San Marino. Nuovi debitori verso lo Stato, CSDL: “Ci sono carenze nei controlli e nelle riscossioni”

San Marino. Nuovi debitori verso lo Stato, CSDL: “Ci sono carenze nei controlli e nelle riscossioni”

Oltre 13 milioni nel 2022 e più di 8 milioni nel 2023. Tra i soggetti, spiccano i casi di alcune concessionarie e autonoleggi. Si tratta di un settore da tenere sotto controllo

Lo sottolinea la CSDL, che aggiunge: “Nell’ultima puntata di “CSdL Informa” è stata approfondita la composizione dell’anagrafica dei debitori verso lo Stato con particolare attenzione a quei soggetti che compaiono per la prima volta negli elenchi pubblicati a febbraio 2023 e a febbraio 2024, quindi con riferimento rispettivamente al 2022 e al 2023. I dati sono stati illustrati e commentati da Simona Zonzini, funzionaria FULI-CSdL.

Sono dati significativi, con importi notevoli; si sono registrate 83 nuove anagrafiche nel 2022 e 53 nel 2023; hanno prodotto un debito complessivo nei confronti dello Stato e dell’ISS (monofase, IGR e contributi) di oltre 13 milioni di euro per il 2022, e di oltre 8 milioni di euro nel 2023.

Tra i grandi debitori non ci sono solo società, ma anche persone fisiche, verosimilmente titolari di attività economiche. In tali casi, lo Stato è maggiormente garantito perché gli interessati devono rispondere personalmente rispetto agli obblighi assunti, ammesso che dispongano di beni con cui garantire il debito.

Entrando nel dettaglio, nel 2022 sette di queste nuove anagrafiche sono riconducibili a concessionarie e autonoleggi; attività al centro di scandali o che hanno dato vita a varie problematiche. Anche da questa analisi si evince che è un settore da tenere sotto controllo; le anagrafiche riconducibili a concessionarie o autonoleggi nel 2022 incidono per il 14% del totale delle nuove anagrafiche, corrispondente ad un ammontare di 1.853.000 euro, mentre nel 2023 sono tre che da sole hanno prodotto 733.000 euro. Com’è possibile che pochissimi soggetti economici siano riusciti ad accumulare debiti verso la collettività di questa portata?

L’analisi ha preso in esame anche il tempo di vita delle aziende: nove delle nuove anagrafiche che compaiono nel 2022, sono state aperte dopo marzo 2020; cinque di queste sono concessionarie e autonoleggi. È un dato allarmante che dimostra che chi vuole fare una economia in maniera spregiudicata trova terreno fertile. In altre parole, un conto è un’azienda che opera da tempo sul territorio ed ha sempre adempiuto ai propri impegni: a fronte di difficoltà imprevedibili se ne deve tenere conto, con le dovute garanzie. Un altro conto è un’impresa attiva da pochi mesi e che già comincia a non pagare il dovuto: in tali casi occorre intervenire subito.

Due esempi emblematici: sempre in relazione alle concessionarie e agli autonoleggi, un’azienda nata a luglio 2021 e cessata ad aprile 2022, è riuscita a produrre un debito verso lo Stato di ben 418.000 euro. Nel 2023, un’altra è “durata” leggermente di più, ma a sua volta ha lasciato un buco di € 400.000 euro.

L’ultimo elemento preso in esame riguarda le ragioni di cessazione delle attività. Si rileva comunque che la maggior parte dei grandi debitori ha chiuso la licenza in liquidazione volontaria. Chissà se sarà solo un modo per allungare i tempi e non vedere un becco di un quattrino o ci sarà effettivamente un recupero?

Ogni volta che trattiamo l’argomento dei debitori dello Stato ci poniamo sempre la stessa domanda: perché queste attività non vengono fermate prima che accumulino debiti così consistenti?

C’è un problema di fondo nei controlli per riscuotere nei tempi dovuti. Occorre inoltre concordare le dilazioni solo se l’azienda può effettivamente garantire che i debiti vengano saldati, altrimenti queste imprese dovrebbero essere messe in liquidazione d’ufficio. Alla base potrebbero esserci carenze di carattere normativo: se così fosse, occorre intervenire tempestivamente sul piano legislativo.

È doveroso ricordare che in taluni casi le aziende presenti nell’anagrafica non hanno pagato nemmeno i propri dipendenti. La gran parte di queste sono fallite su istanza dei lavoratori, sostenuti della CSU”.

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