Antonio Fabbri – L’informazione di San Marino: Corruzione in Congo, oltre 70 milioni riciclati a San

Antonio Fabbri – L’informazione di San Marino: Corruzione in Congo, oltre 70 milioni riciclati a San

Articolo modificato

L’informazione di San Marino

Movimentazioni attraverso la Banca Commerciale Sammarinese e la Business&Financial Consulting

Corruzione in Congo, oltre 70 milioni riciclati a San Marino

Finiscono a giudizio un promotore finanziario francese, un funzionario di banca e un presidente del Cda di finanziaria di San Marino 

I denari occultati, secondo l’accusa riconducibili al presidente dello stato africano

E’ un ammontare complessivo impressionate di denaro riciclato che supera i 70 milioni di euro. Denaro della corruzione dilagante africana, in particolare del Congo Brazaville. Secondo l’accusa, infatti, fino all’aprile del 2012 sono stati mossi i denari del presidente dello stato africano, Denis Sassou Nguesso, tuttora in carica, alla guida dello stato dal 1979 e che mira ad un ulteriore mandato, tanto che per poterlo fare in questi giorni ha proposto un referendum per cambiare la costituzione dello stato di cui di fatto è dittatore. A San Marino sono passati pure i suoi soldi e con l’accusa di riciclaggio finiranno davanti al giudice un funzionario di banca, uno di una finanziaria e un promotore finanziario francese.

I rinviati a giudizio. Il primo imputato è Phlippe Maurice Chironi, promotore finanziario per Lemanfi s.a. E procacciatore d’affari per Banca Commerciale Sammarinese. Ancora la stessa banca, dunque, della quale era responsabile commerciale il secondo imputato, Stefano Bertozzi, che gestiva i rapporti d’affari con Chironi ed eseguiva le operazioni da lui ordinate. Terzo imputato è …, residente a San Marino e all’epoca dei fatti contestati presidente del consiglio di amministrazione di Business Financial Consulting, società finanziaria finita in liquidazione coatta, e gestore dei mandati fiduciari che Philippe Maurice Chironi sottoscriveva con Bfc in nome e per conto di società delle quali era legale rappresentante, procuratore o delegato. 

Le accuse e i denari riciclati Nel rinvio a giudizio, disposto dal Commissario della legge Alberto Buriani, i tre sono accusati, a vario titolo, di avere movimentato cifre ingentissime. Due capi di imputazione che ricostruiscono dettagliatamente tutti i passaggi i denaro. Nel primo viene contestato agli imputati di avere occultato, trasferito o sostituito complessivamente 69. 637.394,90 euro su conti correnti accesi presso Banca Commerciale Sammarinese ed intestati a persone fisiche, tra le quali persone politicamente esposte del Congo Brazaville, e a società con sede in Hong Kong, Mauritius, Seychelles, Belize, Saint Kitts & Nevis e, a loro volta, amministrate da persone giuridiche delle quali Chironi era legale rappresentante.

Questi soldi, secondo l’accusa, sono il frutto della distrazione di fondi pubblici, concussione, malversazione commessi da persone legate a Denis Sassou Nguesso, presidente del Congo Brazaville. Denis Sassou Nguesso, al potere dagli anni ’70, è considerato uno degli autocrati più corrotti dell’Africa.

Sempre riconducibili a Nguesso sono i denari di cui tratta il secondo capo di imputazione, sempre riciclaggio, in parte ulteriori movimentazioni di quelli già versati e in parte nuovo denaro proveniente sempre, per 14.642.115 euro ritenuti di provenienza dei reati commessi di corruzione e malversazione commessi, tra gli altri, da Julienne Olga Johnson, Guy Philippe Amissan Assiedu Johnson, Rami Edgar George Antaki, Zafer Paul Antaki. Nomi che sul Titano non dicono molto, ma basti sapere che si tratta di persone legate al presidente del Congo Brazaville e che hanno movimentato o riscosso i denari della corruzione di quel paese, secondo l’accusa.

Le shell company Alla lettera “società conchiglia”. Si tratta di società di comodo, scatole vuote, utilizzate per movimentare denaro illecito, schermare persone o utilizzate per commettere frodi. Gusci vuoti attraverso i quali fare transitare denaro dando parvenza di attività in realtà inesistenti, insomma. Secondo l’accusa anche queste, con sedi nei più disparati paradisi fiscali, sono state utilizzate per veicolare il denaro ritenuto “sporco” del presidente congolese.

L’attività del presidente del Congo Il presidente Nguesso, che nel parlamento del suo paese è riuscito a fare sedere numerosi parenti e amici, conta di consolidare il suo potere anche dopo le prossime elezioni del 2016, modifcando la costituzione tramite referendum. Sulla corruzione in Congo si indaga anche in Francia, per mazzette, nel settore della telefonia nel Paese africano, che si aggirano attorno ai 73 milioni di euro.

In Italia, invece, si è parlato parecchio dei rapporti e delle concessioni dell’Eni in Congo, dell’accordo con il presidente e della trasferta nel luglio dello scorso anno proprio del presidente del consiglio Matteo Renzi, nel paese africano in occasione dell’accordo Eni.

Le aggravanti contestate Insomma, un personaggio il presidente congolese, discusso e, stando all’inchiesta, con parecchi denari di provenienza illecita da gestire e da nascondere. Così, anche dall’Africa stando all’accusa, arrivavano i denari del malaffare e per i quali finiscono sotto accusa tre funzionari di banche e finanziarie ai quali, proprio per questa loro qualifica professionale, viene contestata anche l’aggravante. Il reato contestato di riciclaggio è stato infatti commesso per l’accusa proprio nell’esercizio dell’attività bancaria o finanziaria. I soldi versati sono stati in certi casi investiti, in altri trasferiti di società in società, in altri casi ancora prelevati in contanti.

 

Articolo modificato il 18 giugno 2018  a seguito di provvedimento di “Il garante per la tutela della riservatezza dei dati personali”  della Repubblica di San Marino, prof. Lanfranco Ferroni, datato 7 giugno 2018,  Prot.n. 128/2017 GAR.

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