Antonio Fabbri – L’informazione di San Marino: I soldi dalla fondazione di un democristiano a due comunisti

Antonio Fabbri – L’informazione di San Marino: I soldi dalla fondazione di un democristiano a due comunisti

 L’informazione di San Marino

I soldi dalla fondazione di un democristiano a due comunisti e smistati su libretti dai nomi curiosi

Antonio Fabbri

L’atto delle dimissioni degli ex segretari di stato e fino a ieri consiglieri del Psd, Claudio Felici (a sinistra) e Stefano Macina (a destra), arriva dopo il rinvio a giudizio di 21 persone fisiche e otto giuridiche, spiccato martedì dai magistrati che indagano sulla tangentopoli sammarinese-conto Mazzini. Un rinvio a giudizio che, probabilmente, né loro né il loro partito si attendevano. 

I passaggi che vengono contestati  A Felici e Macina vengono contestati i passaggi di denaro, proveniente dalla Fondazione amministrata da Pietro Silva, riconducibile a Claudio Podeschi. Soldi poi smistati da Giuseppe Roberti sui libretti aperti con l’anagrafica Mazzini. La movimentazione di quegli
stessi denari, come risulta dal
decreto di rinvio a giudizio
(pubblicato in supplemento da
l’informazione e disponibile
in tutte le edicole
), viene
contestata dai magistrati fino
all’ottobre 2014.

Il capo di imputazione numero 14 riguarda appunto Felici, Macina e Mirella Frisoni e contesta loro il reato di riciclaggio.

“Perché,
in esecuzione di un medesimo
disegno criminoso, in concorso
tra loro e con altri, occultavano
e trasferivano su libretti
al portatore e su rapporti
bancari intestati a Mirella
Frisoni il provento di misfatti
(derivanti da reati contro la
pubblica amministrazione,
falsa fatturazione, falsità
in atti, truffa, ricettazione,
appropriazione indebita di
fondi societari ed altri). In
particolare, trasferivano sul
libretto al portatore “Stelle”,
aperto da Mirella Frisoni a
richiesta di Stefano Macina e
di Claudio Felici, la provvista
di origine criminosa derivante
dall’estinzione dei libretti
“Pippo” e “Palme”, che erano
stati consegnati a Mirella
Frisoni da Stefano Macina.
Mirella Frisoni, d’intesa
con Claudio Felici e Stefano
Macina, versava in contanti
sul libretto “Stelle” l’importo
di 100.087,79 euro, derivanti
dal libretto “Pippo”, a sua
volta alimentato con fondi
provenienti dalla “Fondazione
per la promozione economica
e finanziaria”; versava sul
libretto “Stelle” 100.115,74
euro provenienti dal libretto
“Palme”, a sua volta alimentato
con fondi prelevati dal libretto
“Brasile” (anch’esso alimentato
con fondi provenienti dalla
“Fondazione per la promozione
economica e finanziaria”);
versava 27.722,44 euro,
derivanti dall’estinzione di altro
libretto al portatore (alimentato
con fondi consegnati da Stefano
Macina e Claudio Felici). La
provvista, cosi formata, veniva
usata, in parte, per prelevare
contanti (per 147.200 euro)
e, in parte, trasferita su un
libretto nominativo (intestato
a “Frisoni Mirella”), da cui
venivano ritirati in contanti
(per 4.000 euro complessivi).
La somma residua (79.442,54
euro), presente al momento
dell’estinzione del libretto
(11.9.2013), veniva trasferita
su un conto intestato a
Mirella Frisoni ed utilizzata,
unitamente ad altre somme
già presenti sul medesimo
conto, per prelievi in contanti
e tramite assegni, per
investimenti mobiliari e per
accrediti a favore di altri
rapporti riconducibili a Mirella
Frisoni”
.

I risvolti politici
Per capire, però, quale peso
politico secondo i magistrati
ebbe quel passaggio storico
e quello smistamento
di denari, occorre fare
riferimento a un altro recente
provvedimentodell’autorità
giudiziaria datato 9 marzo
2015, quello del ri-arresto di
Podeschi, in funzione del quale
tra l’altro l’ex segretario alla
sanità rimane ancora in carcere.
In quell’ordinanza c’è una
ricostruzione, che tuttavia il
Psd ha già contestato, nella
quale si afferma che “i libretti
al portatore e i fondi affidati a
Mirella Frisoni (e, da questa
gestiti nell’interesse di Macina
e Felici) hanno costituito il
lasciapassare di un nuovo
corso politico-criminale. La
fedeltà verso il gruppo è stata
dimostrata sul campo dalla
gestione del piano relativo
alle telecomunicazioni affidata
alla Segreteria di Felici. I
frutti milionari di tale lavoro,
generosamente elargiti da
Simon Murray, verranno
distribuiti tra i vari esponenti
politici dopo essere stati ripuliti
attraverso i conti della Polider
Consultories Associades Ltd
e della Fondazione per la
Programmazione Economica
”.
Sempre in quel provvedimento
viene dato conto dell’entità
relativamente più ridotta,
rispetto all’imponente mole di
denari di cui si sono ricostruiti
i movimenti in questa indagine,
delle somme passate in mano a
Felici e Macina.
La parte destinata agli
esponenti democratici (circa
200 mila euro) è ben poca
cosa rispetto alla percentuale
riservata ad altri uomini di
partito, ma è la prova raggiunta
della loro affidabilità
” si legge
in quell’ordinanza.

Da un democristiano
i denari per due comunisti
La cosa che risulta quanto meno singolare è che in quel determinato periodo storico a cui risale la genesi dei libretti, seconda metà del 2005, Democrazia cristiana e post comunisti erano su sponde opposte. Ebbene in quel quadro i soldi che giungono a Felici e Macina, secondo le ricostruzioni degli inquirenti, arrivano dalla Fondazione per la promozione economica e finanziaria facente capo a un democristiano, Claudio Podeschi, per il tramite di un altro democristiano della Dc italiana ma mentore anche di quella sammarinese, Giuseppe Roberti.

E ci arrivano su due
libretti dai nomi fantasiosi,
Pippo e Palme, che vengono
fatti confluire sul libretto Stelle.
Operazione fatta dal tesoriere
del Partito dei Democratici,
Mirella Frisoni a richiesta di
Macina e Felici.
Tutte operazioni che devono
aver fatto drizzare le orecchia
ai magistrati che, poi, hanno
seguito i flussi e alla fine hanno
disposto il rinvio a giudizio.

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