estrapolazioni da interviste scovate negli archivi in cui quei personaggi citavano in una battuta i loro amici a 4 zampe”.
Si legge che a ideare il titolo Techetechete’ fu il poeta Pasquale Panella, il paroliere degli ultimi 5 album di Lucio Battisti, canzoni raffinate che tanti ancora oggi considerano ermetiche.
“Sia DaDaDa che Techetechete’ sono titoli inventati da Panella. Attenzione al finale della parola: Techetechete’ con l’apostrofo, non con l’accento. È un troncamento di un termine altrimenti destinato a non avere termine: techetechetechetecheteche… all’infinito, come appare infinito il repertorio dell’archivio Rai. Lucio Battisti era un genio. Stanco di Mogol cercò l’evoluzione di bionde trecce e calzette rosse. E trovò un genio come lui: Pasquale Panella. Quei 5 album scritti assieme rappresentano ancora oggi un pinnacolo di estro mai raggiunto nella musica italiana.
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