Antonio Fabbri – L’Informazione di San Marino: Strani assegni a vuoto verso Fincapital, processo

Antonio Fabbri – L’Informazione di San Marino: Strani assegni a vuoto verso Fincapital, processo

L’Informazione di San Marino

 Strani assegni a vuoto
verso Fincapital, processo

L’amministratore di Motor Company, messo lì dalla finanziaria, staccava gli cheques scoperti verso la finanziaria stessa

Antonio Fabbri

Assegni
a vuoto per quasi due milioni di euro
emessi praticamente verso se stessi,
per un giro di cheques del quale ancora non sono chiare le finalità. Quello che
è chiaro, però, è che i soggetti sono sempre gli stessi e ruotano attorno
alla cosiddetta “galassia Bacciocchi”. Così oggi arriva in tribunale un altro
caso che vede protagonisti la Motor Company, la sua amministratrice e la Fincapital.
Il reato contestato a Egle Rainini è di per sé banale, emissione di assegni a
vuoto. Questo anche se l’entità degli cheques scoperti emessi è importante,
dato che si parla titoli per quasi due milioni di euro consegnati alla
finanziaria Fincapital. Non è banale, però, il contesto nel quale questa
movimentazione di assegni viene fatta e, se visto in maniera complessiva, dà
conto di un modo di operare della finanziaria di Dogana e della galassia che
faceva capo a Livio
Bacciocchi
, emerso in più di una occasione. Tutto questo in un quadro nel
quale le banche, praticamente tutte, davano linee di credito facile al notaio e
alle attività che a lui facevano capo.

Se il caso che entra oggi in tribunale
vede contestare all’aministratrice
della Motor Company,
Egle Rainini, l’emissione
di assegni a vuoto, il quadro
appare dunque più complesso.
La donna, infatti, era stata
messa in quella funzione proprio
da Fincapital e, quindi, da Livio
Bacciocchi. Da quella posizione
aveva però emesso assegni a
vuoto verso la finanziaria che di
fatto l’aveva nominata a quell’incarico
di responsabilità e alla
quale, quindi, doveva rispondere.
Finanziaria che, come è noto
anche dalle indagini italiane,
nella negoziazione di assegni
era molto attiva. Che la Rai-
Parte oggi il processo sul caso Fasea con
l-accusa pesante, per l’amministratore
dell’opificio di Fiorentino, Elisabeth Huber,
di attentato alla salute pubblica. La
fabbrica che produceva adesivi sintetici,
colle, materiali plastici, non aveva adottato
le più elementari norme di sicurezza, causando
emissioni pericolose e cancerogene
nell’aria, nel terreno fino ad inquinare una
fonte collegata con l’acquedotto sammarinese.
Si sono costituiti parte civile nel
processo praticamente tutti i cittadini che
vivono nella zona rappresentati dall’avvocato
Marina Pedini, mentre l’imputata è
difesa dall’avvocato Pier Luigi Bacciocchi.
Il corposo fascicolo corredato di fotografie,
esami peritali, analisi delle acque
e del suolo, resoconti di sopralluoghi e
interrogatori, dà conto di una situazione
gravissima che ha portato il giudice inquirente,
Laura di Bona, a disporre il rinvio a
giudizio. I fatti contestati dall’accusa sono
numerosi e, oltre all’attentato alla salute
pubblica, ci sono anche le violazione della
legge vigente all’epoca sul trattamento dei
rifiuti speciali e pericolosi.
Le accuse mosse riguardano diversi aspetti,
dal trattamento dei rifiuti speciali alla
perdita di inquinanti perché tenuti in contenitori
non idonei. E ancora viene contestato
lo sversamento di sostanze cancerogene
nel terreno oltre a irregolarità strutturali a
partire dalla copertura dell’opificio. Circostanza
che ha consentito la dispersione
nell’aria e nel suolo di fibre di amianto
notoriamente cancerogene, “accrescendo
gravemente il rischio di insorgenza di malattie
tumorali nelle popolazione residente
nella zona”, si legge nel decreto di rinvio
a giudizio. Si tratta del primo processo di
questa portata a San Marino che partirà
questa mattina davanti al giudice Battaglino.
a.f.
Scandalo Fasea, si apre il processo per attentato alla salute pubblica
nini fosse esponente di fiducia
del notaio di Dogana è emerso
palesemente in un altro processo
dello scorso maggio. In quel
caso erano imputati i precedenti
amministratori della medesima
società che poi aveva cambiato
nome, i fratelli Lo Giudice,
sostituiti nell’amministrazione,
appunto, dalla donna di fiducia
di Fincapital. Quel processo è
finito con due prescrizioni e una
multa. Adesso arriva in aula un
altro caso che, evidentemente,
è riconducibile ad quadro complessivo
e ad un modo di operare
non certo limpido.

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