Andrea Pasqualetto, intervista a Ghiotto, Vicenza, Corriere del Veneto

Andrea Pasqualetto, intervista a Ghiotto, Vicenza, Corriere del Veneto

l’intervista
Andrea Ghiotto, il superevasore
«Escort e mazzette, mi sentivo intoccabile»
Andrea Pasqualetto

L’imprenditore-faccendiere a ruota libera sulla corruzione nella vallata del Chiampo: l’Iva, le rese, San Marino, le donne, la Finanza. «Era un sistema, non si pagavano le tasse. Hanno scoperto solo il 60% degli illeciti»

ARZIGNANO (Vicenza) — E’ appena tornato dall’Olanda, presto partirà per il Brasile e ora dice di avere fretta perché lo attende il mare. Non è un ministro. Si tratta del trentanovenne Andrea Ghiotto, il grande faccendiere dello scandalo della concia, considerato il re della frode fiscale e imputato di corruzione nell’ambito della stessa inchiesta, motivo per il quale è finito in carcere nel dicembre scorso per poi guadagnarsi la libertà al termine di una confessione fiume. Confessione secretata, dalla quale è scaturito un effetto domino su decine di imprenditori, pubblici ufficiali e professionisti. Ora che i sigilli sono stati tolti, ha deciso di raccontare la sua verità in questa intervista: «Ero entrato in un sistema per cui pensavo di non dover pagare le tasse. Investivo tutto nello sport, ci vedevo quasi una forma di beneficenza e quindi non mi sembrava giusto versare ancora… D’altra parte ho sempre rischiato tutto nella mia vita. Società, fatture, cartiere, San Marino. Ma era un rischio calcolato, nel senso che avevo delle coperture dalla Guardia di Finanza. Pagando il comandante di Arzignano mi sentivo abbastanza tutelato». Siamo nella sua casa di Arzignano. Non un villa, né un attico, solo un bell’appartamento neppure pomposo come non ti aspetteresti da un tipo che non fa mistero di aver vissuto alla grande: donne, viaggi, suite personale all’hotel Principe. Certo, ci sono sui tavoli le Coppe del Grifo che ha vinto da presidente e patron, cosa per la quale era amato fra i ragazzi di Arzignano; c’è anche una tivù al plasma da 60 pollici ma per il resto l’arredo sembra quasi minimalista. Ghiotto ti apre in bermuda militari, Ray-ban gialli sulla testa e trolley pronto alla partenza. Ha proprio una faccia da canaglia e come tutte le canaglie è schietto, amorale, sbrigativo, sfacciato, anche simpatico.

Partiamo dall’imponente evasione fiscale scoperta nella vallata del Chiampo soprattutto a seguito delle sue dichiarazioni: 180 imprenditori coinvolti. E’ proprio così diffuso il sistema? Quante saranno state le aziende? «Moltissime, forse il 90%. Lo facevano anche per sopravvivere, per non trovarsi fuori mercato, considerato che i concorrenti potevano spuntare prezzi migliori proprio grazie alle tasse non versate».

E Ghiotto dava a questi imprenditori, come dire, un aiutino, giusto? «Io fornivo fatture false. Cioè, avevo tre società che chiamano cartiere e con quelle operavo. C’erano fatture totalmente false, nel senso che dietro al documento non esisteva il passaggio della merce. E c’erano transazioni gonfiate, dove il valore della fattura era superiore a quello effettivo. Direi che queste ultime rappresentavano il 70% e prevedevano la restituzione dell’Iva al cliente».

Può spiegare bene il meccanismo e le convenienze? «In caso di fatture per scambi inesistenti, l’imprenditore poteva abbattere l’imponibile da dichiarare senza muovere alcunché. Nel caso di retrocessione dell’Iva, incassava il 15% liquido da me e andava a credito con l’Erario». E lei?

«Io mi tenevo il 5%, lordo. Lordo nel senso che per avere il contante da dare all’imprenditore dovevo pagare l’intermediario di San Marino che mi chiedeva il 2%».

Che giro d’affari aveva? «In un anno e mezzo circa 80 milioni di euro ».

Ma con un semplice controllo fiscale sarebbe saltato per aria, o no?

«Chiaro, ma il mio era un rischio calcolato. Pagando il comandante della Guardia di Finanza di Arzignano, Luigi Giovine, pensavo di avere delle tutele. Tra l’altro era lui a dirmi che dovevo pagare per avere protezione. A proposito, questa è concussione, non corruzione, dovrebbero assolvermi».

Quanto pagava?

«Io facevo un po’ da collettore anche per gli altri che erano 5-6. In tutti gli versavamo 40-50 mila euro all’anno, i miei saranno stati 10».

Solo a lui?

«Sì, gli altri venivano solo al Principe».

Cioè?

«L’ex capo e il vice della Tributaria di Vicenza frequentavano le feste che organizzavo all’hotel Principe, nella suite che avevo. Me li aveva presentati Giovine. Li chiamava lui quando c’era la festa».

E’ la suite dei filmini che lei registrava all’insaputa dei suoi ospiti?

«Sì, anche se io dubito che ci siano in giro dei filmini. Sono stato ricattato per questo: quello del Principe diceva di averli in mano e mi ha chiesto 40 mila euro. Sì, va bene, gli ho risposto, 40 mila pugni ti do».

Venivano solo i finanzieri?

«No, anche imprenditori».

Politici?

«No, al Principe no». Perché registrava? «Perché un giorno avrebbe potuto essermi utile».

Curiosità: dove aveva messo le telecamere?

«Erano tre, tutte dietro le tende».

Quanto pagava l’hotel?

«Dieci-quindicimila euro al mese, tutto compreso: suite e cene giù al ristorante».

Escort da 5 mila euro

«Cazzata. Costavano da 3 a 500 euro a serata. Poi, naturalmente, se venivano da fuori spesavo il viaggio. Ce n’erano una ventina, anche milanesi e pugliesi».

Si dice che ci fosse una delle ragazze che frequentavano Berlusconi a palazzo Grazioli

«Barbara Montereale, ma lei non faceva sesso, veniva a fare la ragazza immagine. Le davo 700 euro. La notte si fermava in camera mia. Quando ho visto che andava anche da Berlusconi ho detto “però, ha fatto strada”. Se avessi potuto gliel’avrei presentata io».

Lei ha famiglia?

«Ho un figlio di 7 anni e una compagna ufficiale marocchina. Prima stavo con una brasiliana che è la madre di mio figlio e vive ad Arzignano… sarei favorevole alla poligamia».

Com’è cambiato il tenore di vita di Ghiotto?

«Ho dovuto rinunciare a molte cose ma, insomma, io non mi spavento mai e vado avanti, vivo alla giornata. Ho ancora un locale in Brasile, il Buddha Pub, a Natal. Tre-quattromila euro al mese li porto a casa. Certo, rispetto a prima mi mancano il calcio, la scuola, i ragazzi. E le escort».

Possibile che in questo sistema non sia mai entrato un politico?

«L’unico è il senatore Alberto Filippi. La sua azienda, la Unichimica, era il primo sponsor del Grifo e dunque anche a lui restituivo gli imponibili con il sistema che ti ho spiegato prima. L’ha fatto fino al 2003. Ma, insomma, posso solo ringraziarlo per i soldi che ha messo perché senza di lui non saremmo arrivati in alto. E poi tutto lo sport funziona così, con il ritorno delle somme, anche se l’hanno fatta pagare solo a me».

E l’Agenzia delle Entrate?

«Non ho mai avuto rapporti diretti con quella gente»

Cosa succeda ora nella vallata del Chiampo?

«Succederà che per qualche tempo tutti avranno paura di fare fatture false. E poi vedrai che si tornerà a farle, perché tutto finisce e tutto ritorna».

Quando aprirai la prossima cartiera?

«No, basta io ho chiuso definitivamente con le cartiere».

Quanto marcio è stato scoperto finora dalla procura?

«Direi il 60%».

Sono rimaste fuori cose grosse?

«Certamente».

Da milioni?

«Sì ma non ti dico niente: devo andare al mare ».

Andrea Pasqualetto

Condividi


Per rimanere aggiornato su tutte le novità iscriviti alla newsletter

Quando invii il modulo, controlla la tua inbox per confermare l'iscrizione

Privacy Policy