Antonio Fabbri – L’informazione: Banche, il salvataggio di stato senza cancellare vecchi azionisti e manager sarebbe la porcata del millennio

Antonio Fabbri – L’informazione: Banche, il salvataggio di stato senza cancellare vecchi azionisti e manager sarebbe la porcata del millennio

L’informazione di San Marino

“Banche, il salvataggio di stato senza cancellare vecchi azionisti e manager sarebbe la porcata del millennio 

Antonio Fabbri

SAN MARINO. Il dibattito sull’economia a San Marino è acceso. Abbiamo chiesto a Ivan Simetovic la sua opinione in merito. Simetovic -sammarinese di 40anni laurea in Economia Politica alla Bocconi, un Master in Comunicazione all’Università di San Marino e studi alla Harvard Business School, ex manager di Mediobanca- vanta 15 anni di esperienza nel sistema bancario e finanziario internazionale. E’
stato consulente dei più importanti
fondi sovrani mondiali, da
quello del Governo di Singapore
all’Abu Dhabi Investment Authority.
Per ben due volte ha vinto
nel 2008 e 2010 i “Thomson
Reuters Extel Awards” gli Oscar
della City di Londra. Oggi è un
imprenditore e libero professionista
che lavora tra Europa,
Africa, Medio Oriente gestendo
MIA Holdings una holding di
investimenti dedicata al settore
food and beverage nell’Africa
Sub Sahariana.

La ricognizione dei crediti deteriorati che intende fare Bcsm è un punto di partenza necessario, sia secondo il Fondo Monetario, sia secondo la stessa Banca centrale. Eppure c’è chi lo osteggia. Perché secondo lei? “Il cosiddetto AQR, acronimo di asset quality review, è un esercizio che se lanciato poi deve portare a conseguenze per chi non supera l’esame, altrimenti è inutile farlo. Credo che chi lo osteggia abbia paura di non passare l’esame. Non passare l’esame, comporterebbe obbligo di fare aumenti di capitale per adeguare lo stesso. Essere forzati a fare un aumento di capitale, soprattutto se importante, può voler dire, a seconda dell’importo, anche azzerare gli azionisti attuali, se gli stessi non hanno risorse per sottoscrivere l’aumento”.

Adesso si insiste anche sulla
necessità della centrale rischi.
La raccolta di informazioni
sugli attivi delle banche non
esclude la nascita della centrale
rischi. Anzi, mi pare che la
prima possa essere propedeutica
alla seconda. E’ così?
“La centrale rischi è un altro
istituto comunemente presente
in ogni economia sviluppata.
Non averlo avuto è stato sicuramente
una concausa dell’enorme
massa di crediti non
performing del sistema. Sono
d’accordo con lei, la raccolta
di informazioni è propedeutica
alla centrale rischi, altrimenti
in futuro rischiamo di ripetere
lo stesso percorso sbagliato
già fatto. Non avere avuto una
centrale rischi ed al contempo
aver dato le licenze bancarie
ad amici degli amici, imprenditori
e non banchieri, è stato il
peccato originale che ha creato
le premesse del dissesto attuale.
Lo dicevo 20 anni fa che ero un
ragazzino… E, purtroppo, ci ho
preso”.

A questo punto, lei ha detto
in qualche post, “si tratta di
cacciare il grano”. Quali le
possibili soluzioni? In sostanza
dove lo si va a prendere?
A priori c’è una scelta base
da fare: risolvere il problema
velocemente o rinviare sine die?
Rinviare, ovvero aspettare che
il sistema assorba le perdite da
solo, puo voler dire aspettare
anche oltre 20 anni. 20 anni con
banche decotte che non fanno
credito. E’un percorso subottimale.
Scegliere di risolvere
velocemente il problema invece
comporta affrontare gli aumenti
di capitale richiesti. Le soluzioni
in estrema sintesi possono
essere ricondotte a tre. La
prima: il cosiddetto bail-out –
ormai non più accettato né negli
USA e né in Europa perché
deresponsabilizza le banche
che, sapendo che c’è sempre il
tax payer a soccorrerle, le porta
ad incentivare operazioni a
rischio
”.

Per tax payer intende il cittadino
contribuente?

Esatto. Quindi, un bail-out
fatto bene, almeno dovrebbe
nazionalizzare le banche
togliendole a chi ha creato il
dissesto. Poi lo Stato sammarinese
dovrebbe finanziarsi, visto
che non ha risorse illimitate, o
con un finanziamento internazionale
o con una patrimoniale,
a mio avviso
”.

La seconda ipotesi?
Il bail-in. E’ stato introdotto
in Europa per responsabilizzare
azionisti, obbligazionisti e depositanti.
Rispondono nell’ordine
azionisti e obbligazionisti, come
in un normale fallimento, ma in
più viene introdotta la possibilità
che anche i correntisti
paghino il dissesto, finanziando
l’aumento di capitale e vedendo
quindi convertiti i propri depositi,
sopra la cifra garantita dal
fondo di garanzia bancario, in
nuove azioni della banca. Sono
di fatto i correntisti/depositanti
a pagare il grosso, dopo che
azionisti e obbligazionisti sono
anche stati spazzati via. Vedasi
il caso di Cipro. Non 
abbiamo una legge apposita ma si può
fare in una notte, in caso di
emergenza. Il vantaggio è che
i soldi sono lì sul conto. In una
notte si risolve il problema…
ma ritengo sia una soluzione
estremamente ingiusta per i
depositanti”
.


La terza via?
Procedere ad un normale aumento
di capitale di mercato in
cui soci attuali o nuovi mettono
il nuovo capitale necessario.
E’ una soluzione comune nelle
grandi economie, quando ci
sono titoli quotati in borsa ed
azionisti con spalle grosse che
si assumono le loro responsabilità
o nuovi azionisti che subentrano
totalmente o parzialmente
ai vecchi. Nel mondo ideale
sarebbe la migliore, peccato che
sia difficile oggi attrarre fondi
internazionali per banche così
minuscole come le nostre, senza
accesso ai mercati EU, che non
interessano letteralmente a nessuno.
Ovviamente lo ripeto, ma
qua a San Marino nulla è ovvio,
i vecchi azionisti e manager
responsabili del dissesto devono
essere cambiati..
.”


Quale di quelle che ha ipotizzato
la soluzione peggiore?

La soluzione peggiore sarebbe
un salvataggio di Stato, magari
finanziato da patrimoniale,
pagato dai tutti i contribuenti,
che non cancellasse i vecchi
azionisti e manager… Questa sì
che sarebbe la vera porcata del
millennio
”.

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