Montegiardino Miele, alla scoperta del dolce e duro lavoro delle api e di chi le alleva. Le interviste del San Marino Green Festival

Montegiardino Miele, alla scoperta del dolce e duro lavoro delle api e di chi le alleva. Le interviste del San Marino Green Festival

Questa intervista è estrapolata da “Terra Madre”, volume realizzato dal San Marino Green Festival per parlare di biodiversità e filiera corta. 

 

Quando pensiamo al miele ed alle api pensiamo all’operosità, al sapore dolce per eccellenza e alla cera delle candele, dimenticando o dando per scontato due fattori molto importanti. Il primo è che questo insetto lungo meno di 2 centimetri è quasi fondamentale per l’ecosistema e per l’intera umanità, visto il ruolo di impollinatore. Il secondo è quanto lavoro occorra per allevare le api ed ottenere il loro prezioso prodotto.

Lo sa bene Fiorenzo Guiducci, sammarinese che da più di 40 anni ha una passione per questi piccoli animali e che è titolare di Montegiardino Miele, azienda agricola con sede nel più piccolo dei Castelli di San Marino. Lo incontriamo con la sua famiglia tra le sue 80 arnie in una giornata di inverno straordinariamente calda, un aspetto che lo preoccupa non poco: “Spero che la stagione non continui con queste temperature e soprattutto che arrivino le piogge altrimenti avremo problemi”.

In questo splendido angolo di verde, la famiglia Guiducci alleva più di un milione di api da cui ricava 8/9 tipi di miele diversi come bosco, tiglio, sulla, acacia, millefiori, castagno. I barattoli e i diversi prodotti vengono poi venduti sia in azienda oppure sul sito web anche se quello dei cambiamenti climatici è un aspetto che ha condizionato molto la produzione nelle ultime stagioni: “Ormai qui è un terno al lotto. Ci sono state stagioni che abbiamo raccolto anche 50, 60 chili di miele per arnia. In quella appena trascorsa ne avremo fatti 5. I fiori di campo di fatto non ci sono stati a causa prima dell’inverno secco, poi delle grandi piogge e della primavera che non c’è stata, quindi del forte caldo arrivato già a giugno. È dura perché si lavora tanto quasi per rimetterci ed è per questo che c’è chi si sta avvilendo”.

Forse molti non sanno che le api necessitano di attenzioni continue e, come nella scorsa stagione, anche di cibo: “Si può pensare che le api facciano tutto da sole ma no è così. Occorre guardarle in ogni stagione e conoscerle bene. Ad esempio adesso bisogna controllare se hanno cibo a sufficienza perché non ci sono ancora fiori e possono aver terminato le riserve di 15/20 kg di miele che lasciamo in ogni arnia. Tra poche settimane poi torneranno in attività le regine e bisogna controllare le colonie per prevenire le sciamature.

Se è troppo caldo occorre dargli acqua. Nell’anno del nevone, il 2012, abbiamo dovuto scavare sotto 2 metri di neve per evitare che morissero tutte”.

I cambiamenti climatici, quindi, stanno impattando sempre di più sul settore, anche se l’apicoltore ricorda negli anni passati altri momenti particolari: “Purtroppo le stagioni matte ci sono sempre state. Bisogna un po’adeguarsi e non avvilirsi”.

D’altra parte api ed apicoltori hanno altre criticità da cui guardarsi che riguardano direttamente l’uomo. Ad esempio l’impiego di pesticidi ed erbicidi in agricoltura. “Anche se negli ultimi anni c’è un po’ più di sensibilità su questo aspetto da parte degli agricoltori – racconta Guiducci –  i prodotti chimici sono ancora utilizzati, soprattutto nell’agricoltura intensiva. Alcuni pesticidi uccidono direttamente le api che ne vengono a contatto, altri, come i fungicidi, contaminano il nettare portato all’alveare portando alla morte dopo venti giorni delle api e delle larve che se ne sono nutrite.

Non è un caso che in Trentino, patria di grandi piantagioni di mele, le api siano state praticamente decimate negli anni. Oggi gli alveari vengono trasportati dai territori limitrofi per l’impollinazione e poi riportati via prima dei trattamenti”.

Per quanto riguarda San Marino la situazione è meno preoccupante. “Qua l’agricoltura intensiva è limitata per fortuna. Poi siamo in una zona verde abbastanza riparata con acqua di sorgente. Lo testimoniano le analisi che vengono fatte sulle diverse melate: tutte hanno residui zero”.

Ma i problemi del settore non si limitano a questo. C’è il taglio drastico di alcuni tipi di alberi da fiore, come le acacie. “È una pianta – spiega Guiducci – a rapido accrescimento, dal legno duro, e non è protetta come le querce, per questo viene abbattuta con facilità. Ciò implica che per 3 o 4 anni non ci saranno più fiori in quell’area. Basterebbe invece fare potature meno invasive o lasciare qualche giovane albero. Oppure piantumarle nei terreni incolti statali o nei parchi”.

Come non bastasse ci sono gli antagonisti naturali delle api, ovvero i calabroni e gli acari. “I calabroni sono molto pericolosi – spiega l’apicoltore – perché si nutrono di api. Per questo occorre tenerli alla larga. Speriamo poi che non arrivi anche qua la vespa vellutina che purtroppo sta già facendo danni in nord Italia ed è stata segnalata a Bologna.

Poi c’è l’acaro Varroa che colpiscono le api dall’interno. Sono un po’ come le zecche per i cani: si attaccano all’ape e ne succhiano l’emolinfa oppure mangiano le parti molli. Quando le troviamo occorre usare acido ossalico o acido formico che non lasciano tracce nel miele e sono abbastanza sopportati dalle api”.

Insomma, la vita delle api e degli apicoltori non è affatto semplice anche se la passione per questi animali e l’amore per la campagna compensa tanti ostacoli.

Cosa potrebbero fare le istituzioni di San Marino per aiutare il settore?

Occorre incentivare la biodiversità – risponde Guiducci – ad esempio prevedendo che nelle aree verdi pubbliche vengano piantate alberi e arbusti da fiore, come acace, tigli e sulla. Gli amici agricoltori poi potrebbero lasciare fiorire l’erba medica prima di tagliarla per il foraggio animale.

Poi, certamente, più si riesce a limitare l’uso dei pesticidi e meglio è”.

 

Terra Madre è disponibile presso l’edicola Passatempo di Borgo Maggiore.

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