Antonio Fabbri – L’Informazione di San Marino: Vallefuoco e il raggiro al malato terminale

Antonio Fabbri – L’Informazione di San Marino: Vallefuoco e il raggiro al malato terminale

L’Informazione di San Marino

 Vallefuoco e il
raggiro al malato terminale

Antonio Fabbri

Dal processo di giovedì è emerso che, quella che è stata definita
giornalisticamente “Vulcano
2”
, è in realtà l’indagine madre dalla quale si è poi arrivati agli
arresti dell’indagine “Vulcano”. Ne ha parlato in udienza, nell’aula “Falcone e
Borsellino” del tribunale di Rimini, il Maggiore Elvio Sabino Labagnara dei Ros
di Bologna, specificando che il processo di cui si discute a Rimini è una
piccola parte di quello che dovrebbe arrivare in sede dibattimentale a breve nel
capoluogo emiliano.

Decine gli imprenditori taglieggiati Decine gli imprenditori che erano stati taglieggiati da Vallefuoco
e i suoi. Emblematico e inquietante il raggiro messo in piedi ai danni di un
uomo, pensionato e gravemente malato, che venne convinto a fare da prestanome di
una ditta in Toscana, anche questa area dove il clan muoveva i propri interessi,
aveva contatti e rapporti con professionisti.

Il raggiro al malato terminale
Vallefuoco aveva proposto ad un pensionato malato terminale di tumore di
intestarsi fittiziamente un’azienda. In cambio avrebbe ricevuto un lauto
compenso, in un primo momento indicatogli in un milione di euro, poi ridotto a
500mila. Soldi che non vide mai. Vallefuoco e Zavoli,
si legge nell’ordinanza, “erano a conoscenza delle gravi condizioni di salute
dell’uomo, in particolare che non sarebbe sopravissuto a lungo alla malattia che
lo affliggeva, tanto da far leva sulla precaria condizione psicologica del
soggetto per indurlo ad accettare la loro proposta”. Il pensionato decise di
prestarsi all’operazione fraudolenta, nella consapevolezza di poter contare su
una limitatissima aspettativa di vita e con lo scopo, visto quanto gli era stato
prospettato, di garantire un solido futuro economico alla figlia minore.
La ditta acquisita da Vallefuoco
era la Himo di
Calenzano, in provincia
di Firenze. Una “acquisizione
fraudolenta
– scrivono gli inquirenti –
mediante un prestanome
gravemente ammalato”.
Si trattava di “un’avviata
azienda, poi condotta
al fallimento dopo averla
ampiamente sfruttata per
perpetrare truffe ai danni
di banche e di altri imprenditori”.


La genesi
dell’inchiesta vulcano

Questo è solo uno delle
decine di episodi che
fanno parte dell’indagine
definita “madre” dal
Maggiore dei Ros e relativa
agli anni tra il 2006
e il 2010. Il Maggiore
Labagnara ha spiegato
che proprio questa indagine
è stata la genesi
dell’inchiesta Vulcano
in corso di dibattimento
a Rimini. Fino a inizio
2010 erano state eseguite
le indagini ed effettuate
le intercettazioni telefoniche
del caso. Quindi
erano state sospese. Ma
quando nell’estate 2010
fra i tre clan, Vallefuoco-
Mariniello e Agostinelli,
si erano scatenati gli
attriti, le intercettazioni
erano riprese. “Abbiamo
così conosciuto nuovi
soggetti che non c’erano
nell’indagine precedente.
I tre clan poi, nell’ottobre
2010, si rappacifi-
carono, ma quando poi
abbiamo avuto sentore
che la situazione potesse
precipitare a danno delle
vittime verso le quali gli
episodi estorsivi erano
diventati più frequenti e
gravi, siamo intervenuti
con gli arresti”. Così l’indagine
iniziata dopo, si è
conclusa prima e prima è
arrivata a giudizio.

Atteso il dibattimento
dell’indagine madre

L’inchiesta “madre”, invece,
sta arrivando ora
in dibattimento. I tempi
sono più lunghi rispetto
all’indagine Vulcano,
anche perché, a fronte
di 13 rinviati a giudizio
nel processo riminese,
in quello di Bologna gli
indagati colpiti dall’ordinanza
del Gip erano ben
100.
Anche gli adempimenti
sulle richieste di giudizio
abbreviato o sulle
questioni preliminari sollevate
dai legali degli indagati,
tra i quali diversi –
come Vallefuoco e Zavoli
– già a giudizio a Rimini,
richiedono dunque tempi
tecnici necessariamente
più lunghi.
Probabile, tuttavia, che
entro l’anno parta anche
il processo sull’indagine
“madre” a Bologna.

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