Antonio Fabbri – L’informazione di San Marino: Il non senso dello Stato

Antonio Fabbri – L’informazione di San Marino: Il non senso dello Stato

L’informazione di San Marino

Il non senso dello Stato

Antonio Fabbri –

Alla frutta si era arrivati da un pezzo. Ora c’è la certezza di essere addirittura passati oltre. Che un Segretario agli Esteri esordisca con una frase tipo “non mi è possibile allontanare il pensiero dalla constatazione che qualcosa di molto grave si stia compiendo e che bisogna reagire”, lascia attoniti.

Non dice chi; non dice cosa di “molto grave”, non dice come “occorra reagire”.

Già questo basterebbe per smettere di leggere. Ma è il Segretario agli Esteri che si è preso la briga di  adoperare carta e penna , e si va avanti.

Così dopo aver ripercorso il “contributo tecnico e professionale di figure come Vivoli”, Pasquale Valentini pone la domanda che, dice, emerge in tutta la sua “cruda realtà”: “deve essere allontanato”?

Beh, la risposta in banca centrale l’hanno, con il licenziamento, già data.

Una scelta che,  evidentemente, hanno ritenuto di compiere a prescindere dalla sentenza definitiva, che non c’è ancora, e a prescindere dalla persona e dalle qualità che in tanti gli riconoscono. Non è su quella che vengono fatte delle valutazioni e delle scelte, ma sui fatti.

Sono stati probabilmente valutati i comportamenti che non sono stati ritenuti consoni per un ente di vigilanza. La credibilità di un istituto centrale come Bcsm, passa inevitabilmente anche per scelte sofferte e difficili oltre che tecnicamente imposte. La domanda da fare era forse un’altra: ” E’ possibile che la autorevolezza e la credibilità siano salvaguardate mantenendo in organico chi, dovendo vigilare si è adoperato nell’ambito di una ventilata transazione
miliardaria, con un “investitore” che aveva
guai con la giustizia, a favore di un soggetto
vigilato, Asset Banca, e con la mediazione di
personaggi politici poi finiti a giudizio?”
E’ evidente che gli attuali vertici di Banca Centrale
se la siano posta, questa domanda. E la
risposta che si sono dati è nota.
Come possa, invece, il Segretario agli Affari
Esteri e Politici, innescare un conflitto tra istituzioni
di questa portata, nella fase in cui il Paese
sta dichiaratamente cercando di riacquistare
spazio sul panorama internazionale, lo dovrebbe
spiegare lui. Diversamente appare un non
senso. Un non senso dello Stato, che appalesa
in maniera desolante la lottizzazione fatta dalle
infiltrazioni partitiche nei gangli istituzionali. Fa
venire a galla la logica corporativa da affinità
ideologica e di convenienza che pretende di passare
sopra, per una infusa aura di intangibilità,
anche all’evidenza.
Diviene manifesta persino l’ipocrisia di quelle
frasi che volevano presentare come “indipendente”
dalla politica l’istituto di Via del Voltone.
Emerge, anche da parte di chi è sempre pronto
a propagandare una grandeur sammarinese
ancora lontana dall’essere conquistata del tutto,
come sia di facciata persino la volontà di adeguamento
a quei canoni di semplice buon senso
per uno Stato che voglia promuoversi oltre i
propri confini.
In questa faccenda, d’altra parte, ogni passaggio
è un non senso.
Così, anche quello che ha tutta l’aria di rappresentarne
l’epilogo politico, non poteva essere da
meno.
Non avevano senso l’autosospensione e l’autoriabilitazione
dei vertici di Bcsm.
Non aveva senso la collaterale assistenza
all’operazione da sei miliardi con cui, poi, riuscire
potenzialmente a comprarsi il Paese.
Non avevano senso le convocazioni alla Segreteria
Finanze e men che meno l’ossequio dato ai
mediatori politici già biasimati nella relazione
della Commissione antimafia.
Non avevano senso gli ungheresi, i russi, gli
svizzeri dagli allegri curricula, che entravano e
uscivano con nonchalance da Banca Centrale,
né avevano senso le licenze che, sospese, erano
rimesse in vendita sotto la cappella di Bcsm a
beneficio, palese o occulto, degli stessi ai quali
erano state ritirate.
Non ha senso che il Ministro degli Esteri, al quale
questi fatti sono noti, si scontri con la Banca
Centrale di oggi che li considera gravi, suscitando
poi la replica, che un senso invece ce l’ha,
della Segreteria alle Finanze.
Non ha senso che si scontri con il tribunale come
aveva già fatto in Consiglio.
Non ha senso che la Dc, parte civile nel processo
Mazzini, prenda una posizione che stride con il
suo ruolo in quel procedimento, cui le vicende di
Via del Voltone sono strettamente collegate.
Non ha senso praticamente nulla in questa storia.
Ma il vuoto di senso è compensato dal pieno
dei tanti interessi. 

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