Anziani maltrattati, confermata la condanna. Antonio Fabbri

Anziani maltrattati, confermata la condanna. Antonio Fabbri

L’informazione di San Marino

Anziani maltrattati, confermata la condanna

Un anno e sei mesi, pena sospesa, a ex-operatrice socio sanitaria che lavorava presso la casa di riposo

Antonio Fabbri

Maltrattamento verso anziani, poi derubricato per una modifica della legge in violenza privata, confermata in appello – la sentenza è stata letta ieri – la condanna nei confronti di una 32enne di origini rumene, Felicia Bidica. Il Giudice delle Appellazioni, Francesco Caprioli ha confermato quindi la condanna di primo grado pronunciata dal giudice Gilberto Felici nel settembre 2016, condanna a un anno e due mesi di prigionia, pena sospesa, nei confronti della donna che era accusata di una serie di atti nei confronti di alcuni anziani che si trovava ad assistere pres- so la casa di riposo. Gli episodi più gravi contestati erano l’aver strisciato le feci sulla gamba di una anziana ospite e l’aver colpito con un catino in testa un’altra paziente, oltre ad altri gesti e frasi ritenute offensive nei confronti degli anziani che accudiva in qualità di operatrice socio sanitaria.

La donna dal canto suo ha sempre rigettato le accuse, ma i giudici dei due gradi di giudizio hanno evidentemente ritenuto provati i fatti contestati, anche sulla base delle cinque testimonianze a suo carico. Nel processo era parte civile L’Avvocatura dello Stato costituita per conto dell’Iss alla quale dovrà essere risarcito il danno. L’Avvocatura aveva parlato di “percosse e ingiurie, ma anche atti di disprezzo tali da causare violenze psichiche e morali”.

Dello stesso avviso erano stati sia in primo grado che in appello i Procuratori del Fisco, Giorgia Ugolini e Roberto Cesarini. Questo anche se la difesa, sostenuta dall’avvocato Rossano Fabbri, ha sempre rigettato anche nel merito le accuse nei confronti della sua assistita, sostenendo anche che le prove si fossero formate tra i testimoni con una sorta di suggestione reciproca. Non sono stati dello stesso avviso, tuttavia, i giudici, sia di prima che di seconda istanza.

La contestazione, tuttavia, fu derubricata da maltrattamenti sugli anziani, articolo 235 del codice penale “maltrattamenti contro familiari e conviventi”, appunto, all’179 del codice penale, di fatto riformulando il capo di imputazione in “violenza privata continuata”.

La riformulazione dell’addebito venne attuata perché, dopo il recepimento della convenzione di Istanbul da parte del Consiglio, l’articolo del codice penale relativo al maltrattamento sugli anziani non era più applicabile al caso specifico. Elemento, questo, che deve fare riflettere anche il legislatore quando apporta delle modifiche normative o adotta convenzioni.

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