Consiglio Grande e Generale di San Marino, resoconto seduta pomeridiana di giovedì 1 agosto

Consiglio Grande e Generale di San Marino, resoconto seduta pomeridiana di giovedì 1 agosto

I lavori del Consiglio Grande e Generale proseguono nel pomeriggio con il Comma 5 – Nomina della Commissione del Magistero di Sant’Agata.

Vengono indicati i nominativi:

PDCS: Lucio Daniele e Aldo Arzilli

Libera/Ps: Floriano Andreini

PSD: Enrico Rossi

RF: Augusto Masi

Le nomine sono approvate.

 

Inizia quindi la discussione molto accesa sul Comma 6 – Progetto di legge “Riconoscimento dello Stato di Palestina” (presentato dal Gruppo Consiliare Movimento Civico R.E.T.E.) (I lettura).

In chiusura di dibattito, vengono presentati ordini del giorno da parte di PDCS e RF. 

 

Di seguito il testo della proposta del movimento Rete:

  1. Consapevole delle proprie gloriose tradizioni di libertà e di democrazia, in coerenza con il secondo comma dell’articolo 1 della Dichiarazione dei Diritti dei Cittadini e dei Principi Fondamentali dell’ordinamento sammarinese e con il secondo comma dell’articolo 1 dello Statuto delle Nazioni Unite, in attuazione alle risoluzioni dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite 181/1948 e 242/1967, considerate legittime le aspirazioni di autodeterminazione espresse dal popolo palestinese, la Repubblica di San Marino riconosce lo Stato di Palestina quale legittimo rappresentante del popolo palestinese e quale autorità statuale entro i confini internazionalmente riconosciuti. 2. Il Congresso di Stato, entro trenta giorni dall’entrata in vigore della presente Legge, è tenuto ad emanare apposita delibera che autorizza il Segretario di Stato per gli Affari Esteri a mettersi in contatto con i legittimi rappresentanti dello Stato di Palestina al fine di concordare il testo di Accordo tra la Repubblica di San Marino e lo Stato di Palestina per lo stabilimento delle relazioni diplomatiche. 3. Il presente progetto di legge entra in vigore il quinto giorno successivo a quello della sua legale pubblicazione. 

 

Giovanni Zonzini (Rete) chiede, nella sua relazione, di  “reagire, nei limiti delle nostre capacità, a violazioni palesi quanto brutali del diritto internazionale e dei diritti umani”. 

Il Segretario di Stato Luca Beccari ricorda le azioni messe in campo da San Marino.  “Il Consiglio si è già espresso con un Odg molto chiaro” nella scorsa legislatura. “San Marino è intervenuta nell’assemblea generale Onu ribadendo la soluzione dei due Stati. Avviene l’approvazione dell’Odg, dove confermiamo questo aspetto e partono due missive a Borrell e Guterres. In più il 10 maggio 2024 appoggiamo insieme a 140 paesi l’ammissione della Palestina come membro effettivo dell’assemblea generale”. Ma il progetto di legge non è lo “strumento adeguato”. Ricorda che nel “programma di Governo è specificato che c’è un impegno politico di andare verso il progressivo riconoscimento”. “Dobbiamo proseguire nel solco tracciato ma non attraverso una spinta emotiva che parla più alle pance e non mette in conto tutti gli aspetti, ma con una soluzione ragionata”. Prosegue Beccari: “Esiste anche un diritto di Israele. La questione dei confini. I morti ci sono su entrambi i fronti. Un atto in questo modo legittima solo una posizione politica. Pur ribadendo la necessità di cambiare paradigma e arrivare al riconoscimento dello Stato di Palestina. Consapevoli delle sofferenze del popolo palestinese che difficilmente potranno essere riconosciute attraverso una legittimazione sovrana”.

“La Repubblica di San Marino – dice Lorenzo Bugli (PDCS) – potrà riconoscere unilateralmente lo Stato di Palestina quando sarà finalmente retto da un governo legittimo e democratico che riporterà̀ la Palestina – com’è stato in passato, con il nostro sostegno – verso un progetto di pace e coesistenza internazionale con lo Stato d’Israele. Senza basarci sul diritto internazionale, cosa diventeremo noi? ”.

“Credo – dice Gerardo Giovagnoli (PSD) – che un percorso deve essere tracciato e partire da quest’aula magari con un dibattito specifico su quello che può fare il Governo”. 

Nicola Renzi (RF) invita a proseguire il dibattito sul tema. “Sono convinto che questo testo non può essere accolto così com’è per le modalità di presentazione. Ma la discussione non può cadere nel vuoto così”. 

“Parlate di riconoscimento graduale. Quel graduale tradotto vuol dire rinviare il problema e non farlo. Se l’intento è non farlo, ditelo chiaramente” incalza Emanuele Santi (Rete). “Da parte del nostro movimento nessun intento di mettere bandierine. Riteniamo che sia importante dare un segnale”. 

Vladimiro Selva (Libera/PS) propone di “mettere in calendario un dibattito sul tema e uscire possibilmente con una disponibilità anche delle forze non di maggioranza”.

Il Sds Matteo Ciacci rivendica il ruolo internazionale di San Marino. “Non possiamo limitarci solo ad un racconto storico. Dobbiamo fare uno scatto in avanti e diventare parte attiva di un processo che può vedere San Marino interlocutore in condizioni di conflitto”. 

Antonella Mularoni (RF) richiama l’attenzione sulle crudeltà vissute dalla popolazione civile. “Tantissimi bambini uccisi mentre andavano a scuola. Serve la massima attenzione. E uno sforzo diplomatico superiore”.

Replica Giovanni Zonzini (Rete). “La Palestina ha un primo ministro Mohamed Mustafà che ha già interloquito con l’Irlanda per la creazione di una ambasciata. Non è vero che non c’è un legittimo rappresentante. Le motivazioni elencate finora sono risibili. Sorprende la posizione di Libera: forse è arrivato il contrordine. Vi invito ad assumervi le vostre responsabilità e non a nascondervi dietro pretesti assurdi”.

“Trentamila civili uccisi. Sedicimila bambini con un arto imputato. Mi chiedo se sia ancora possibile trovare due Stati per due popoli: ma quella resta la strada” è il parere di Mirko Dolcini (D-ML). 

“C’è stata una retromarcia su questa cosa. Non vorrei fosse politica. Non vorrei il Pdl sia stato affrontato come mero mercimonio” incalza Matteo Zeppa (Rete). “La più grande delusione del dibattito è il Segretario Beccari”. 

“Chiunque oggi riconosce lo Stato Palestinese, lo fa sull’onda emotiva dell’attacco nei confronti di cittadini semplici – afferma Gian Nicola Berti (Alleanza Riformista) -. Ci dobbiamo chiedere come mai nessuno nello Stato Palestinese alza la voce per dire: rilasciamo quei cittadini sequestrati”. 

Manuel Ciavatta (PDCS) boccia il progetto di legge. “E’ un progetto di legge inopportuno. Il che non vuol dire non dare l’indirizzo sulla Palestina: abbiamo detto però attraverso un percorso progressivo. Dunque occorre iniziare a ragionare sull’apertura dei rapporti diplomatici, un passo in avanti rilevante, mai successo in passato”.

 

Viene annunciata la presentazione di due ODG sul tema. Il Comma 6 è chiuso. La sessione viene interrotta alle 18.44. Riprenderà il 26 agosto. 

 

Di seguito una sintesi degli interventi

 

Comma 5 – Nomina della Commissione del Magistero di Sant’Agata

 

Comma 6 – Progetto di legge “Riconoscimento dello Stato di Palestina” (presentato dal Gruppo Consiliare Movimento Civico R.E.T.E.) (I lettura)

 

Giovanni Zonzini (Rete): Attraverso questo passaggio storico la nostra Repubblica, forte della sua tradizionale neutralità attiva nel solco del diritto internazionale, invierebbe un potente messaggio a sostegno della risoluzione pacifica della perdurante situazione di crisi in Medio Oriente e favorirebbe l’attuazione del disegno della soluzione politica a due Stati, auspicata anche recentemente dal Consiglio Grande Generale in maniera unanime tramite uno specifico Ordine del Giorno. La Repubblica di San Marino, conformemente al diritto internazionale, dispone dell’autorità di riconoscere altri Stati tramite l’avvio di relazioni diplomatiche. In questo caso, la conseguenza di un Accordo per lo stabilimento delle relazioni diplomatiche non coinciderebbe solo con l’apertura di un nuovo rapporto bilaterale, ma contribuirebbe alla realizzazione del diritto all’autodeterminazione del popolo palestinese. Un diritto negato da oltre settant’anni da parte dello Stato di Israele che pratica un vero e proprio regime di apartheid nei territori palestinesi occupati, come evidenziato anche Relatore Speciale dell’ONU per la situazione dei diritti umani nei territori palestinesi occupati. Nel suo rapporto del 2022, il Relatore Speciale sottolinea l’esistenza di un doppio sistema legale e politico profondamente discriminatorio che ancora oggi regna in quelle aree. Inoltre, lo stesso documento ha riconosciuto la condizione di milioni di palestinesi costretti a vivere in un sistema oppressivo di discriminazione istituzionale e di altri 2 milioni che vivono a Gaza, descritta come una “prigione a cielo aperto”, senza un accesso adeguato a corrente, acqua, elettricità e servizi sanitari, con un’economia al collasso e senza permesso di viaggiare nel resto della Palestina o del mondo. Il regime di segregazione razziale e di violenza indiscriminata cinicamente imposto dalle autorità israeliane ha subìto una drammatica impennata durante la sproporzionata rappresaglia, tuttora in corso, deliberata in risposta all’attacco condotto il 7 ottobre 2023 dal Movimento di Liberazione Islamica (Hamas) contro civili e militari israeliani. In meno di sei mesi, le azioni delle forze armate israeliane hanno portato alla morte di circa 30.000 persone, di cui 13.000 bambini: per comprendere l’enormità “tecnica” di questi numeri, va tenuto in considerazione che in due anni di invasione russa dell’Ucraina I morti civili sono stati circa 10.000. Mentre scriviamo, gran parte della Striscia di Gaza è un cumulo di macerie, circa 1.5 milioni di persone sono concentrate a Rafah, in un’area poco più grande di San Marino, in condizioni igienico-sanitario raccapriccianti. La neutralità attiva, dunque, non può essere interpretata come un’acquiescente adesione alla linea politica espressa dall’Italia o da altri Paesi amici. La linea politica di fondo che ha condotto all’approvazione di sanzioni contro la Russia nel 2022, dunque, è la medesima che dovrebbe condurci all’approvazione di questo progetto di legge: reagire, nei limiti delle nostre capacità, a violazioni palesi quanto brutali del diritto internazionale e dei diritti umani. 

 

Segretario di Stato Luca Beccari: C’è un tema giuridico e di forma. Il riconoscimento di uno Stato non avviene con un progetto di legge, ma è un atto politico. E’ sbagliato lo strumento. Sul piano politico, sono molte le cose dette da Zonzini, ma sono molte le cose non dette e che invece sono di attualità. Il Consiglio si è già espresso con un Odg molto chiaro. San Marino approcciava una soluzione delle ostilità con la soluzione dei due Stati. Forti di quell’Odg, San Marino ha fatto un po’ di cose. San Marino interviene nell’assemblea generale Onu ribadendo la soluzione dei due Stati. Avviene l’approvazione dell’Odg, dove confermiamo questo aspetto e partono due missive a Borrell e Guterres. In più il 10 maggio 2024 appoggiamo insieme a 140 paesi l’ammissione della Palestina come membro effettivo dell’assemblea generale. Nel programma di Governo è specificato che c’è un impegno politico di andare verso il progressivo riconoscimento. Ma il tema del riconoscimento non è istantaneo con una votazione. Ci deve essere una posizione sul tema dei confini. La comunità internazionale non è concorde. C’è un tema di autorità palestinese. Dobbiamo proseguire nel solco ma non attraverso una spinta emotiva che parla più alle pance e non mette in conto tutti gli aspetti, ma con una soluzione ragionata. Bisogna tenere conto che la soluzione dev’essere di tutela dei due Stati. Esiste anche un diritto di Israele. I morti ci sono su entrambi i fronti. Un atto in questo modo legittima solo una posizione politica. Pur ribadendo la necessità di cambiare paradigma e arrivare al riconoscimento. Consapevoli delle sofferenze del popolo palestinese che difficilmente potranno essere riconosciute attraverso una legittimazione sovrana.

 

Lorenzo Bugli (PDCS): Il limite tra politica, diritto ed emotività rischia di collassare. Qualche riflessione rivolta specialmente ai giovani. Questi Commi sono la vera essenza della politica. L’escalation tra Hamas e Israele è stata descritta come la più violenta degli ultimi anni. Il tema è riconoscere uno Stato, quello palestinese. Ma quali sono i presupposti politici e giuridici?  Riconoscere uno Stato vuol dire: riconoscerne un territorio definito, una popolazione permanente e soprattutto un governo con capacità di entrare in relazione con altri stati. La Repubblica di San Marino, in linea con la sua politica tradizionale, deve sostenere il progetto «due popoli, due Stati». Non può quindi legittimare la condotta di una organizzazione terroristica che non intende riconoscere «due popoli, due Stati», ossia non intende riconoscere Israele, il suo popolo, e finanche il suo diritto all’esistenza. Il riconoscimento della Repubblica di San Marino deve essere alla pace e alla coesistenza, non alla violenza e all’intolleranza. La Repubblica di San Marino potrà quindi riconoscere unilateralmente lo Stato di Palestina quando sarà finalmente retto da un governo legittimo e democratico che riporterà̀ la Palestina – com’è stato in passato, con il nostro sostegno – verso un progetto di pace e coesistenza internazionale con lo Stato d’Israele. Senza basarci sul diritto internazionale, cosa diventeremo noi? Emotivi e non razionali, quella razionalità che invece ci ha permesso sempre di rimanere un piccolo stato, libero e sovrano, perché ricco di autorevolezza internazionale, quella che ancora oggi ci deve far riflettere razionalmente e non emotivamente.

 

Michele Muratori (Libera/PS): La situazione nel conflitto richiede una valutazione equilibrata. Massima condanna all’attacco di Hamas, all’atteggiamento e alle politiche di Israele in questa fase. Sarà la Corte di giustizia a valutare se sono crimini di guerra o si sta compiendo un genocidio. Dire che tutto è cominciato il 7 ottobre è fallace. La situazione da decenni si trascina. Portare avanti il discorso che tutti gli organismi internazionali stanno sostenendo, due Popoli in due Stati, solo così possiamo fare il bene del popolo palestinese. Come detto da Beccari, serve raziocinio, calibrando l’intervento con l’intento di dare riconoscimento al popolo palestinese anche negli organismi internazionali. Ci siamo presi un impegno. Un percorso più razionale, lavorando tutti insieme e non solo attraverso progetti di legge. L’invito è lavorare tutti insieme per portare avanti un riconoscimento che dà giustizia al popolo palestinese ma sarebbe anche un grande tassello di politica internazionale. 

 

Gerardo Giovagnoli (PSD): Affrontiamo il comma in un momento spartiacque. Qui c’è una questione umanitaria che è fondamentale e su cui la comunità internazionale dovrebbe agire. I cittadini della Palestina soffrono come mai prima. Oppure succede che un altro player, l’Iran, interviene moltiplicando le vittime. E’ il momento per dire regoliamoci a livello internazionale sul riconoscimento effettivo che deve trovare la strada giusta che ha a che fare con gli interlocutori. La mia speranza sarà condizionata da quello che la comunità internazionale riuscirà a fare. C’è un tutti contro tutti su cui la Palestina soffre ulteriormente. Credo che un percorso deve essere tracciato e partire da quest’aula magari con un dibattito specifico su quello che può fare il Governo. 

 

Nicola Renzi (Rf): Spero che la volontà non sia quella di mettere una bandierina. Non possiamo esimerci da ciò che sta accadendo negli ultimi giorni. La situazione oggi è veramente drammatica. Serve grande prudenza. Colgo con favore il resoconto degli atti compiuti da Beccari. Non a caso a seguito di un Odg adottato all’unanimità. Abbiamo avuto la visita del ministro degli esteri russi in un momento diverso da quello di oggi. Sono convinto che questo testo non può essere accolto così com’è per le modalità di presentazione. Ma la discussione non può cadere nel vuoto così. Impegnarci tutti per riuscire a trovare una mediazione nell’aula e poi affidarci alla politica estera. La cosa migliore sarebbe quella di impegnarci per continuare a dibattere. Vedo con preoccupazione un antisemitismo che sta risorgendo in Europa. 

 

Emanuele Santi (Rete): Beccari dice che il Pdl non è lo strumento adatto. Allora qual è? Lo vogliamo fare o no? Se non va bene il progetto di legge, facciamo un Odg. L’Irlanda lo ha fatto con un comunicato stampa. Parlate di riconoscimento graduale. Quel graduale tradotto vuol dire rinviare il problema e non farlo. Se l’intento è non farlo, ditelo chiaramente. 147 Stati lo hanno fatto, noi no. Da parte del nostro movimento nessun intento di mettere bandierine. Riteniamo che sia importante dare un segnale. Questo è il luogo adibito. Non voglio dare soluzioni, ma penso che oggi dobbiamo dare un segnale politico chiaro se vogliamo andare verso questo senso di marcia. 

 

Vladimiro Selva (Libera/PS): Oggi abbiamo una situazione in cui i palestinesi non hanno cittadinanza. Non hanno istituzioni. Capisco le difficoltà nell’individuare degli interlocutori. Da chi è rappresentato il popolo palestinese? Ma San Marino non è indifferente. Non sarà dirimente, ma nemmeno indifferente. Se la posizione di San Marino potesse contare, è necessario che il nostro Parlamento si esprima. Mettere in calendario un dibattito sul tema e uscire possibilmente con una disponibilità anche delle forze non di maggioranza a contribuire. La decisione così è del paese e ha molta più rilevanza. 

 

Segretario di Stato Matteo Ciacci: Non spetta a noi dare giudizi tranchant rispetto a situazioni complesse. San Marino deve essere un faro promotore di dialogo e pace e giustizia. Non possiamo limitarci solo ad un racconto storico. Dobbiamo fare uno scatto in avanti e diventare parte attiva di un processo che può vedere San Marino interlocutore in condizioni di conflitto. Da sempre come Libera promuoviamo dialogo e pace. Daremo un contributo nel Governo e nella maggioranza. Sebbene convenga che queste scelte non possono essere compiute da una parte o l’altra ma unanimi. 

 

Gaetano Troina (D-ML): Non penso nemmeno io che la forma del progetto di legge sia giusta. Questo tipo di posizioni devono essere assunte dal Governo e tenute coerentemente dalle rappresentanze diplomatiche. Il conflitto Israele-Palestina ha raggiunto quasi un secolo. Riscontro che la comunità internazionale anziché facilitare soluzioni pacifiche interviene spesso a gamba tesa. D’accordo che San Marino deve far sentire la sua voce in ogni contesto. In ogni caso spero che la soluzione che quest’Aula adotterà sia sempre quella della pace e del riconoscimento della dignità di tutti. 

 

Marco Mularoni (PDCS): Identificare oggi chi sono le autorità con cui parlare è un aspetto importante. Dobbiamo essere realisti e pragmatici. Altri Paesi europei stanno ragionando, ma quando le circostanze per il riconoscimento saranno giuste. Sì procedere verso il riconoscimento ma con prudenza e in maniera graduale e non con un progetto di legge e tutte le perplessità del caso.

 

Dalibor Riccardi (Libera/PS): C’è un piano della pancia che non può essere non legittimo di fronte al genocidio. Sappiamo quanto è brutta la realtà della guerra. Questa è la pancia. Poi c’è il ruolo che ognuno di noi è chiamato ad esercitare nel cercare le soluzioni migliori perché la pace e la convivenza di tutti i popoli possano convivere sulla grande forza di due Stati. Ci dobbiamo impegnare ogni giorno per far sì che il riconoscimento e la promozione del dialogo sia sempre la stella polare.

 

Antonella Mularoni (Rf): C’è un altro elemento che mi lascia perplessa. L’impegno ad autorizzare il Segretario Esteri a mettersi in contatto con i legittimi rappresentanti palestinesi quando non sappiamo chi sono. Dobbiamo distinguere i terroristi dal popolo palestinese che vive da decenni una situazione difficilissima. Questa situazione di continua violenza e violazione del diritto umanitario ripetutamente: il diritto umanitario prevede delle regole. Tantissimi bambini uccisi mentre andavano a scuola. Serve la massima attenzione. E uno sforzo diplomatico superiore. Uno sforzo di convincimento rispetto ad Israele. Invito il Segretario Beccari a fare tutto il possibile perché quello che succede in Palestina cessi e dare al popolo palestinese il suo Stato. 

 

Oscar Mina (PDCS): Il voto favorevole della Repubblica a quella risoluzione ONU è in linea con il mandato del 23 ottobre scorso proposto da Rete. Il voto è un effetto tangibile del voler sostenere questo principio. L’assemblea Nazioni Unite ha già riconosciuto alla Palestina lo status di membro osservatore permanente. Ed è certamente un aspetto da non sottovalutare. E’ impossibile pensare di poter risolvere la questione prescindendo da un negoziato con Israele. Questo progetto di legge potrebbe porre il nostro paese nel solco della diplomazia internazionale esponendo San Marino però al rischio di adottare una prassi interna non conforme al diritto internazionale tramite provvedimenti di legge. Questo provvedimento non è sostenibile dunque. 

 

Guerrino Zanotti (Libera/PS): Siamo di fronte a due temi. Dobbiamo tenere in considerazione la condizione del popolo palestinese. Sono decenni che il popolo vive nel territorio di Gaza assolutamente soggiogato dallo Stato Israeliano. E’ doveroso evidenziare che dopo l’atto terroristico di Hamas si è vissuta una guerra totale con Israele che colpisce in particolar modo la popolazione civile. E’ una situazione insopportabile causata dalla guerra e dalle condizioni non umane. Vanno dati segnali che possono essere letti come l’intenzione di andare verso la risoluzione del conflitto. Va affiancata una forte iniziativa politica per il cessate il fuoco immediato. Questa è la prima azione che può salvare vite. Due Popoli due Stati è l’idea indispensabile. 

 

Giovanni Zonzini (Rete): La Palestina ha un primo ministro Mohamed Mustafà che ha già interloquito con l’Irlanda per la creazione di una ambasciata. Non è vero che non c’è un legittimo rappresentante. Vi invito a togliere il riconoscimento a molti Stati se dipende dalla sussistenza di conflitti. Se dobbiamo rompere con stati non democratici, pensiamo alla Cina. Benjamin Netanyahu ha un mandato di cattura per crimini di guerra. Le motivazioni elencate finora sono risibili. Sorprende la posizione di Libera: forse è arrivato il contrordine di Beccari. Vi invito ad assumervi le vostre responsabilità e non a nascondervi dietro pretesti assurdi.

 

Alice Mina (Pdcs): Atti importanti nel corso del tempo sono avvenuti: l’ultimo la risoluzione del 10 maggio. Risoluzione votata favorevolmente da San Marino. Dobbiamo approcciare il tema con delicatezza. Il Pdl ci dice che San Marino riconosce lo Stato di Palestina quale autorità statuale. Io le domande me le pongo. Quali sono i confini? E chi sono i legittimi rappresentanti? Domande che meritano approfondimento e risposta. Il riconoscimento di uno Stato richiede una popolazione permanente, un governo esclusivo, la capacità di intrattenere rapporti con altri Stati. Purtroppo, nel caso della Palestina i presupposti non sono pienamente soddisfatti. 

 

Mirko Dolcini (D-ML): Cosa pensate che rimanga nelle anime di quelle persone che vivono laggiù? Trentamila civili uccisi. Sedicimila bambini con un arto imputato. Mi chiedo se sia ancora possibile trovare due Stati per due popoli. Ma questa resta la strada più percorribile. Nella relazione di Rete non condivido il confronto con la guerra Ucraina-Russia. Non trovo giusto parlare di imperialismo russo. La relazione è sbilanciata. Due Popoli, due Stati: principio da riconoscere, non possiamo trovare scuse. 

 

Luca Lazzari (PSD): Ci sarebbero stati strumenti da preferire. Ma questo disegno porta un significato politico. Si registrano delle vulnerabilità. Una legge può essere modificata e abrogata non dà il senso di una stabilità. Poi un disegno presentato da un gruppo di opposizione è parziale. Si richiede coralità di un Paese intero. Ci sono ripercussioni internazionali da valutare e questioni da mitigare. Questo attraverso un’azione diplomatica robusta. Il non allineamento con l’Italia crea problemi a San Marino. Beccari ha una visione delle cose, siamo fortunati ad averlo Non c’è solo il voto all’Onu. Altro elemento concreto è la presenza nel programma di Governo della volontà di procedere al riconoscimento graduale. 

 

Enrico Carattoni (RF): Il progetto ha un merito sostanziale, mantenere alta l’attenzione su un tema drammatico. Più in generale sul conflitto. Quando si parla di politica estera, San Marino deve parlare con una sola voce. L’indirizzo politico dato al Governo guida la Repubblica in tutti i consessi. Facciamo un ragionamento. Dobbiamo evitare quanto prima l’espansione del conflitto e l’acutizzarsi degli opposti estremismi. Dobbiamo tenere a mente che è in questo contesto che si generano gli estremismi. Non dobbiamo dimenticare che il terrorismo non si fomenta mai per caso. Ultima considerazione: riguarda il fatto di voler togliere un velo di ipocrisia. Dire ripetutamente che San Marino adotta la soluzione dei due Popoli due Stati, significa riconoscere Israele e Palestina. La questione dei confini è un falso problema. Se questo tema va affrontato, va fatto al netto dei paraventi. Nell’interesse della popolazione di entrambi i popoli. 

 

Gian Matteo Zeppa (Rete): C’è stata una retromarcia su questa cosa. Non vorrei fosse politica. Non vorrei il Pdl sia stato affrontato come mero mercimonio. Mi stupiscono le parole del Seg. Beccari. Non possiamo bollare un Pdl come strumentale. Affermazioni risibili da parte di un Segretario di Stato. Ci dice che il pdl ha un percorso particolare. Siamo consapevoli che 60 consiglieri possono modificare un Pdl che andrà in Commissione. Non si può recriminare la relazione, è il Pdl che va in votazione. Siamo stati eletti democraticamente. Se non parliamo in Parlamento, dove lo facciamo? Non è detto che il Pdl possa essere vincolante per l’Aula. Si parla sulle questioni. Ho la sensazione che il Pdl sarà utilizzato strumentalmente. La più grande delusione del dibattito è il Segretario Beccari.

 

Gian Nicola Berti (Alleanza Riformista): Io credo che il riconoscimento di un altro Stato è un atto diplomatico. La diplomazia si esercita eventualmente anche attraverso un Congresso di Stato. Si tratta di equilibri. Non dimentichiamoci del 7 di ottobre. Chiunque oggi riconosce lo Stato Palestinese, lo fa sull’onda emotiva dell’attacco nei confronti di cittadini semplici. Ci dobbiamo chiedere come mai nessuno nello Stato Palestinese alza la voce per dire: rilasciamo quei cittadini sequestrati. Due Popoli due Stati vuol dire alla Palestina: se volete pace, dovete professare pace, smettendola di sostenere l’annientamento dello Stato di Israele.

 

Fabio Righi (D-ML): Credo che pur continuando a discutere di questo tema, esso debba seguire un iter di prudenza per acquisire tutti gli elementi utili. Voglio dire che lo Stato di Palestina deve avere un riconoscimento, questo lo sappiamo. Qui il tema è quello di approcciarci con una prudenza che ci deve caratterizzare. Non modificheremo le sorti del conflitto, ma lo possiamo fare sul piano politico. Il tema credo che possa trovare un maggiore accoglimento e credo sia in linea con quello che l’Aula ha già fatto. Si subiscono dinamiche che succedono al di fuori dei confini. Mi permetto di richiamare non una non volontà ma di farlo con prudenza. 

 

Andrea Menicucci (Rf): Un dibattito del genere rimane una piuma che può solleticare l’anima del conflitto. E’ stato faticoso in situazioni meno calde, figuriamoci in quella polveriera. I palestinesi non godrebbero di maggiori diritti se riconosceremo Palestina come stato indipendentemente dalla modalità. Se vogliamo dare un segnale politico, è necessario a mio avviso dare un segnale, distaccarsi da quanto sta accadendo. Vanno attuati dei corridoi umanitari per l’invio di aiuti. Una via percorribile o almeno così sembra. Per il tentativo di ricostruire un rapporto eziologico partendo dalla risoluzione ONU del 47. Per questo presentiamo un ODG del quale darò lettura. 

 

Giuseppe Maria Morganti (Libera/PS): Quando si cerca una mediazione su argomenti come questi, sarebbe opportuno che tutti si parlassero. Se cominciamo a piantare bandierine, la mediazione diventa difficile e non si trova più. Non ho sentito argomenti ostativi al riconoscimento della Palestina. In maniera stupida nel programma di Governo c’è questo passaggio. Avevamo un odg pronto da quattro mesi, ma non l’abbiamo tirato fuori. Questo è il modo di fare politica ed affrontare le cose. Ci sono perplessità? Ascoltiamole. Ci sono problematiche? Risolviamo. Ma il passo più lungo della gamba non porta da nessuna parte. Il primo passo è l’apertura dell’accreditamento diplomatico con la Palestina. Vogliamo fare questo passo? Io dico di sì. Poi il processo nell’ambito delle Nazioni Unite. Il riconoscimento sarà importante quando la Palestina diventerà membro delle Nazioni Unite. 

 

Segretario di Stato Luca Beccari: Credo che delle convergenze si siano trovate. Dispiace sentirmi dire che metto davanti cavilli tecnici. Se volete fare demagogia, noi non ci stiamo, sui temi non arretriamo e andiamo avanti.

 

Manuel Ciavatta (PDCS): E’ un progetto di legge inopportuno. Il che non vuol dire non dare l’indirizzo sulla Palestina: abbiamo detto però attraverso un percorso progressivo. Dunque occorre iniziare a ragionare sull’apertura dei rapporti diplomatici, un passo in avanti rilevante, mai successo in passato. In politica ci sono step che vengono fatti e che aiutano il Paese. Non è una questione di convenienza o meno ma di fare un percorso politico che porti ad una capacità di dialogo. Solo in quel modo San Marino può avere un ruolo nel garantire il riconoscimento della pace. Abbiamo presentato un ODG che tiene conto di tutti questi aspetti partendo dal riconoscimento del principio due Popoli due Stati.

 

Giovanni Zonzini (Rete): Ringrazio l’aula per il dibattito stimolante. C’è la volontà unanime di riconoscere lo Stato di Palestina. Prendiamo atto che lei ha dato mandato di fare quella votazione a maggio. Il nostro progetto di legge mirava ad aiutarla nel fare la sua politica Segretario Beccari. Ma vorrei capire che cos’è questa gradualità. Per questo annuncio una interpellanza. Ci deve venire detto quali sono le progressioni. Credo sia anche legittimo. Noi lavoriamo per affermare le nostre idee. Ci dica lei Segretario Beccari: vogliamo un chiarimento perché pensavo di aiutarvi. La posizione del Governo e della maggioranza ci sembra ambigua. Dateci una finestra temporale. Altrimenti la vostra posizione è ambigua. Disponibili a valutare anche un Odg condiviso per l’installazione di rapporti diplomatici. Siamo deboli nei numeri e voi potete cancellare le nostre proposte ma non dalla storia. La storia ci giudicherà. Palestina libera. 

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