Ap: Cio’ che non si dovrebbe dire dello sciopero e del sindacato

Ap: Cio’ che non si dovrebbe dire dello sciopero e del sindacato

Ciò che non si dovrebbe dire dello sciopero e del sindacatoL’aspettativa era enorme. Che lo sciopero dovesse servire a mandare in frantumi – più della riforma tributaria – governo e maggioranza, era nella speranza di molti a cominciare da un giornale locale che venerdì 22 giugno non poteva, freudianamente, fare a meno di scrivere: “sul Pianello è previsto un vero e proprio pienone, capace di mandare a casa anzitempo quel che resta del Patto”.
Pensate che delusione! Anzi, pensate che sberla dopo il cazzotto relativo alla firma sull’accordo contro le doppie imposizioni! Non solo il governo è rimasto in piedi ma lo sciopero si è rivelato un autentico flop, nonostante tutti abbiano fatto a gara per nasconderlo, giornali in prima fila. Emblematica la pubblicazione delle foto: tutte dal basso, in modo da nascondere i vuoti di una piazza che non contiene tanta gente nemmeno quando è stracolma.
I mille partecipanti (pochi di per sé) secondo San Marino Oggi, l’Informazione e il Corriere, sono diventati, più realisticamente, settecento a giudizio di Tribuna e della Voce. Pochi ma buoni, verrebbe da dire considerando il chiasso e gli insulti. Ma tutto ciò è significativo di una leadership sindacale che rappresenta una netta minoranza di lavoratori ed è costretta, per questo, ad alzare il livello dello scontro e aizzare la piazza contro  i “buffoni” e i “ladri” che siedono in Consiglio.
Forse qualche ladro c’è davvero nella classe politica e forse i buffoni sono anche di più. Ma la politica ogni tanto prende coraggio e decide di riformare sé stessa, autolimitarsi e giudicare i propri misfatti, come accade in questo momento. Vorremmo tanto vedere i sindacalisti fare altrettanto. Vorremmo tanto, in nome di quella trasparenza a favore della quale si fanno gli scioperi, che i vetero-burocrati delle due confederazioni comunicassero i loro stipendi – rimborsi spese compresi – e i bilanci di un’azienda, il sindacato appunto, che può permettersi di mantenere a libro paga una enorme quantità di gente, come la politica non immagina nemmeno. E vorremmo tanto che i compagni dirigenti ogni tanto ricominciassero a lavorare, come in genere fanno i politici, invece di rimanere nell’empireo qualche decina d’anni e prendersela proprio con quei politici che, a parte poche eccezioni, sono tutti più seri di loro!
La vergogna con cui qualche leader demagogo ha additato il governo, la rimandiamo al mittente. Più rispetto per i politici che lo meritano e più rispetto per le istituzioni quando, del tutto legittimamente, decidono di emendare una legge secondo poteri e prerogative che non appartengono certo al sindacato. Che, in un momento di crisi come quello attuale, potrebbe ridurre lo 0,40 a favore della busta-paga dei lavoratori e alleggerire del 10% lo stipendio dei suoi burocrati per il fondo di solidarietà dei disoccupati.
Potrebbe, ma si guarda bene dal farlo!
San Marino, 25 giugno 2012                    
                                        Mario Venturini

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