A Rimini arrestato sessantenne per detenzione di materiale pedopornografico

A Rimini arrestato sessantenne per detenzione di materiale pedopornografico

L’uomo aveva centinaia di files

Sabato 27 gennaio, personale della Squadra Mobile di Rimini, al termine di una serrata attività di indagine coordinata dalla Procura della Repubblica di Bologna, ha eseguito la misura cautelare in carcere emessa in data 27/01/2024 dal Tribunale di Bologna – Ufficio del G.I.P.- G.U.P. nei confronti di un uomo per detenzione di materiale pedopornografico.

A darne notizia, la Questura di Rimini, che aggiunge: “L’uomo responsabile del furto di uno zainetto lo scorso settembre, veniva sottoposto a perquisizione personale e domiciliare dalla Squadra Mobile. Durante la perquisizione, su un tavolo veniva rinvenuto un telefono cellulare acceso e sulle icone della galleria venivano notate immagini raffiguranti alcune persone di giovanissima età compiere atti sessualmente espliciti.

Successivi approfonditi accertamenti disposti dall’autorità giudiziaria permettevano di rinvenire a suo carico una ingente quantità di materiale pedopornografico che lo stesso deteneva sia su apparecchi telefonici, che all’interno di diversi supporti informatici di cui aveva la disponibilità.

All’esito dell’attività investigativa venivano raccolti elementi di prova tali da ritenere che l’uomo nel tempo, si era procurato e successivamente aveva detenuto un totale di 1328 files di natura pedopornografica realizzati utilizzando minori degli anni 18, in particolare ritraenti giovani uomini inequivocabilmente minorenni, nudi e con l’esposizione degli organi genitali nonché intenti a compiere atti sessuali, fatto per il quale sussiste il reato di cui all’art. 600 quater c.p. con l’aggravante dell’ingente quantità. Inoltre, l’analisi della cronologia del dispositivo mobile a lui in uso, faceva presumere che l’indagato avesse visitato intenzionalmente 1729 pagine web pedopornografiche dalle quali aveva effettuato numerosissimi downloads di immagini e video di natura pedopornografica che successivamente aveva editato nella parte audio e poi diffuso su altri canali telematici”.

La Questura “ricorda che nei confronti delle persone indiziate ed imputate vige la presunzione di innocenza”.

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