Antonio Fabbri – L’informazione di San Marino: Voluntary, per evitarla c’e’ chi potrebbe investire in immobili o auto a San Marino

Antonio Fabbri – L’informazione di San Marino: Voluntary, per evitarla c’e’ chi potrebbe investire in immobili o auto a San Marino

L’informazione di San Marino

Voluntary, per evitarla c’e’ chi potrebbe investire in immobili o auto a San MarinoSpunta anche questa ipotesi nel riferimento segreto
Antonio Fabbri

“Ho il sentore che coloro eventualmente interessati alla voluntary disclosure non l’attueranno, ma preferiranno investire i soldi qui depositati, in auto o immobili.” Lo ha riferito in seduta segreta il Segretario alle finanze Giancarlo Capicchioni, nel trattare il tema delle proiezioni sulla voluntary.

Possibile, quindi, che chi detenga soldi non regolari a San Marino, anziché aderire alla disclosure e fare emergere di fronte all’amministrazione italiana i propri fondi, diciamo riservati, preferisca in qualche modo investirli qui. Capicchioni ipotizza in immobili o auto, ma non è escluso possa investire pure in società.

Va da sé che, se le intenzioni di investimento nel mercato immobiliare si concretizzassero da parte dei depositanti “irregolari”, la possibilità di intestazione di immobili a non residenti su cui da tempo si ragiona, potrebbe aprire il mercato.

Intanto trapelano dati
più precisi sui crediti
di imposta conferiti per
ciascuna banca liquidata
alle rispettive banche
acquirenti.
Così, spalmati sui
vari istituti che hanno
acquisito attività e
passività del Credito
sammarinese, originariamente
c’erano 42,2
milioni di sbilancio
e, quindi, di credito
di imposta. Importo
lievitato a 62 milioni al
31 dicembre 2014.

Per
Banca commerciale sammarinese,
acquisita da
Asset Banca, il credito di
imposta riconosciuto in
funzione dello sbilancio
tra attivi e passivi, era di
17,7 milioni. Importo poi
lievitato a 31,3 milioni.

Il credito di imposta
riconosciuto a BancaCis
per l’acquisizione di
EuroCommercialBank
era originariamente di
29,7milioni, poi lievitato,
al 31 dicembre 2014, a
61,9 milioni.

A conti fatti, dunque,
l’importo complessivo
del credito di
imposta è, si diceva,
di 155,3milioni, come
rivelato in esclusiva ieri
su queste pagine. Mancate
entrate per l’erario
che ricadranno su tutti i
cittadini. Questi anche se
il governo conta di poter
recuperare lo sbilancio
per circa 30 milioni cui
si dovrebbero unire i
denari provenienti dai
sequestri giudiziari,
qualora intervenisse la
confisca, dei fondi ritenuti
illeciti provenienti
dalle banche liquidate.

L’operazione del credito
di imposta, ha tuttavia
rilevato Capicchioni,
ha creato “benefici in
capo alla clientela, con
pieno riconoscimento
ai correntisti dei propri
risparmi, lasciandoli
indenni dalle crisi
bancarie. Non è corretto,
dire che lo stato abbia
favorito le banche – ha
detto Capicchioni – posto
che l’intervento ha
tutelato al clientela e i
depositanti. E’ stata così
evitata la partecipazione
al dissesto degli stessi
risparmiatori e si sono
prevenuti fenomeni di
contagio”.
Considerazione che,
però, a fronte del lievitare
del credito d’imposta,
peraltro non ancora stabilizzato,
lascia perplessi
molti.

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