Antonio Fabbri, l’informazione: In aula lo scandalo del mercimonio delle licenze

Antonio Fabbri, l’informazione: In aula lo scandalo del mercimonio delle licenze

L’Informazione di San Marino (di ieri, 21 settembre 2016)

Durante il processo Mazzini ripercorse le operazioni per l’acquisto

In aula lo scandalo del mercimonio delle licenze

16 libretti al portatore con 50 milioni di lire ciascuno per una finanziaria

Antonio Fabbri

Risolte le questioni preliminari il processo è proseguito
con l’audizione dei testimoni.
Il primo è stato Ermes Colombini.

La parte dell’indagine, infatti, è quella contestata al capo 10, punto III, del decreto di rinvio a giudizio che riguarda “La provvista del libretto “Orizzonte”, acceso il 4.3.2002 sul quale venivano accreditati 878.188,14 euro, di cui 399.072,93 euro provenienti dal libretto “Gru”, a sua volta alimentato, in parte, con la provvista (di 800 milioni di lire) versata da Ermes e Widmer Colombini per l’acquisto delle azioni di una società finanziaria la cui licenza era stata rilasciata a favore di Gianluca Bruscoli”, si legge nel capo di imputazione.

Ermes Colombini ha ricostruito come, ottenuti i soldi della liquidazione di un parte dell’azienda di famiglia, prima aveva dato vita ad una agenzia viaggi e poi, seguendo il suggerimento del proprio commercialista, assieme al fratello Widmer aveva pensato di investire in una finanziaria. “Presentammo varie volte la domanda, finché incontrai l’allora Segretario alle finanze, Clelio Galassi, e ci venne detto che non c’erano le condizioni per rilasciare altre licenze perché ne erano già state concesse diverse e che avremmo dovuto provare a trovare qualcosa già esistente”. Quindi scattò la ricerca sul mercato ed emerse che era disponibile, tra le altre, la Uninvest sa. “Abbiamo valutato sette o otto licenze. Questa costava 800milioni di lire”. Era il 2001.

L’atto venne fatto presso lo studio
dell’avvocato Maurizio Simoncini
dove si presentarono il
commercialista Aldo Simoncini,
come fiduciario dei Colombini, e
l’avvocato Gian Marco Marcucci
per conto della parte venditrice
della licenza. “Lei che cosa
acquistò materialmente?”, ha
chiesto il giudice Felici.

“Né sede, né nulla, né avviamento.
Pagai solo l’autorizzazione
amministrativa”.

Il pagamento, è emerso nel processo,
avvenne in maniera singolare,
con 16 libretti al portatore da 50 milioni di lire ciascuno,
per una cifra complessiva di 800
milioni di lire.

Sentito, di seguito, il commercialista
Aldo Simoncini.
“Come avveniva – ha chiesto il
giudice – il reperimento di licenze
disponibili? Tramite passaparola
tra colleghi. Era consueto?”

“Purtroppo il sistema concessorio
portava a questo – ha detto
il testimone – non ottenendo risposta
dal Congresso di Stato si
imponeva la necessità di cercare
sul mercato. A me è successo
purtroppo di dover fare così”.
“Perché non firmarono direttamente
i Colombini?” ha chiesto
il giudice. “Eravamo in un periodo
che una certa forma di
riservatezza voleva essere mantenuta
ed era consentita dalla
legge. Si agiva in questo modo
per poter tutelare l’anonimato
del cliente”. “Beh, questa esigenza
di riservatezza – ha rilevato
il giudice – mi pare illogica
considerato che pochi mesi dopo
i Colombini sarebbero stati palesemente
negli organi gestori
di quella società che fra l’altro
assunse un nome, Erwidcol, che
poco lasciava alla riservatezza”.
Poi il Giudice ha aggiunto “Posso
anche capire che si usassero
libretti al portatore come mezzo
di pagamento. Ma 16? Con lei
procuratore e dall’altra parte
un altro procuratore?”
“Sono venuto a conoscenza dei
sedici libretti quando sono stato
sentito dagli inquirenti”, ha detto
Simoncini.

Anche su chi fosse il reale titolare
e venditore della licenza
della finanziaria, il testimone ha
affermato di non saperlo. Dalle
carte risulta che fosse Gianluca
Bruscoli, che però – emerge dagli
atti di un altro procedimento
ancora in istruttoria, quello a
carico di Gabriele Gatti – ha dichiarato:
“Non sapevo di essere
titolare di una ulteriore licenza
relativa alla Uninvest sa già Cofin
sa le cui azioni sono state cedute
a Colombini Ermes. Se così
è una operazione che ho fatto
come prestanome di Roberti […]
Avrò fatto il prestanome solo per
chiedere la licenza, era prassi”.

Condividi


Per rimanere aggiornato su tutte le novità iscriviti alla newsletter

Quando invii il modulo, controlla la tua inbox per confermare l'iscrizione

Privacy Policy