Vittorio Casale, conti a San Marino. Il Tempo, Ivan Cimmarusti

Vittorio Casale, conti a San Marino. Il Tempo, Ivan Cimmarusti

Il Tempo

 Maxisequestro all’imprenditore Casale

Ivan Cimmarusti

 

Un sequestro da 22 milioni di euro all’immobiliarista emiliano, con
importanti interessi a Roma, Vittorio Casale. Nei suoi confronti è ipotizzato il
reato di bancarotta fraudolenta patrimoniale e…

Un sequestro da 22 milioni di euro all’immobiliarista
emiliano, con importanti interessi a Roma, Vittorio Casale. Nei suoi confronti è
ipotizzato il reato di bancarotta fraudolenta patrimoniale e documentale
dell’hotel Dolomiti srl a Cortina d’Ampezzo, dirottando il denaro destinato ai
creditori su conti correnti di paesi off-shore. Con lui sono indagati anche la
moglie, Maria Rosaria Leoffredi, e due supposti prestanome, Guido Maria Romiti e
Francesco Vizzari. L’inchiesta della Procura della Repubblica di Roma è stata
condotta dagli investigatori del Nucleo di polizia tributaria della Guardia di
finanza, al comando del colonnello Cosimo Di Gesù. Sigilli sono stati posti a un
complesso immobiliare in via Antonio Ciamarra a Roma, del valore di 17 milioni
di euro e quote societarie per circa 5 milioni 600mila euro. L’indagine portata
a termine dalle Fiamme gialle, nasce circa un anno fa, quando i militari hanno
individuato «un vorticoso giro di compensazioni di posizioni creditorie e
debitorie reciproche» tra più società del gruppo Operae, che controllava l’hotel
Dolomiti.

«La minuziosa ricostruzione dei flussi finanziari – è
ricostruito – tuttavia, ha consentito agli investigatori di individuare
l’effettiva destinazione dei fondi fraudolentemente prelevati dalla fallita,
parte dei quali è risultata altresì trasferita dall’immobiliarista, attraverso
la collaborazione della moglie, presso conti detenuti nella Repubblica di San
Marino». In particolare, sarebbe stato «distratto parte rilevante del
patrimonio, determinandone lo stato di grave dissesto finanziario, causa della
successiva bancarotta». Incrociando carteggi societari, la Gdf ha scoperto che
ben 15 milioni di euro, «derivanti da un contratto di mutuo fiduciario» concesso
all’hotel Dolomiti per la realizzazione di interventi di ristrutturazione e
valorizzazione, erano spariti. «Subito dopo – ritengono gli investigatori -, la
società, completamente svuotata di fondi e gravata del mutuo con l’ipoteca
iscritta sul complesso di Cortina a favore dell’istituto di credito erogante il
finanziamento, è stata ceduta dal gruppo Operae» ad un’altra società, «senza
però incassare il relativo prezzo ma operando preordinate compensazioni a
svantaggio della medesima fallita». Non solo, perché «il gruppo Operae, quale
contropartita della cessione, acquisiva anche un importante complesso
immobiliare ubicato nella capitale, in via Antonio Ciamarra, il cui prezzo
veniva in parte regolato con i fondi sottratti». Infine, gli indagati «al fine
di sottrarsi alle conseguenze del fallimento della hotel Dolomiti», avrebbero in
tutti i modi ostacolato le indagini, nascondendo «libri, scritture e documenti
contabili, in modo da non rendere possibile la ricostruzione delle vicende e del
patrimonio societario».

Condividi


Per rimanere aggiornato su tutte le novità iscriviti alla newsletter

Quando invii il modulo, controlla la tua inbox per confermare l'iscrizione

Privacy Policy