Allora, questo 5G? Prima San Marino o Montecarlo?
La tecnologia 5G non è cosa da poco. Trasformerà la nostra economia e la nostra società, agendo su persone e imprese
Marino Cecchetti
Non ci è piaciuto vedere Xi Jinping fare tappa a Montecarlo, tralasciando la nostra Repubblica, primo Stato d’Europa – se non andiamo errati – ad inviare a Pechino già nel 1972 una missione diplomatica, quando la Cina muoveva i primi passi per ritornare potenza continentale e cominciare poi l’avventura planetaria. Presidente e signora avrebbero potuto atterrare a Miramare, prendere alloggio al Grand Hotel Rimini invece che al Le Negresco Nice. Quanto al tragitto in auto, quello verso il Titano sarebbe stato più corto e – almeno ci piace pensarlo – più suggestivo di quello NizzaMonaco.
Cosa c’entra il 5G? Il principe Alberto l’anno scorso ha firmato l’accordo sulla copertura 5G con Huawei, il gigante delle telecomunicazioni cinese (sospettato dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump di poter servire a Pechino a scopo di spionaggio), pur essendo la rete delle telecomunicazioni del Principato gestita dal gruppo francese Iliad.
La tecnologia 5G non è cosa da poco. Trasformerà la nostra economia e la nostra società, agendo su persone e imprese. Il 17 dicembre scorso i nostri governanti hanno affermato che San Marino, grazie alla collaborazione con TIM e Nokia, era già da considerarsi “Smart Country 5G”.
Nei giorni scorsi si è letto sui giornali d’Europa: “Huawei farà di Monaco il primo Paese coperto totalmente per le sue connessioni mobili dalla tecnologia 5G”.
Allora: prima San Marino o Monaco? Diciamo subito che ci andrebbe bene anche il secondo posto. Purché non succeda come, a ridosso del 2000, col progetto SOCRATE (Sviluppo Ottico Coassiale Rete Accesso TElecom). Lo ricordiamo, quel progetto, per i cavi che si intravedono alla base delle colonnine rotte, impietosamente in mostra da decenni lungo le strade.