Consiglio Grande e Generale 29 aprile, seduta del mattino. SMNA

Consiglio Grande e Generale 29 aprile, seduta del mattino. SMNA

CONSIGLIO
GRANDE E GENERALE 26 APRILE- 3 MAGGIO

VENERDI’
29 APRILE- Mattina

Nella
mattinata i lavori consiliari riprendono dall’esame del p
rogetto
di legge “Della libertà e attività sindacale nei luoghi di
lavoro, della contrattazione collettiva e del diritto di sciopero”
(II lettura), presentato dal segretario di Stato per il Lavoro
,
Iro Belluzzi
.
Il confronto riparte dall’articolo 8 “Revoca della registrazione”.
Civico 10 presenta due emendamenti, uno abrogativo e uno in
subordine, che allunga il termine concesso alle associazioni per
rientrare nei parametri, entrambi respinti. Poi il dibattito si
concentra sui due articoli relativi al così detto ‘0,40’, ovvero la
quota di servizio dei lavoratori, destinata ai sindacati: l’articolo
11 “
Modalità
di determinazione della quota di servizio e rifiuto del lavoratore a
versarla” e l’articolo 12 “Modalità di riscossione e
ripartizione della quota di servizio”.


Nel
corso dell’esame dell’articolo 11 sono presentati tre emendamenti,
due da parte di Civico 10 e uno da parte di Rete.
Andrea
Zafferani

illustra le proposte del suo movimento: la prima è q
uella
di “passare da un meccanismo silenzio/assenso a quello del
silenzio/diniego, per cui il versamento deve essere scelto
espressamente da parte del lavoratore”. Quindi un emendamento in
subordine, spiega,“per evitare di far fare il giro delle sette
chiese per disdire il contributo, prevedendo di poter inserire nella
dichiarazione dei redditi eventualmente l’indicazione di dove
inoltrarlo altrove”.
Roberto
Ciavatta

chiarisce che la proposta di Rete è quasi sovrapponibile a quella di
C10: “Abbiamo previsto poi al momento dell’assunzione, al
lavoratore con modulistica apposita si chieda se vuole o meno versare
lo 0,40. A quel punto è il datore di lavoro che trasmette il modulo
agli uffici”.
Milena
Gasperoni
,
Psd, esprime la contrarietà del suo partito agli emendamenti “per
rispetto ai lavoratori- manda a dire all’aula- Gli stiamo dando degli
imbecilli perché non sanno quello che fanno”. 

Luigi
Mazza,

Pdcs, chiarisce che “mantenere la regola attuale non rientra nel
ragionamento di difesa o meno di un lavoratore, ma nel concetto del
contratto erga omnes, di un sindacato che svolge attività per tutti,
che porta a un contratto erga omnes che vale per tutti”, di qui la
motivazione del modello di silenzio-assenso. Ma nella stessa
maggioranza i consiglieri di Ns si dichiarano in favore del primo
emendamento di C10.

“Non
credo sia una modalità astrusa l’assenso- puntualizza
Maria
Luisa Bert
i-
e non penso che diamo degli sciocchi ai lavoratori nel chiedere di
doverlo esplicitare. 

Anche Valeria
Ciavatta,

di Ap, esprime accordo con la collega Berti e aggiunge di trovarsi in
imbarazzo sul voto. Se da una parte quindi C10 trova qualche sostegno
dalla maggioranza, dall’altra il suo alleato, Su-LabDem prende le
distanze:
Noi
su questo emendamento siamo contrari- puntualizza

Ivan Foschi

la quota di servizio non è obbligatoria ed è un riconoscimento del
ruolo sociale di tutti e tre i sindacati, senza distinzione”.

Il
segretario
Iro
Belluzzi

esprime contrarietà agli emendamenti, trovandosi allineato al
pensiero di Foschi: “La quota di servizio è qualcosa di più
rispetto al contributo dell’attività sindacale- sottolinea- è il
rispetto per tutta l’attività svolta dal sindacato, anche da parte
di lavoratori non sindacalizzati”. Al termine del dibattito tutti e
tre gli emendamenti sono respinti. Gli emendamenti di C10 sono
respinti con 29 voti contrari,e 23 a favore, stessa sorte per la
proposta di Rete con 30 voti contrari e 20 a favore.


All’

a
rticolo
12,
Rete
e C10 presentano due emendamenti, entrambi poi ritirati, in quanto si
trova un accordo con governo e maggioranza sul parziale accoglimento
della proposta di Civico 10. Ovvero, la ripartizione delle
percentuali della somma totale dello 0,40: il testo originario
prevedeva un 20% suddiviso in parti uguali e l’80 secondo modalità
che tengano conto sia del numero degli iscritti sia della quota di
iscrizione al sindacato. La versione emandata prevede infine una
ripartizione del 25 e del 75% come avviene per il finanziamento ai
partiti.

I
lavori si interrompono per proseguire con l’esame dell’articolato nel
pomeriggio.

Di
seguito un estratto degli interventi della mattina.

Comma
20

.
Progetto di Legge “Della libertà
e attività sindacale nei luoghi di lavoro, della contrattazione
collettiva e del diritto di sciopero”

Art.
11

“Modalità di determinazione della quota di servizio e rifiuto del
lavoratore a versarla”

Presentanti
due emendamenti da parte di C10, uno di Rete, tutti e tre respinti.

Andrea
Zafferani, C10:

“Proponiamo
un emendamento che riguarda la questione della quota di servizio, lo
0,40. La proposta che intendiamo fare all’Aula è quella di passare
da un meccanismo silenzio/assenso a quello del silenzio/diniego, per
cui il versamento deve essere auto-scelto espressamente da parte del
lavoratore. Lo facciamo specificando che il lavoratore deve segnalare
l’assenso e non il rifiuto come ora. Oggi per disdire il lavoratore
deve passare attraverso quattro uffici- Iss, ufficio tributi,
sindacati..- perdendo tempo, denaro e subendo disagi. Noi vorremmo
cambiare l’approccio. Poi un emendamento in subordine è quantomeno
per evitare di far fare il giro delle sette chiese per disdire il
contributo, prevedendo di poter inserire nella dichiarazione dei
redditi eventualmente l’indicazione di dove inoltrarlo
altrove”.

Roberto
Ciavatta, Rete
:
“Il nostro emendamento è sovrapponibile al primo emendamento
presentato da C10. Anche noi intendiamo favorire una pratica secondo
cui il lavoratore decide lui se versare o meno la quota di servizio.
Es. con la riforma Igr si è stabilito il meccanismo delle deduzioni
Smac, nessuno si è immaginato di imporre questo meccanismo, ma si è
mandata una comunicazione ai lavoratori. Perché c’è un principio:
la paga del lavoratore è sua. Nel caso dello 0,40 siamo in una
situazione opposta, se il lavoratore non la disdice, la paga. Molti
lavoratori non sanno neppure che potrebbero disdirla e chi sa di
poterlo fare si trova nella necessità di prendere dei giorni di
permesso e da qualche tempo a questa parte si prevede pure un
pagamento per la disdetta. 

E’ un meccanismo talmente irrazionale che
può avere solo una giustificazione: fare in modo che meno lavoratori
possibili disdicano. Noi crediamo che il sindacato stesso tuteli gli
stipendi dei lavoratori e che si preveda che nessuno vada a prelevare
senza un assenso dei lavoratori. Abbiamo previsto poi che al momento
dell’assunzione, al lavoratore con modulistica apposita si chieda se
vuole o meno versare lo 0,40. A quel punto è il datore di lavoro che
trasmette il modulo agli uffici”.

Mimma
Zavoli, C10:
“La
proposta nostra e di Rete va alla base della consapevolezza della
persona che decide di versare e aderire alle attività di un
sindacato. Dovrebbe essere un concetto nuovo, più moderno, che
toglie la cristallizzazione che per certa parte lo status quo
rappresenta e che potrebbe generare certezze più forti e sicurezze
che tolgono la spinta motivazionale delle organizzazioni sindacali.
Credo sia assolutamente stimolante poter essere più incisivi
rispetto l’attività di pertinenza”. 

Milena
Gasperoni, Psd
:
“Esprimo contrarietà agli emendamenti, per rispetto ai lavoratori.
Gli stiamo dando degli imbecilli perché non sanno quello che fanno.
Questa è una quota di servizio, il sindacato per contrattazione deve
essere retribuito e torniamo sulla questione del finanziamento dei
sindacati che deve essere fatto dai lavoratori che sanno bene cosa è
lo 0,40 che nella busta paga è evidenziato. Non diamo degli sciocchi
ai lavoratori. In questa legge lo 0,40 viene inserito per esigenza di
completezza e di ordine di tutta la materia. Poi il discorso di
Zafferani per le sette chiese: è un giro che deve essere fatto
comunque, sia per aderire che disdire, non cambia le cose. Sono
rimasta molto stupita, e non piacevolmente, che questa proposta in
alcune riunioni fatte con le associazioni categoria e le forze
politiche sia stata proposta da un’associazione. Perché non sono i
lavoratori a proporla? Vogliamo in questo Paese abbassare il livello
di sindacalizzazione? Tutti gli emendamenti sono da rigettare, la
norma è giusta ed è un modo per tutelare il lavoratore che vuole
contribuire all’attività sindacale”.

Ivan
Foschi, Su-LabDem: “
Noi
su questo emendamento siamo contrari, la quota di servizio non è
obbligatoria, si tratta di stabilire se porre l’onere del lavoratore
nel disdire o meno il contributo. E’ qualcosa che lo espone al datore
di lavoro. Se molti lavoratori non hanno disdetto questa quota
eventualmente non la ritengono così decisiva e la ritengono un peso
abbastanza contenuto. La quota di servizio è un riconoscimento del
ruolo sociale di tutti e tre i sindacati, senza distinzione. Si può
discutere invece sull’emendamento all’articolo successivo rispetto le
modalità di ripartizione, la quota di servizio è altra cosa
rispetto a finanziamenti volontari e deve essere mantenuta
com’è”.

Maria
Luisa Berti, Ns:

“Rimango abbastanza stupita rispetto all’intervento di Gasperoni.
Ci credo nell’utilità del sindacato, ma indipendentemente dalla
quota di servizio. E non credo che senza questa particolare
elargizione che il lavoratore dà al sindacato, questo non sia in
grado da solo di svolgere la propria funzione. Io credo nel sindacato
e che per esistere non abbia bisogno della quota in queste modalità.
Non credo sia una modalità astrusa l’assenso e non penso che diamo
degli sciocchi ai lavoratori nel chiedere di doverlo esplicitare. Il
lavoratore ha tutto il dovere di esprimere se vuole o no versarla, io
-e anticipo anche il collega Cenci- voterò favorevolmente
l’emendamento”.

Roger
Zavoli, Upr
:
“Anche io attribbuisco molta importanza al sindacato. Auspico ci
siano scelte sempre più responsabili e consapevoli. Lancio una
provocazione: alziamo la percentuale, ma ciò non toglie che la
scelta debba essere responsabile e consapevole. Il versamento dello
0,40 deve essere volontario e voterò l’emendamento”.
Federico
Pedini Amati, Indipendente:

“Anche io penso che il contributo sindacale debba essere su base
volontaria e non formulato sul silenzio assenso. Il nostro è l’unico
Paese al mondo dove ci si comporta così, dove automaticamente un
lavoratore è iscritto ad un sindacato. Ci vogliamo evolvere e fare
in modo che i lavoratori possono decidere in qualsiasi momento di
iscriversi? Accolgo la provocazione di Zavoli, alziamo la
percentuale, ma lo decido io! Devo poter decidere cosa fare rispetto
l’iscrizione, se no domani facciamo una norma per cui tutti i
sammarinesi, da domani, sono iscritti alla bocciofila, e se non lo
vogliono devono compilare un modulo per uscirne. Una domanda: tutti i
sindacalisti pagano lo 0,40? Ce lo siamo mai chiesti? Mi dicono di
sì, ma questo è un Paese strano, l’unico al mondo che obbliga il
lavoratore ad essere iscritto al sindacato”. 

Valeria
Ciavatta, Ap
:
“Credo nella funzione delle organizzazioni sindacali, sono stata
nel sindacato anche con incarichi e spesso mi considero più
‘sindacalista’. Ho stima del suo ruolo, delle conquiste e delle
funzioni dei sindacati. Il mio disagio ed imbarazzo dipende dal fatto
che ho questa convinzione e che non sono mai stata d’accordo con lo
0,40 da quando è stato istituito il contributo obbligatorio. Avendo
bazzicato sindacati di altri Paesi, so che siamo un unicum in questo
senso e quando abbiamo aderito alla Convenzione europea dei Diritti
dell’uomo, San Marino ha dovuto fare delle riserve proprio per la
libertà sindacale perché poteva non essere riconosciuta per come il
sindacato era trattato dalle normative: per lo 0,40 e per i requisiti
richiesti per la loro costituzione. Morale della favola non mi
riconosco neanche negli interventi di chi propone l’emendamento
soppressivo, ma credo di più nel discorso di Maria Luisa Berti,
anche se sotto profilo del voto sono in imbarazzo. Poi si propone di
ri-votare norme già in vigenti per metterle in discussione.. la si
riporta per tenere tutto ordinato? Questo è un testo politico, non
tecnico”.

Paolo
Crescentini, Ps:

“Il Ps voterà l’emendamento dei colleghi di C10, riteniamo lo 0,40
non debba essere obbligatorio per tacito assenso ma per volontà del
lavoratore.Tutti siamo dell’idea che il sindacato debba esserci, ma
deve essere anche messo nella condizione per lavorare per tutelare i
lavoratori. Segretario, invito a prendere in considerazione
l’emendamento, faccia vedere che è un segretario di sinistra che si
schiera dalla parte dei lavoratori”.

Marco
Podeschi, Upr
:
“Segnalo che oggi ognuno di noi può fare un addebito in banca per
il pagamento semestrale o annuale di somme di denaro, non capisco
perché si copi una vecchia legge per dare in automatico il
versamento anche se esiste questa possibilità. Voi parlate di
ridurre burocrazia, ma quando firmo un contratto devo dare l’assenso
alla privacy, allora perché non posso firmare una Rid che mi fa
devolvere ogni mese un contributo al sindacato? Poi quando voglio la
disdico. Oggi funziona così in tutte le associazioni, ma stranamente
con i sindacati bisogna dare lo 0,40 per default. Se volete guardare
al futuro, lo dico a qualche collega di maggioranza e qualcuno di
minoranza, fatelo davvero. Dov’è la sburocratizzazione?”.

Luigi
Mazza, Pdcs:

“Non sono ai stato sindacalista e il più delle volte sono stato
antisindacale per il semplice fatto che sono stato dalla parte delle
imprese. La mia quindi no può essere difesa delle barricate del
sindacato. Io ero contrario al contributo sindacale obbligatorio, ma
in questo caso può essere comminato il concetto ‘erga omnes’: ovvero
faccio attività di sindacato per tutti, anche per chi non è
iscritto. Ritengo positiva la comunicazione del dissenso, qualcuno
che dica ‘io non voglio versare lo 0,40 anche se lavora per me’. Sono
per mantenere la regola attuale che non credo rientri nel
ragionamento di difesa o meno di un lavoratore, ma nel concetto del
contratto erga omnes, di un sindacato che svolge attività per tutti,
che porta a un contratto erga omnes che vale per tutti”. 

Nicola
Selva, Upr:
“Sono
sempre stato iscritto al sindacato e ritengo debba avere risorse per
svolgere le sue attività, ovvero tutelare i diritti dei lavoratori.
Il diritto dei lavoratori è anche la libertà di scelta, che può
esprimersi nel pagamento dello 0,40 che non è messo in discussione.
Nessuno vuole togliere il finanziamento come qualcuno vuole farlo
passare. Se vogliamo cambiare, dobbiamo iniziarlo oggi, non salvando
le corporazioni e con i vecchi sistemi di fare politica”.

Elena
Tonnini, Rete
:
“Si parla di una trattenuta senza il consenso del lavoratore sul
proprio stipendio, che va a finanziare un ente privato che
sicuramente non ha uno 0.40 come unico finanziamento. Il destino del
sindacato non è legato allo 0.40, si tratta di far decidere ai
lavoratori con consapevolezza. Noi chiediamo di togliere
l’automatismo. E non vedo il problema: nel momento in cui il
sindacato lavora bene, il lavoratore darà il suo consenso a
sostenere il suo lavoro. Il punto è fare in modo che il lavoratore
possa formulare il proprio consenso. Ci auguriamo che gli emendamenti
di C10 e Rete possano passare”.

Vladimiro
Selva, Psd:

“Vorrei che chi ascolta il dibattito non pensasse che oggi lo 0,40
sia un obbligo, questo è assolutamente falso. Chi non vuole versarlo
può farlo per legge, c’è una procedura che ha un costo di due euro,
passando all’ufficio del lavoro si prende un modulo e si fanno 3 fax.
Se questo è il problema, la complessità della procedura, chiederei
di far fare il fax all’ufficio del lavoro, è una sburocratizzazione
per chi volesse rinunciare allo 0,40, ovvero su mille euro, sono 4
euro di contributo. Gli emendamenti di Rete e C10 sono diversi: C10
propone di invertire il meccanismo, secondo il ‘mi devo muovere per
aderire’, questa inerzia la sposto a sfavore del sindacato.
L’emendamento di Rete è diverso perché propone il ‘devi andare dal
datore di lavoro a dire che vuoi versare dal sindacato, ma al momento
dell’assunzione’. Se è buona fede, ritiratelo. C’è quello di C10.
Almeno se deve passare, passa qualcosa che non espone i lavoratore di
fronte al datore quando vuole aderire all’attività sindacale”. 

Franco
Santi, C10
:
“Mi dispiace notare come ci sia resistenza da parte di una parte
degli amici del quadro politico di questo Paese rispetto l’approccio
che proponiamo. E’ una partenza debole. E’ come se avessimo timore di
abdicare rispetto la forza straripante rappresentata dal ‘mondo
cattivo’ dell’impresa che non vuole contrattazione. E’ un venire meno
di un terreno dialettico alla pari. La medesima legittimità a
combattere per i propri diritti deve essere una presa di coscienza
consapevole di tutti gli attori, compreso il sindacato che deve
coinvolgere i lavoratori. L’emendamento è un tassello per stimolare
questo tipo di approccio”.
Enrico
Carattoni, Psd
:
“Anche io non vengo dal mondo di sindacato e non ho avuto modo di
confrontarmi con questa organizzazione. Ma credo ci sia un motivo per
cui a San Marino il contributo sindacale sia diverso, rispetto quello
ad associazioni e partiti. A San Marino il ruolo dei sindacati,
tutti, è istituzionale. La qualità della contrattazione collettiva
per un sindacato che deve fare gli interessi di tutti, non solo dei
suoi iscritti, è importante e la qualità va garantita in modo
migliore che con la propaganda”.

Massimo
Cenci, Ns
:
“Anche io condivido l’importanza di evitare la propaganda. Anche io
sono a favore dell’attività dei sindacati e condivido che debbano
avere le risorse per operare al meglio. Però qui mi sembra di aver
capito che il dibattito su questo articolo si sta delineando nel
pro-contro di un sindacato rispetto a un altro. Vorrei tornare
invece agli emendamenti. Selva dice giustamente che è un contributo
volontario, allora ci vuole la volontà di qualcuno che il contributo
sia dato. Per questo non mi sembra sbagliato il discorso degli
emendamenti. Si è detto che c’è una procedura semplice per recedere
dal contributo, allora non vedo il problema se si può usare per
l’assenso. Invito ad uscire dai contrasti, valutiamo semplicemente
cosa c’è scritto sugli emendamenti”. 

Manuel
Ciavatta, Pdcs
:
“Quando abbiamo introdotto l’Igr i lavoratori si sono visti in
busta paga dei cambiamenti in difetto e si sono subito domandati la
ragione. Stessa cosa a me è successa quando sono andato a vedere
gli elementi che diminuivano la mia busta paga. A fronte di questa
consapevolezza potevo andare negli uffici per togliere lo 0,40, ma
non l’ho fatto. Lo 0,40 può non essere pagato, ma il criterio del
silenzio-assenso serve ad agevolare certe prassi e a diminuire la
burocrazia su aspetti consuetudinari, come la tutela dei sindacati ai
lavoratori a prescindere. Il criterio del silenzio-assenso di per sé
è positivo. Alcuni Paesi lo fanno sulla donazione degli organi e
spero sia una posizione da portare avanti anche qui perché agevola
molti passaggi. Poi si può discuter sui permessi sindacali e il
risparmio dei costi del sindacato, che è rilevante e maggiore di
quelli della politica, ma è altro rispetto questo articolo”. 

Gerardo
Giovagnoli, Psd
:
“Questo articolo è il più politico di tutti perché delinea un
modello e la conclusione di una serie di ragionamenti fatti oltre 50
anni fa e che non vediamo noi l’esigenza di cambiare. Non è che si
prendono posizioni differenzi, rivoluzionarie o comuniste, si
conferma un modello che funziona da molti decenni, quello di ritenere
l’attività del sindacato una funzione particolare, quella di
concludere dei contratti erga omnes. Questo modello richiede nella
nostra visione uno sforzo di inversione di volontà. Vedo in chi
sostiene emendamenti una volontà punitiva nei confronti dei
sindacati. E la visione di un modello meno strutturato per cui i
sindacati devono essere sostenuti solo da chi ci crede. Noi invece
riconosciamo al sindacato un ruolo incarnato dalla disposizione
iniziale di silenzio-assenso. Nell’altro caso ci sarebbe stata invece
una inerzia invertita e che richiederebbe uno sforzo ai sindacati che
potrebbero trovarsi con meno risorse. Il Psd è contro tutti questi
emendamenti”.

Matteo
Zeppa, Rete
:
“Chiederei al consigliere Manuel Ciavata la differenza tra imposta
e quota di servizio, è un confronto il suo che non esiste. Ho
sentito toni di chi presenta emendamenti per fare in modo che siano i
lavoratori a scegliere. Ho sentito tacciare chi presenta questi
emendamenti come “contro il sindacato”, parole che tornano al
mittente come chi ha detto che si vuole paragonare i lavoratori a
degli imbecilli. Al di là di tutto, ha detto bene il consigliere
Valeria Ciavatta, nel momento in cui vuoi salvaguardare qualcosa, non
è ordinario andare a sindacare come è strutturato il finanziamento
del sindacato. E’ ovvio che alcuni emendamenti su alcuni articoli
siano fatti e rivendico la libertà di poterli fare. Ci credo eccome
nell’attività sindacale. Si sta facendo questione di lana caprina su
dei soldi. Io che credo nel sindacato, credo che chi lo faccia lo
deve fare al di là dello 0,40 che il lavoratore volontariamente deve
dare. Come si fa a venire in Aula a dire che chi fa gli emendamenti
lo fa in modo provocatorio, per dare contro il sindacato?”.

Iro
Belluzzi, segretario di Stato:

“A Valeria Ciavatta , nel momento come segreteria di Stato abbiamo
scelto di fare un testo unico coordinato che parla di una certa
materia, ci ha fatto fare scelta una obbligata. La Reggenza stessa ha
chiesto nel suo intervento di fare norme uniche, coordinate. Allora
troviamo il modo attraverso cui scelte del passato ancora condivise
non debbano essere sottoposte a votazione. Perché il
silenzio-assenso? Sottolineo la praticità e velocità su cui si può
scegliere di non versare più lo 0,40: bastano 2 euro e recarsi
all’ufficio del lavoro. Mi adopererò all’eliminazione del fax e alla
trasmissione per rete informatica agli uffici competenti. La quota di
servizio è qualcosa di più rispetto al contributo dell’attività
sindacale, è il rispetto per tuta l’attività svolta dal sindacato,
anche da parte di lavoratori non sindacalizzati. La scelta presuppone
strutture in cui il sospetto che il lavoratore sindacalizzato possa
arrecare danno al datore di lavoro, lo vedo come elemento di non
garanzia per il lavoratore stesso”.

Andrea
Zafferani, C10
:
“Volevo ri-sottolineare un argomento, ovvero che la proposta non è
contro il sindacato ma mira a non creare un meccanismo dove tante
persone, per le difficoltà di disdetta della quota, finanzino il
sindacato senza crederci. Vogliamo fare in modo che il sindacato si
riavvicini ai lavoratori e si conquisti fiducia per essere
finanziato. E lo facciamo molto meglio con il meccanismo di
silenzio-dissenso. Anche se si crede nel meccanismo di
silenzio-assenso, il modo con cui prevedere la disdetta non è
irrilevante. Podeschi ha spiegato molto bene un meccanismo semplice
per evitare il giro di 4 uffici e perdere tempo. Ma non riuscite
nemmeno a fare questo”.

Roberto
Ciavatta, Rete
:
“Sta diventando molto fastidioso che a d ogni emendamento si venga 
additati come qualcuno contro il sindacato. Chiederei la cortesia e
il rispetto costituzionale verso la buona fede di chi presenta gli
emendamenti. Vi chiedo la cortesia di andare a vedere cosa ho fatto
io nel sindacato. E’ stato detto che i lavoratori non sono imbecilli
e chi voleva togliere lo 0.40 lo ha già fatto. Allora cosa cambia?
Noi vogliamo cambiare il principio: la paga del lavoratore non si
tocca senza il suo assenso. Vorremo un sistema normale come in tutte
le parti del mondo. In molti mi hanno detto ‘siamo d’accordo, ma
forse ci controllano il voto’. Ognuno voti perché ci crede”.

Art.
12

(Modalità di riscossione e ripartizione della quota di servizio)

Rete
e C10 presentano due emendamenti, poi ritirati, in quanto si è
trovato accordo con governo e maggioranza sul parziale accoglimento
della proposta di Civico 10.

Andrea
Zafferani, C10:

“L’articolo parla della suddivisione dello 0,40 ai sindacati,
previsto per il 20% in parti uguali e l’80% in proporzione a un
meccanismo non identificato. La legge infatti fa riferimento alla
necessità di un accordo tra le organizzazioni sindacali per
determinare il modo in cui l’80% venga suddiviso. Un accordo molto
difficile da raggiungere e, in assenso di accordo, varrà la norma
transitoria che prevede che chi fa pagare una cifra maggiore come
quota di iscrizione avrà anche la parte maggiore dello 0.40, creando
il paradosso che chi farà parìgare di più ai lavoratori venga
premiato. E’ un meccanismo che temiamo sarà applicato sempre, perché
dubito che in queste circostanze si possa raggiungere un accordo per
meccanismo diverso. E’ tutto interesse di chi ha l’abitudine di far
pagare una quota alta mantenere la fase transitoria. Noi proponiamo
intanto di cambiare le percentuali, usare il 25% in parte uguali e
75% in proporzione, come avviene per il finanziamento ai partiti. Poi
rispetto la parte variabile noi chiediamo sia suddivisa sulla base
del numero di iscritti”.
Roberto
Ciavatta, Rete:

“Ritiriamo l’emendamento sovrapponibile con quello di C10,
sosterremo quello, rimane l’emendamento sul comma che stabilisce che
le associazioni dedichino un 1% dello 0,40, circa 18 mila euro, per
coprire i costi dell’elaborazione della suddivisione dei costi.
Riteniamo sia una somma risicata e cje non copra tutte le spese.
Rimarco che la modalità individuata di suddivisione tra sindacati
non abbia mai avuto spiegazione e che non si capisca la logica che
porti alla valutazione anche la quota di iscrizione”.

Elena
Tonnini, Rete:
“Difficile
capire la logica, se non quella di favorire chi oggi ha dei vantaggi.
Ma è una modalità distorsiva, che si tenda ad alzare la quota di
iscrizione proprio per ottenere maggiori vantaggi dal finanziamento.
Con il nostro emendamento vogliamo alzare da 1 al 5% il corrispettivo
all’Iss, altrimenti si rischia di non coprire le spese, sarebbe un
ulteriore costo che si può evitare”.
Ivan
Fosch, Su-LabDem: “
Non
comprendo appieno le ragioni dell’articolo del governo e condivido il
ragionamento proposto da C10. Capisco il discorso che le iscrizioni
devono essere reali e non simboliche, ma se l’iscrizione è valida,
non si può fare distinguo tra chi ha versato di più e chi meno.
Sembra un bizantinismo, rileva iscrizioni di serie A e di serie B e
pare che ci siano iscrizioni virtuali e iscrizioni valide solo perché
si è pagata quota più sostanziosa. Meglio allora stabilire un
criterio unico a monte e decidere cosa sia iscrizione e cosa non lo
sia e sulla base degli iscritti stabilire la proporzione.
Diversamente mi sembra un sistema troppo arzigogolato”.
Milena
Gasperoni, Psd:
“Seguendo
la filosofia dell’autonomia sindacale e la tutela dei più piccoli,
senza la volontà di fare provvedimenti contro qualcuno, questo
articolo stabilisce la ripartizione della quota dello 0,40 secondo un
principio di grande equità. Se uno è un sindacato grosso o piccolo,
il 20% viene comunque suddiviso equamente in modo uniforme, il
restante 80% viene distribuito a seconda del numero degli iscritti,
cosa diversa da quello che si fa oggi, in base al numero degli
iscritti. E’ questa equità a tutela di una base minima del
sindacato”.
Mimma
Zavoli, C10
:
“Non è così evidente che questa articolazione proposta dal
governo tuteli anche le formazioni sindacali più piccole,
dall’allegato si capisce che le cose non sono a loro tutela.
Riteniamo gli iscritti abbiano tutti la stessa dignità e lo stesso
peso, queste divisioni che rafforzano chi ha già una forza
rappresentata in un numero di iscritti maggiore, non è così
garantista e va in qualche modo a cozzare sulla volontà espressa di
tutelare le formazioni più piccole”.
Manuel
Ciavatta, Pdcs:

“Sono d’accordo con proposta di Zafferani sulla suddivisione dei
valori, potrebbe essere un aspetto, in caso di condivisione
dell’Aula, che non mi dispiacerebbe fosse accolto. Sulla questione
della ripartizione del 75%, la questione nasce proprio dal valore
della quota. Non è giusto ripartire in base il numero di iscritti se
non fisso una quota minimale, è un criterio di ragionevolezza, se
uno chiede zero o un centesimo a fronte di chi chiede una quota utile
al sostentamento del sindacato che, credo, vada invece premiato. Chi
oggi chiede di togliere lo 0,40, deve considerare che serve
garantire comunque risorse con cui il sindacato si possa mantenere.
C’è una contraddizione di termini. L’elemento nella sostanza è
corretto, chiedo all’Aula di valutare se rimettere in discussione
questione del 25 e 75%”.
Roberto
Ciavatta, Rete:

“Si continua a dire che si deve garantire l’auto-sostentamento del
sindacato. Ma vogliamo lasciare a lui la decisione di come si
finanzia?”

Marco
Podeschi, Upr:
“Il
problema è come vogliamo intendere in prospettiva il modello
sindacale. Ma rimarco che qui siamo ad una legge dello Stato con cui
definiamo le modalità di finanziamento di un gruppo. E se domani una
forza sindacale volesse organizzarsi in modo diverso, flessibile, non
lo potrà fare perché la legge è rigida. E’ un modello passato”.

Federico
Pedini Amati, Indipendente
:
“E’ avvilente che si chiede a vario titolo ai cittadini di
comportarsi in modo il più possibile democratico, poi altri apparati
possono comportarsi in modo diverso per mantenere il massimo
risultato, per mantenere una categoria che incide pesantemente sulla
politica. E’ un fatto, l’ambito sindacale rispetto la formazione di
questo Consiglio ha inciso e inciderà in futuro con normative con
non sono eque: quello che sta meglio trae più vantaggio. Il
presupposto dovrebbe essere che il sindacato nasce per tutelare il
lavoratore, invece facciamo sindacati di serie A, b, c”. 

Iro
Belluzzi, segretario di Stato per il Lavoro:

“L’emendamento sulla ripartizione delle quote di servizio di C10
governo e maggioranza intendono accoglierlo. Il 25% ripartito in modo
equo e 75% in funzione degli iscritti, con ritiro dell’emendamento di
C10. E va inteso con questa norma che anche nuove organizzazioni
sindacali possano nascere, destinando una quota di servizio, ovvero
370 mila euro a disposizione di tutte le organizzazioni sindacali a
prescindere dagli iscritti. E’ una bella dote per chi vuole fare
sindacato. Poi la parte più importante va suddivisa in base agli
iscritti. Si confondono due posizioni diverse, una che vuole creare
le condizioni perché i sindacati possano nel tempo finanziarsi anche
in maniera diversa. Un singolo sindacato può decidere di far pagare
l’iscritto conteggiato ai fini della registrazione anche un
centesimo, a quel punto non va a ripartirsi allora la quota di
servizi ma possono essere altre le modalità di finanziarsi, per
esempio attraverso servizi offerti. E’ già una modalità moderna,
considerando che ha già una base del 25%”.

Andrea
Zafferani, C10:
“Abbiamo
concordato di lavorare sulle percentuali 25 e 75 anziché 20 e 80,
ritirando il resto. Continuiamo però ad essere convinti che sia
assurdo in assenza di accordo che chi paghi di più abbia più
finanziamento, non ci avete convinti. Ma c’è un emendamento che
presenterà Rete sull’articolo 38, la norma transitoria, che ci
consentirà di ragionare di nuovo su questa assurdità. Ritireremo
quindi quel pezzo di emendamento per discuterne più avanti”. 

Roberto
Ciavatta, Rete:
“Ritiro
emendamento”.

San
Marino, 29 Aprile 2016/01

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