San Marino. Intossicazione da cloro in piscina, condanna a 8 mesi

San Marino. Intossicazione da cloro in piscina, condanna a 8 mesi

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Intossicazione da cloro in piscina, condanna a 8 mesi

Antonio fabbri

Si è concluso ieri il processo per l’incidente del 24 marzo 2015 alla piscina dei Tavolucci, in seguito al quale si era sprigionata una nube di cloro e tredici bambini erano finiti al pronto soccorso per le esalazioni tossiche, Quel martedì di marzo, attorno alle 16, una nube di cloro aveva invaso i locali dell’impianto sportivo. Si era innescata quindi l’indagine per verificare che cosa fosse accaduto e le eventuali responsabilità.

Secondo la ricostruzione emersa dall’inchiesta, ad operare il travaso delle sostanze nel circuito della piscina, quel giorno c’era Ali Ben Salem, quarantenne originario della Tunisia e residente a Montescudo, incaricato della ditta Sacs Spa. L’uomo trasportava acido solforico e ipoclorito di sodio, nelle soluzioni previste per l’impianto sportivo di Borgo Maggiore. Secondo le ricostruzioni dell’accusa, tuttavia, una volta terminato il lavoro di riempimento delle cisterne con le sostanze chimiche, aveva sversato i residui degli stessi prodotti al suolo, in prossimità della canalina di raccolta delle acque piovane, in modo che di lì finissero negli impianti fognari. Una imprudenza aggravata dal fatto che lo sversamento al suolo e nella canalina che delle fogne di superficie, si trovava vicino agli impianti di aerazione della struttura. Così le due sostanze (acido solforico e ipoclorito di sodio), nello sversamento si sono mescolate tra loro, reagendo e liberando fumi tossici. Le esalazioni si sono incanalate negli impianti di aerazione e i fumi si sono così diffusi all’interno dell’impianto sportivo dove sono stati respirati dagli utenti. La procedura di sversamento, secondo l’accusa, è stata imprudente e negligente. Di il rinvio a giudizio che ha portato ieri alla condanna dell’uomo, da parte del giudice Roberto Battaglino, a 8 mesi complessivi. La pena è stata sospesa, mentre il danno era stato a suo tempo risarcito dal Cons che non si è tuttavia costituito parte civile nel processo.

La procura fiscale Il procuratore del fisco Roberto Cesarini ha rilevato che sono state sversate “sostanze che non possono  essere assolutamente versate nell’ambiente naturale. Una azione che ha causato danno alla salute pubblica, verificatosi nella malattia patita dai bambini, mediante appunto deterioramento dell’ambiento naturale, seppure a livello colposo. Era chiaro che l’idoneità di queste emissioni poteva causare pericolo alla pubblica incolumità e al deterioramento dell’ambiente naturale. La procura fiscale ritiene pertanto che  la condotta integri i capi di imputazione contestati, pertanto chiede la condanna a 9 mesi, senza opporsi alla concessione dei benefici di legge”

La difesa L’avvocato Antonella Bonelli, per contro, ha sostenuto non essere integrati gli elementi della colpa del proprio assistito. “Nell’istruttoria e nel fascicolo non sono riuscita ritrovare tutti gli elementi di gravità che vengono contestati al mio assistito. Salem è un dipendente della ditta Sacs che ha vinto gara di appalto con il Cons. Appalto nel quale non c’è alcun tipo di prescrizione sulle modalità di accesso alla piscina sulle norme di sicurezza. Non abbiamo alcuna  documentazione nel contratto di fornitura che preveda prescrizioni sulle modalità di svolgimento delle operazioni”. Ricostruito dal legale il fatto che la prima sostanza versata nelle caditoie come da indicazione ricevuta, venne bloccata dal fogliame che trattenne il prodotto facendo da spugna. Lo sversamento del secondo prodotto fece reazione. “Poteva immaginare il mio assistito che il fogliame trattenesse il liquido. Poteva pensare che versando altro liquido a distanza di qualche minuto, si formasse nume vicino a impianto aerazione? No. Alla fine Si è chiusa bene per tutti, tranne che per il mio assistito che si trova qui oggi. Ma non sono così sicura che tutto questo con la diligenza ordinaria si sarebbe dovuto e potuto prevedere. Ritengo che si sia pertanto trattato di un caso fortuito piuttosto che colpevole. Quindi non posso che concludere con la richiesta di assoluzione da tutti i capi di imputazione per il signor Ben Slem”, ha concluso l’avvocato Bonelli.

La sentenza Alla fine il giudice Roberto Battaglino ha emesso sentenza di condanna, dichiarando assorbito l’arresto nella pena della prigionia e condannando complessivamente a 8 mesi, pena sospesa, e alla rifusione delle spese di giustizia. Non è escluso che la sentenza possa essere appellata

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