In via delle Scalette, da quanto trapela, aspetterebbero solo il suo ‘sì’. La scelta di affiancare al ‘giovane’ Fiorini una figura d’esperienza, d’altronde, riduce a due i nomi degli altri candidati: Gianfranco Terenzi e Clelio Galassi.
Che, se si tirano in ballo Gatti e la Reggenza, non può che ricordare il fattaccio di un anno fa, quando i big della ‘balena bianca’ scelsero la nomina del candidato a capo di Stato come banco di prova per testare gli equilibri interni del partito, in quel momento in acque agitate.
Galassi rimase vittima del gioco, e al suo posto venne designato Francesco Ugolini, preferito con un solo voto di scarto. Un affronto che Galassi, almeno in un primo momento, non digerì affatto, accusando apertamente Gatti e Podeschi (Claudio, ndr) di averlo messo “in mezzo a una manovra senza che ne fossi a conoscenza e senza che me l’aspettassi”.
Poi la rabbia, l’uscita dal gruppo consiliare democristiano, la riflessione e la decisione di rientrare. Oggi il clima è diverso. I duelli in casa Pdcs, risolti o rimasti aperti, non sembrano poter inquinare la nomina del democristiano che siederà accanto a Fiorini. E Gatti, dall’alto del trono, potra dire: c’è sempre una prima volta.
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