Antonio Fabbri – L’informazione: Maltrattamento anziani, accuse pesanti

Antonio Fabbri – L’informazione: Maltrattamento anziani, accuse pesanti

L’informazione di San Marino

Maltrattamento anziani, accuse pesanti verso operatrice sanitaria

Antonio Fabbri

SAN MARINO. Si è aperto il processo a carico di Felicia Bidica, conosciuta anche come Diana sul posto di lavoro, che ora lavora al casale La Fiorina. L’accusa a carico della 29enne di origini rumene residente a Faetano, è di maltrattamenti continuati nei confronti di anziani che accudiva, in qualità di operatrice sanitaria, presso la casa di riposo.

Pazienti ultraottantenni, non
autosufficienti vittime di insulti,
offese e, stando all’accusa, presi
a maleparole da parte di chi,
invece, avrebbe dovuto assisterli
con pazienza e dedizione. E ancora
percosse, ingiurie, minacce,
atti umilianti e vessatori.
Secondo l’accusa la donna
avrebbe posto in essere “atti
lesivi della loro integrità fisica e
morale, approfittando dell’incapacità
degli stessi di difendersi e
denunciare i fatti”.

A denunciare i fatti, furono le assistenti Ota, Operatori tecnici ausiliari, che stavano facendo un corso e venivano affiancati agli operatori sanitari in organico. 

Ieri mattina, in qualità di testimoni,
le operatrici ausiliarie
hanno ripetuto quello che avevano
visto e che avevano già messo
nero su bianco in dichiarazioni
scritte e consegnate alla Direzione
dell’Iss, dalle quali è poi
scattata la denuncia e, di seguito,
il rinvio a giudizio.

La costituzione di parte civile
In apertura di processo il giudice
Gilberto Felici ha preso in esame
la richiesta di costituzione di
parte civile avanzata dall’Istituto
per la sicurezza sociale tramite
l’Avvocatura dello Stato, rappresentata
dall’avvocato Alessandra
Belardini.
Si è opposto l’avvocato dell’imputata,
Rossano Fabbri, ravvisando
un vizio formale nella
procura data all’avvocatura dello
stato da parte del Direttore Generale
Bianca Caruso. Irregolarità
che, per contro, il giudice
Felici ha valutato non esserci,
ammettendo quindi la costituzione
dell’Iss come parte civile nel
processo.

I testimoni Gli episodi contestati sono sei, durati fino all’agosto del 2014. Fatti che fecero scattare, a livello amministrativo, la sospensione dell’operatrice sanitaria e poi la denuncia della direzione generale.

Su fatti contestati sono stati
ascoltati ieri mattina i testimoni.
In particolare sono state sentite
le Ota che frequentavano il
corso e anche alcuni operatori
sanitari. La prima testimone
ad essere sentita è stata Ilenia
Lanci. La ragazza ha raccontato
un episodio desolante. La Bidica,
secondo la testimonianza,
avrebbe detto a un’anziana ospite
della casa di riposo mentre la
cambiava: “Che schifo che fai”,
strisciandole poi le feci su una
gamba colpendola poi con un catino
in testa. “L’anziana si mise
a piangere – riferisce la testimone
– e chiese: ‘Perché mi merito
Questo, che cosa ho fatto’. Io mi
arrabbiai e chiesi a Diana se
era questo quello che dovevamo
imparare”, ha detto la Lanci.
“Quindi mi ha detto che avrei
dovuto pensare io all’ospite e di
non dire a nessuno quello che
era successo. Poco tempo dopo,
incrociandola nel parcheggio
mi disse ‘te l’ho fatta pagare’.
Non ho capito subito cosa volesse
dire, fino a che la dottoressa
Stefanelli mi ha comunicato
che non avevo superato quella
prova del tirocinio”.
Lanci racconta che il caso venne
fuori durante una lezione di
psicologia, nella quale raccontò
quello che aveva visto e che era
successo. Dopo di lei altre allieve
raccontarono di fatti analoghi
“nei quali gli ospiti non erano
trattati in maniera appropriata
”.
La testimone ha anche
dichiarato che in precedenza
e in altre occasioni era stata
affiancata all’imputata che si era
comunque sempre comportata,
come gli altri operatori, in modo
corretto. “Pensa che dopo anni
di lavoro la pazienza potrebbe
venire meno?”, ha chiesto il
giudice alla testimone. “Penso
che nel momento in cui la vocazione
al lavoro dovesse cessare,
occorrerebbe prenderne atto e
cambiare occupazione”.

Mai condotte inappropriate
La seconda testimone ascoltata
era stata richiesta dalla difesa:
Giuseppina Grassi, all’epoca
collega dell’imputata. “Rimango
stupita delle accuse che le vengono
mosse. Abbiamo lavorato
fianco a fianco per tanto tempo,
abbiamo la stessa qualifica – ha
detto la testimone – Mai mi è
capitato di vedere condotte del
genere. Mai ha tenuto condotte
inappropriate. Dall’esterno
dell’ospedale – ha poi spiegato
l’operatrice sanitaria – la
nostra condotta può apparire
un po’ dura, vista la psicologia
e la condotta di alcuni ospiti.
Capita, ad esempio, di ricevere
pugni o subire condotte violente
da parte degli ospiti”. Circostanze
che richiedono una certe
fermezza.


Sei in cima
Un’altra testimone, Tanya Romani,
ha raccontato un ulteriore
episodio, successivo al primo.
“Una anziana non autosufficiente
in sedia rotelle aveva
chiesto di essere spostata su
una poltrona. A questa richiesta
la Bidica ha risposto: ‘Non ci
sei solo te qui. Ho altro da fare.
Stai zitta. Hai rotto abbastanza.
Stai zitta’. Il giudice ha chiesto
se si trattasse di espressioni
scherzose. “Erano espressioni
violente. Il tono e l’atteggiamento
dell’operatrice erano chiari.
La risposta, poi, l’ho vista negli
occhi lucidi dell’ospite. Vedendo
la sua reazione, si capisce
che l’anziana era cosciente di
quello che stava accadendo”.

Non rompere
o ti faccio cadere

Altra testimone, sempre un’Ota
che frequentava il corso, ha
raccontato un ulteriore episodio.
A parlare è Angela Badescu,
corsista anche lei di origini
rumene come l’imputata: “Mentre
stava mettendo a letto una
paziente, si è rivolta a questa
affermando: ‘Non rompere,
non fare capricci, altrimenti ti
faccio cadere’. Poi – racconta la
Badescu – la colpiva ripetutamente
con un lenzuolo sul capo,
perché l’anziana, agitandosi,
aveva fatto pipì a letto. L’anziana
diceva ‘Basta, mi fai male”.
La testimone ha riferito di aver
intimato alla Bidica di smettere,
anche in rumeno, madrelingua
di entrambe. “Non ho raccontato
nulla perché temevo di non
essere creduta”, ha poi riferito.
Ha confermato, poi, di avere
raccontato l’accaduto quando,
durante la lezione di psicologia,
emerse che anche altre corsiste
si erano trovate in situazioni
analoghe. Badescu ha poi
proseguito nel racconto. Come
le altre Ota che hanno testimoniato,
ha terminato il corso con
profitto. Poi per un certo periodo
è stata a lavorare alla Casa di
Riposto, ma non ha ricevuto un
buon trattamento. “Mi hanno
attaccata al muro come una
spia”, ha detto adombrando un
possibile clima “omertoso”. Il
giudice alle diverse testimoni
ha anche chiesto se oggi fossero
state o meno richiamate a lavorare
presso la Casa di Riposo. E’
emerso che delle testimoni che
hanno deposto sui fatti contestati,
pur avendo terminato il corso
con profitto, nessuna ad oggi
è stata richiamata per lavorare
presso l’Iss.

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