L’INFORMAZIONE DI SAN MARINO 25/01/2010 (Le
retribuzioni a rischio nella P.a.)
Corre
voce che l’Esecutivo di Patto per San
Marino sia stato allarmato dal
Segretario
di Stato Gatti per i conti pubblici. Fino a far balenare difficoltà nella
normale erogazione delle retribuzioni nel pubblico impiego.
Queste difficoltà all’interno si sommano alle
difficoltà all’esterno del Paese, in particolare verso l’Italia.
Tremonti anche dopo aver ferito mortalmente la
sovranità sammarinese con l’imposizione della firma dell’accordo
di collaborazione finanziaria del 26 novembre (fra l’altro in un contesto
così umiliante, da ricordare la resa di fronte all’Alberoni avvenuta a un
centinaio di 100 metri di distanza nella stessa via) continua nel progetto di
annientamento dell’intera economia del Paese. Non si accontenta, Tremonti, come
dagli altri Paesi, di riportare indietro i soldi degli italiani
(«I
want my money back»).
Sta distruggendo le imprese sammarinesi ritardando l’accordo contro le doppie
imposizioni, la definizione dell’esterovestizione, il ripristino del
rappresentante fiscale, e tanto altro.
Come si rimedia?
Anzitutto ricompattando la comunità. Primo
passo, una riforma fiscale che tolga l’acqua ai furbi. Acqua costituita da
548 società anonime; un mezzo migliaio di società
immobiliari non meno blindate in quanto a ‘riservatezza’; centinaia di società
srl con quote intestate a società fiduciarie, e, per sovrappiù, con quote
detenute da società anonime di Paesi come le Isole Vergini, Panama …
Ci è stato detto che questo ambaradan
serviva per attirare capitali da fuori.
Adesso non è più così.
Dal 26 novembre non serve più. Nell’accordo
firmato con l’Italia è scritto che dall’Italia basta che facciano il nome di una
persona e di una società, che si è obbligati, da San Marino, a dire tutto – ed
entro 10 giorni – su quella persona o su quella società.
Quindi cosa lo teniamo a
fare l’ambaradan? Per proteggere i furbi nostrani dal nostro stesso
fisco?
La massima trasparenza nella materia fiscale,
compresa la denuncia dei redditi percepiti fuori territorio, è la premessa per
la ricompattazione della comunità. Poi lo sforzo comune per tentare di salvare
la Repubblica, non ratificando l’accordo del 26 novembre e, comunque, non
cedendo prerogative della sovranità se non in conseguenza della libera adesione
ad organismi internazionali.
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