Unindustria e Ance Rimini sulla ‘lotta al mattone’

Unindustria e Ance Rimini sulla ‘lotta al mattone’

NOTA STAMPA

Per sgomberare il campo da eventuali polemiche, nel cui merito non vogliamo entrare poiché Unindustria Rimini e Ance Rimini rappresentano imprese che fanno proprio il codice etico di Confindustria e sono associazioni che tutelano gli interessi legittimi delle aziende, non possiamo che esprimere la nostra solidarietà al Sindaco di Rimini Andera Gnassi e al Sindaco di San Lazzaro di Savena Isabella Conti per le pressioni ricevute e auspichiamo che la giustizia faccia il suo corso individuando i responsabili. 

 

Detto questo però non riusciamo a comprendere la contrapposizione e l’accanimento nei confronti delle imprese che emergono dalle numerose prese di posizione di questi ultimi tempi da parte del Sindaco di Rimini. 

In tutti questi anni, ogni qualvolta ci siamo rivolti alle Pubbliche Amministrazioni, sia da soli che congiuntamente alle altre categorie e ai sindacati, lo abbiamo fatto pensando non a una controparte, ma a un partner prezioso che ci aiutasse ad uscire dalla crisi. 

Il mondo delle imprese, da quelle del manifatturiero al turismo fino alle costruzioni, è orientato unicamente a trovare una soluzione per dare continuità alle aziende, per permettere di assicurare lavoro ai propri dipendenti dando così prospettive future alle famiglie. Permettendo così di contenere in una prima fase gli effetti negativi della crisi per poi riprendere la via dello sviluppo. 

 

Come dice il Sindaco Gnassi, siamo tutti convinti che il mondo stia attraversando un periodo di grandi cambiamenti. Di questo siamo consapevoli e certamente non ci vogliamo sottrarre a portare all’interno delle nostre aziende innovazione e ricerca. Come imprenditori siamo abituati ad essere ottimisti e dinamici e la tenacia con cui stiamo affrontando questo momento delicato lo dimostra. 

Non si tratta di semplici parole, ma di fatti reali documentati da uno studio realizzato dall’Università di Bologna – Campus di Rimini dove emerge una fortissima propensione delle nostre imprese all’innovazione e ad operare nei mercati esteri che non le fanno sfigurare nel panorama dei lori competitor.

Il nostro territorio, ed è questo quello che chiediamo, deve essere più attrattivo per le imprese. Questo richiede alle pubbliche amministrazioni locali un atteggiamento di accoglienza favorevole alle aziende e agli imprenditori. Un atteggiamento che in altre zone ha portato insediamenti importanti, come Toro Rosso a Faenza, Toyota a Ferrara, Danfoss a Castel San Pietro, Berluti a Ferrara, Philip Morris a Crespellano. Nessuno a Rimini. 

Teniamo presente, infatti, che senza togliere niente al ruolo trainante del turismo, che noi auspichiamo possa essere ancora di più incrementato, la maggioranza di lavoratori a tempo indeterminato e che possono contare su un lavoro stabile annuale, è quella delle imprese del manifatturiero e di ciò che è rimasto dell’industria della costruzioni, il più colpito da questa crisi. 

Una poca attenzione al manifatturiero di cui è la prova il fatto che a Rimini non si sia potuto ancora avviare la realizzazione dell’area industriale di Rimini Nord prevista dal PTCP approvato nel 2007 e frutto di una scelta lungimirante vista la collocazione strategica dell’area all’uscita dell’autostrada. 

 

Siccome quando si parla di consumo del territorio si associa il concetto a quello di responsabilità nei confronti della sola categoria dei costruttori edili, dobbiamo respingere con forza questa semplificazione che non solo è sbagliata, ma è anche ingiusta nei confronti di chi ha contribuito a far diventare grande Rimini. Questa responsabilità non può ricadere su quelli che vengono chiamati in senso dispregiativo “mattonari” perché qualsiasi iniziativa edilizia sottostà a strumentazioni urbanistiche di Regione, Provincia e Comuni e ciascun intervento è a sua volta autorizzato dalle amministrazioni comunali nel cui territorio viene realizzata. 

Se non si voleva tutto questo consumo del territorio sarebbe bastato non autorizzare gli interventi. 

Tutto ciò per dare una rappresentazione della realtà più aderente ai fatti senza l’enfasi di una emotività che voglia trovare a tutti i costi un capro espiatorio. 

 

Ma il tema che ci sta a cuore è questo: siamo ben lungi dall’essere usciti dalla crisi. Le imprese pur innovando e facendo export stanno ancora soffrendo e alcune sono addirittura costrette a chiudere con conseguenze disastrose sui lavoratori e sulle loro famiglie. 

Il territorio di Rimini ha bisogno che tutti insieme, imprese e pubbliche amministrazioni, trovino una strada e che ciascuno faccia la propria parte.

Le imprese devono innovare e investire, internazionalizzarsi, fare il proprio mestiere, le pubbliche amministrazioni devono mettere a disposizione di chi vuole intraprendere le regole per poterlo fare nel rispetto di tutte le normative, soprattutto perché senza regole certe nessun imprenditore può progettare alcun investimento. Un esempio è la vicenda del PSC del Comune di Rimini adottato nel marzo del 2011, ma del quale non si conosce ancora la data della sua approvazione definitiva. 

 

E ci stupisce e rammarica sentire parlare ancora di “lotta al mattone” perché non capiamo chi sono le parti in causa visto che la fase del non consumo del territorio è già stata condivisa da Unindustria Rimini, Ance Rimini, da tutte le categorie economiche e dalle rappresentanze sindacali. 

Era la fine del 2011 quando abbiamo iniziato a sottolineare questo concetto e nel 2012 lo abbiamo detto in più occasioni unitamente alle altre categorie e ai sindacati fino all’Assemblea Generale del 25 ottobre 2012 “Salviamo le imprese delle costruzioni” convocata da Ance Rimini, Cna, Confartigianato, Confcooperative, e Legacooperative quando dichiarammo quanto fosse “indispensabile sottolineare che imprenditori ed artigiani del settore non sono mossi da una volontà di consumo indiscriminato del territorio, ma dal pieno accordo con l’idea di uno sviluppo sostenibile”. 

Un concetto ribadito più volte in questi anni, fino all’ultima occasione, meno di un mese fa, quando industriali, costruttori insieme alle rappresentanze sindacali, lanciando l’allarme sul critico stato dell’economia riminese, hanno ribadito che occorre partire dalle ristrutturazioni e dalla riqualificazione.

 

Zona mare e centro storico sono i due poli da cui partire per rigenerare l’intero territorio.

Ben vengano quindi regole che permettano di realizzare la rigenerazione urbana, l’efficientamento energetico, la messa in sicurezza sismica. 

In economia le cifre devono essere chiare, così quando si parla di 15 mila abitazioni sfitte occorre precisare che l’invenduto di nuovi appartamenti è al di sotto del 10%, negli altri casi si tratta di appartamenti a disposizione di proprietari non residenti (seconde case per le vacanze), di residenti che li affittano nel periodo estivo, di residenti che li tengono per figli o parenti e in minima parte di tournover fisiologico. 

Circa l’affermazione del Sindaco Gnassi sugli investimenti cantierati per quasi 300 milioni ci auguriamo che si tratti di appalti di dimensioni tali da permettere la partecipazione delle imprese locali che hanno dimensioni piccole e medie. 

C’è grande attenzione per gli eventi che fanno affluire in città migliaia di persone per uno o due giorni, mentre invece servono iniziative che abbiano continuità. 

Il Sindaco Gnassi continua a volere creare contrapposizione tra amministrazione pubblica e mondo delle imprese, mentre soprattutto in momenti come questi, servirebbe collaborazione e condivisione su come affrontare di comune accordo le sfide e potere riprendere la via dello sviluppo. 

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