Antonio Fabbri di L’Informazione di San Marino: Favoreggiamento a Podeschi e Baruca due anni e due mesi al secondino

Antonio Fabbri di L’Informazione di San Marino: Favoreggiamento a Podeschi e Baruca due anni e due mesi al secondino

 L’informazione di San Marino

Condanna anche all’interdizione dai pubblici uffici e diritti politici per
un anno e un mese e al risarcimento del danno

Favoreggiamento
a Podeschi
e Baruca
due anni e due mesi al secondino

Antonio Fabbri

Dopo mezz’ora di camera di consiglio la decisione del giudice /
L’accusa ha dato rilievo ai filmati / La difesa di Mazzocchi ha
contestato fino all’ultimo l’impianto accusatorio definendo inconsistenti le
prove
/ Già annunciato appello

Dopo tre ore di requisitorie e arringhe difensive il giudice si è
ritirato in camera di consiglio e dopo circa mezz’ora ha emesso il verdetto:
due anni e due mesi di prigionia, un anno e un mese di interdizione dai pubblici
uffici e diritti politici, oltre alla condanna al risarcimento del danno nei
confronti dell’Eccellentissima camera costituita parte civile tramite
l’avvocatura dello Stato. Questa la sentenza emessa ieri dal giudice Gilberto
Felici al termine del processo per favoreggiamento
a carico del gendarme Mirco
Mazzocchi
. Processo che ha visto tre udienze pubbliche tra colpi di scena,
ritrattazioni,
conferme, proiezione dei filmati delle telecamere a circuito chiuso,
dichiarazioni di innocenza.

Le requisitorie
L’udienza di ieri si è aperta
con la requisitoria della parte
civile. I legali dell’Avvocatura
dello Stato, Simona Ugolini e
Alessandra Belardini, hanno ripercorso
i fatti e l’intera vicenda
sostenendo la responsabilità del
gendarme ed hanno fatto presente,
come già in apertura del
processo, che l’Eccellentissima
Camera ritiene di aver subito un
danno, intesto come lesione al
prestigio e alla reputazione del
Corpo della Gendarmeria. Di qui
la richiesta di condanna e risarcimento
danni.
Anche il Pro Fiscale, Giovanni
Belluzzi, ha ricostruito la vicenda
soffermadosi su ogni mezzo
di prova. I filmati della videosorveglianza
sono stati considerati
dal Pf particolarmente signifi-
cativi.
Evidenziati da Belluzzi i ripetuti
ingressi nella cella di Baruca
da parte di Mazzocchi, l’ormai
noto episodio del caffè durante
l’ora d’aria, nel quale si vede
Mazzocchi che porta la tazzina
a Podeschi mentre questi parla
rivolto alla finestra del bagno
all’interno del quale si trova la
Baruca. Aspetta che lo beva e
poi se ne va, senza dire nulla a
Podeschi che poi riprende a parlare
con Baruca.
Sottolineata anche la consegna
di oggetti attraverso le sbarre. Il
Pf ha evidenziato che “con una
certa destrezza Mazzocchi consegna
e ritira qualcosa disponendosi
in modo da non essere
ripreso dalla telecamera”.
Poi ha preso in esame la testimonianza
di Claudio Raschi,
quella più controversa perché
prima ha ritrattato e poi ha ritrattato
la ritrattazione. Il Pf ha
considerato definitive le ultime
dichiarazioni nelle quali il teste
ha riconfermato le prime seppure
modificandole in relazione a
quale oggetto fosse stato effettivamente
passato da Mazzocchi a
Podeschi. Quindi il reato contestato.
Secondo il Pf il favoreggiamento
da parte di Mazzocchi
si è sostanziato in due forme,
“una positiva, attraverso la
fornitura delle ricetrasmittenti,
e una omissiva, perché non ha
impedito che Bruca e Podeschi
potessero comunicare tra loro
durante l’ora d’aria”. Il Pf ha
indicato come rilevante anche
l’intercettazione casuale del
teste Bollini, che captò la voce
di Podeschi dagli walkie-talkie
di servizio della proprio locale.
Unito a questo il Pro Fiscale ha
sottolineato che Mazzocchi non
è riuscito a dare “alcuna giustificazione
credibile” a quanto
ripreso dalle telecamere a circuito
chiuso, ai suoi movimenti
nel carcere, al perché di questa
consegna anomala del rasoio la
sera di quel primo agosto 2014.
Per questo il Pf ha concluso
chiedendo la condanna a due
anni e sei mesi oltre all’interdizione
e al pagamento delle spese
di giustizia.
Le arringhe della difesa
E’ durata quasi un’ora la lunga,
accorata e articolata arringa del
primo dei due avvocati difensori,
Maria Selva, che ha contestato
punto su punto l’impianto
probatorio e indiziario a carico
del secondino.
“Viene detto che Mazzocchi
sarebbe stato contiguo a Podeschi
e Baruca, ma non ci sono
assolutamente prove di questo.
Tuttavia gli è stato riservato
un trattamento come se fosse
loro complice. Perciò vorrei
chiederle – ha detto in apertura
della sua arringa rivolgendosi al
giudice – di cercare di scindere
la situazione attuale, il contesto
sfavorevole nel quale nostro
malgrado ci troviamo, da quello
che andiamo a vagliare”. Quindi
l’avvocato Selva ha parlato
della secretazione degli atti della
prima fase, in cui Mazzocchi è
stato sotto custodia cautelare per
64 giorni. “In quella fase anche
per i difensori è stato difficile
poter proporre questioni e difese
più efficaci. Poi, una volta pubblicati
gli atti, constatiamo che
tutto l’apparato probatorio è rimasto
immutato. La quadratura
del cerchio non si è realizzata.
Mazzocchi Mirco dice: non
ho assolutamente consegnato
radioline. ‘Si limita a smentire’
affermano Avvocatura e Procura
fiscale… Ma cosa deve fare uno
che quelle cose che gli vengono
contestate non le ha fatte? Se
andiamo a vedere bene – dice
Maria Selva – vediamo che la
stessa sera la figlia di Podeschi
ha consegnato, da portare al
padre, questo caricabatterie del
rasoio. Mazzocchi ha portato
il caricabatterie e la mattina
Podeschi ha riconsegnato il
rasoio”.
L’intercettazione
“Con Bollini c’erano altre tre
persone, perché non sono state
sentite? I walkie-talkie, chi li ha
mai visti?” Ha chiesto l’avvocato
Selva che ha rilevato come, a
fronte delle prime dichiarazioni
messe a verbale, nell’audizione
in udienza Bollini abbia parlato
di una conversazione captata a
spezzoni alla quale non ha prestato
troppa attenzione. “Ci dice anche: ‘non ho sentito nessuna
dichiarazione inopportuna da
parte di Podeschi’. Vogliamo
vedere anche queste di dichiarazioni
o ci atteniamo solo al rapporto
di polizia giudiziaria che
non regge da nessuna parte?”
Alla luce delle dichiarazioni in
aula, quindi, per l’avvocato Selva
le dichiarazioni di Bollini si
sarebbero molto ridimensionate
rispetto a quanto riportato nel
rapporto.
“Dov’è la servile reverenza?”
“Nel provvedimento di custodia
cautelare – rileva Maria Selva
– si parla di comportamento di
‘servile reverenza’ da parte di
Mazzocchi. Ebbene, questa cosa
lo ha quasi distrutto. Non riusciva
più a parlare. Non esistono
conforti, prove di nessun tipo
che confermino che il mio assistito
abbia tenuto un comportamento
servile o particolarmente
attento verso questi detenuti. Vogliamo
parlare di comportamenti
probabilmente inappropriati?
Forse, ma non ritengo possano
avere rilevanza penale. Poi la
Procura fiscale e l’Avvocatura
parlano di destrezza di Mazzocchi…
Ma quale destrezza? Tutti
gli atti che svolge li fa sempre
sotto le telecamere che sa benissimo
essere presenti e sempre
alla presenza di un testimone.
Addirittura sposta la telecamera
esterna per puntarla meglio sulla
sua macchina dove secondo
l’accusa avrebbe poi riposto le
ricetrasmittenti. Davvero una
mente criminale da non credere
– ironizza l’avvocato Selva, che
aggiunge – No, tutto questo è
inverosimile, illogico, è fuori da
ogni possibilità di ragione. Tanto
più che Podeschi e Bruca hanno
lo stesso difensore e non hanno
bisogno di concordare niente con
nessuno per trasmettersi quello
che si vogliono dire. Tutti gli
elementi contestati non hanno
trovato riscontro alcuno. Non
trovano nessuna conferma”. Sul
teste Raschi il legale taglia corto:
“Non è un teste né per me né per
voi. Non ha alcuna credibilità.
Dice tutto e il contrario di tutto.
Non lo possiamo ritenere attendibile
ed è disonesto ritenerlo
tale per condannare un uomo”.
Il legale contesta i video
“Non si vede niente. E se li
facevamo pulire questi video?
Comunque – aggiunge l’avvocato
Selva – il comportamento di
Mazzocchi non è anomalo. Ci
sono delle regioni plausibili per
cui il mio assistito va nella cella
di Baruca. E’ stata spiegata la
questione delle lamentele sulla
frutta avariata. Poi la condotta
omissiva, non c’è da parte di
Mazzocchi. Ha spiegato di non essersi accorto che Podeschi
parlava. Quindi – conclude
l’avvocato Selva – non ha mai
consegnato le radio, non ha mai
scientemente consentito ai due
di parlare. Non ci sono elementi
sufficienti per provare la responsabilità
penale di Mazzocchi.
In considerazione di questo la
invito ad assolvere Mazzocchi
da reati contestati per non avere
commesso il fatto”.
“Innamoramento di una tesi”
A seguire l’arringa del codifensore
del gendarme, l’avvocato
Fabio Di Pasquale che ha ripercorso
le difficoltà della prima
fase difensiva. “Inizialmente
era tutto secretato. Ho fatto tre
ricorsi avendo in mano solo due
fogli. Poi, quando abbiamo potuto
leggere le carte, mi è sembrato
strano che certe situazioni
fossero passate come se fossero
state già assodate. Credo che
ci sia stato un innamoramento
della tesi di accusa. In questo
quadro credo siano stati usati
degli espedienti per estrapolare
una confessione… che non è arrivata”.
Anche l’avvocato Di Pasquale
ha ripercorso alcuni punti
dell’impianto probatorio che le
difese ritengono inconsistente.
Quindi a sua volta ha chiesto
l’assoluzione.
La decisione
Al termine delle arringhe il giudice
Felici si è ritirato in camera
di consiglio. Circa mezz’ora
nella quale c’è stato anche spazio
per l’emotività e per la commozione.
Mazzocchi si è avvicinato
alla moglie che ha sempre seguito
tutte le udienze. Si è commossa
anche l’avvocato Selva
e alcuni colleghi di Mazzocchi
presenti gli hanno comunque
manifestato la loro vicinanza
umana. Un caso che, seppure
collaterale e incidentale rispetto
alla tangentopoli sammarinese,
ne è diventato inevitabilmente
parte.
In aula anche diversi legali ad
assistere come pubblico, a testimonianza
dell’importanza che
il caso riveste. E c’era pure uno
degli avvocati di Podeschi e Baruca,
Stefano Pagliai, presente
perché difensore nel processo
successivo, ma attento anche
all’esito di questo caso.
Esito nel quale, dunque, sulla
base delle prove raccolte e del
dibattimento, le tesi della difesa
non hanno convinto il giudice
Felici che ha emesso sentenza di
condanna a due anni e due mesi.
Una decisione che, ha già annunciato
l’avvocato Maria Selva,
sarà appellata.

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