San Marino e vino, un binomio che da secoli miete successi. Le interviste del San Marino Green Festival

San Marino e vino, un binomio che da secoli miete successi. Le interviste del San Marino Green Festival

Questa intervista è estrapolata da “Terra Madre”, volume realizzato dal San Marino Green Festival per parlare di biodiversità e filiera corta. 

 

Se c’è un settore agricolo di San Marino che più di altri è conosciuto fuori dai suoi confini è quello del vino. La Repubblica ha infatti una antichissima tradizione. Lo testimonia la vasca per la produzione del vino rinvenuta in zona a Paradiso a Domagnano insieme ai resti di una villa colonica di epoca romana. Oppure il contratto del 1253 sancito per la conduzione di una vigna a Valdragone.

I documenti catastali della fine del 1700 raccontano che nelle dolci valli sammarinesi si coltivava il Canino bianco, il Biancale, il Trebbiano, il Moscatello bianco e nero, l’Aleatico, l’Albana ed il Sangiovese.

Il vino Moscato è stato uno dei prodotti sammarinesi di punta nei negozi del centro storico per i turisti che nel dopoguerra invadevano pacificamente il Titano.

È così che i produttori si sono organizzati per gestire la crescente domanda. Nel 1959 nasce la Vinicola Titano che diventerà negli anni ‘70 il Consorzio Vini Tipici di San Marino, l’ente che ancora oggi si occupa della produzione, della commercializzazione e della promozione dei vini sammarinesi.

Una produzione sempre più votata alla diversificazione dell’offerta e alla qualità, come testimoniano i premi ottenuti nei concorsi internazionali e l’apprezzamento dei consumatori.

 

Roberto Guidi, imprenditore agricolo di Corianino, frazione a vocazione agricola del Castello di Faetano, è uno dei 100 soci del Consorzio Vini. Con suo padre Corrado gestisce da una vita l’azienda di famiglia. “Abbiamo circa 70 ettari di terreno, tra quelli di proprietà e quelli in affitto o in uso tacito. Coltiviamo principalmente foraggio, cereali, vigneti, olivi e ultimamente ho piantato della lavanda per fare olio essenziale”.

La produzione vinicola è estesa su circa 6 ettari tutti in regime biologico con le varietà Sangiovese, Biancale, Moscato, Ribolla, Montepulciano e Cabernet.

“Questo – spiega Guidi – è il terzo anno che sono totalmente bio e per quel che mi riguarda il progetto mi piace tantissimo. Anche se devo ammettere che la stagione appena trascorsa è stata molto difficile. Le grandi piogge primaverili e di inizio estate non hanno consentito di entrare in vigna con i trattori quando era necessario per combattere le malattie che si sviluppano e la produzione ne ha risentito molto. Abbiamo raccolto complessivamente circa 200 quintali di uva. Pensa che l’anno prima è stata più del doppio e nel 2021 ancora maggiore”.

Questo introduce uno dei grandi problemi di questi anni: il cambiamento climatico. “Sta incidendo sempre di più – ammette l’agricoltore – perché vediamo sempre più spesso piogge abbondanti e pesanti fuori periodo e poi subito sole e temperature altissime. Questo in un terreno argilloso come il nostro, porta conseguenze disastrose sui raccolti, limitandone le produzioni e, a volte, la qualità”.

Di fronte a uno scenario come questo le soluzione sono davvero poche e a volte non è facile gestire lo sconforto.

“Purtroppo non vedo un bel futuro per il nostro settore – ammette Guidi – e non solo per i cambiamenti climatici. I problemi sono tanti e soldi pochi. Anche nella politica vedo un po’’ di disinteresse per questa categoria. Sembra non interessare che l’agricoltura produca reddito per chi la fa. Contando anche l’importanza degli agricoltori nella tutela e salvaguarda dell’ambiente. Per di più ho paura che entrare nella comunità europea ci vincoli alle leggi delle grande imprese multinazionali che di certo non fanno gli interessi dei piccoli produttori. Anche per questo ho partecipato alla manifestazione dei colleghi di Rimini contro le politiche europee”.

Tornando all’uva, quella del regime biologico è solo l’ultima novità di un settore che ha visto una vera e propria rivoluzione: “La produzione del vino dagli anni ’80 ad oggi è cambiata tantissimo anche a San Marino. Un tempo coltivavamo perlopiù Moscato, Biancale e Sangiovese e si producevano pochi tipi di vino. Geograficamente la maggior parte della produzione era concentrata nella zona di Serravalle/Falciano perché erano ritenute più votate e più adatte alla produzione dell’uva. Parlo di vigne grandi. Ovviamene un po’ dappertutto c’erano vigneti di piccola superficie, usate per il fabbisogno delle famiglie di allora. Poi dagli anni ‘90 è cambiato un po’ tutto. Anche le zone più elevate sono iniziate ad essere piantate vigne grandi e nel frattempo è un po’ diminuita la superficie totale, anche a causa del consumo di suolo per le costruzioni”.

Sono state piantate varietà come Montepulciano, Cabernet, Merlot, Chardonnet e Ribolla con cui sono stati realizzati nuovi vini. “Adesso abbiamo una produzione più di qualità che di quantità – spiega Guidi – con uve più selezionate e più curate per fare vini sempre più buoni”.

Il biologico è la sfida degli ultimi anni. Grazie ad alcuni produttori, nel 2019 è nato L’Intruso, il primo vino totalmente biologico di San Marino. È fatto con uve Sangiovese e senza solfiti aggiunti. “In questi anni sono aumentati gli ettari a questo regime – racconta Guidi – e per questo stiamo cercando di ampliare anche l’offerta dei vini bio con dei bianchi ad uva Biancale e Ribolla. Non è facile, come testimonia la stagione scorsa, ma penso che quella sia la strada per il futuro”.

Un futuro in cui non mancherà di certo il vino sammarinese sulle tavole del Titano e non solo.

 

Terra Madre è disponibile presso l’edicola Passatempo di Borgo Maggiore.

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