Tokyo 2020. Aspettando Myles, il lottatore d’oltreoceano

Tokyo 2020. Aspettando Myles, il lottatore d’oltreoceano

Aspettando Myles, il lottatore d’oltreoceano.

La festa non si placa, le medaglie olimpiche di Alessandra Perilli e Gian Marco Berti hanno infiammato lo spirito olimpico sammarinese e adesso, un po’ perché ci siamo divertiti e un po’ perché ci crediamo davvero siamo tutti pronti a chiedere a Myles Nazem Amine Mularoni di regalarci un’altra notte insonne e un’altra gioia olimpica. Scaramantici di ogni ordine fermate gli scongiuri, il primo a non voler parlare di scaramanzia è lo stesso lottatore che anzi, lo dice in maniera fiera e senza nascondersi: “I’m here for a medal”. Il lottatore parla con cognizione di causa, il ranking mondiale lo vede oscillare ormai da alcuni mesi fra il terzo e il quarto posto e i precedenti più recenti dicono di un atleta da piani alti delle competizioni internazionali: argento agli Europei di Roma nel 2020, bronzo a quelli di Varsavia un anno dopo. Bronzo a Minsk ai Giochi Europei alla prima uscita con la divisa del CONS e quarto posto ai Mondiali 2019 a Nur-Sultan.

Molto del percorso di Myles Nazem Amine Mularoni, mamma sammarinese e papà libanese, nato e cresciuto nel Michigan, potrebbe dipendere dal valore dell’avversario che il sorteggio in programma domattina (alle 7 ore sammarinese) gli metterà contro. Il tabellone a scontri diretti prevede gli ottavi e i quarti nella mattinata del 4 agosto (per chi segue da San Marino dopo le 2 della notte fra il 3 il 4) poi le eventuali semifinali alcune ore dopo. Il giorno seguente i ripescaggi (le gare del tabellone perdenti) e nel pomeriggio del 5 agosto (la mattina sammarinese) le eventuali finali.

Le gare di Myles Nazem Amine Mularoni si disputeranno alla Makuhari Messe Hall che fino a pochi giorni fa ha ospitato le gare di scherma e di judo, un’area espositiva enorme adibita a impianto sportivo per i Giochi Olimpici.

La specialità del sammarinese è la lotta libera, la sua categoria quella degli 86kg. La lotta è considerato lo sport più antico, una battaglia fra due atleti senza utilizzo di alcun attrezzo (nemmeno le vesti che nel judo, ad esempio, fungono da appiglio per le mosse), nella lotta libera è consentito l’utilizzo di tutte le parti del corpo (nella lotta greco romana invece si possono usare solo gli arti superiori) per raggiungere l’obiettivo finale, ovvero “schienare” l’avversario, fare in modo che appoggi entrambe le spalle sul tappeto.

Curiosità: il nonno di Myles, Nazem, gareggiò ai Giochi Olimpici di Roma 60 difendendo i colori del Libano, il coach Sergei Beloglazov è invece un mostro sacro della lotta libera, lui, russo, le Olimpiadi addirittura le vinse, oro a Mosca 80 e oro a Seoul 88. Dall’81 all’87 conquistò ben sei ori mondiali.

 

Dal nostro corrispondente ALAN GASPERONI

 

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