I due figli di Vera non hanno potuto prendere parte all’udienza a causa degli eventi bellici in corso
ERIKA NANNI – Il 26 ottobre 2020 Giovanni Laguardia uccise la moglie Vera Mudra con 18 martellate, tante quanti gli anni trascorsi insieme, come lui stesso dichiarò alla cugina della consorte poco dopo aver commesso l’omicidio. Ieri pomeriggio, la Corte d’assise del tribunale di Rimini lo ha condannato a 23 anni di carcere, non riconoscendo la premeditazione e concedendo all’uxoricida, oggi 70enne, le attenuanti generiche.
Una sentenza che per la difesa, sostenuta dagli avvocati Andrea Mandolesi e Linda Andreani, rappresenta «un grande successo» e che lascia invece «tra il perplesso e lo stupito» il legale di parte civile, Cristiano Basile, che ha rappresentato in processo una nipote e i due figli di Vera, questi ultimi impossibilitati a prendere parte all’udienza a causa degli eventi bellici in corso in Ucraina, Paese d’origine della donna uccisa l’ottobre di un anno e mezzo fa. (…)
Articolo tratto dal Corriere di Romagna