L’Informazione di San Marino, editoriale di Marino Cecchetti: “La vera singolarità”

L’Informazione di San Marino, editoriale di Marino Cecchetti: “La vera singolarità”

Rassegna stampa – L’Informazione di San Marino: “La vera singolarità”

MARINO CECCHETTI – Trovo eccezionale quanto il vescovo, mons. Andrea Turazzi, ha scritto su “Il Montefeltro”, la rivista della Diocesi, nella lettera di commiato dai fedeli. Lettera in prima pagina nell’ultimo numero pubblicato a fine aprile. Non ricordo di aver letto nulla di simile da parte dei suoi predecessori e nemmeno, più in generale, da autorità esterne a San Marino che sono state in rapporto con San Marino in ragione della loro carica.

Dove sta la singolarità? Nell’aver colto in modo così chiaro, semplice e al contempo profondo la vera singolarità del nostro Paese. Quella che ci distingue da tutti gli altri Paesi dell’intero mondo: l’istituto reggenziale.

Quando fui chiamato a dare il mio contributo per superare l’impasse in cui ci si era cacciati nella procedura per il riconoscimento di San Marino come Patrimonio dell’Umanità, proposi di far leva proprio sull’istituto reggenziale, come prova della eccezionalità del nostro luogo. Dal 1243, in questo Paese abbiamo alla suprema carica due persone che regolarmente ogni sei mesi lasciano il posto ad altre due persone. Ed è ancora così.

Il Vescovo Turazzi, nella lettera di commiato,  ecco cosa dice del nostro Paese.

“Chi non ha assistito al cambio dei Capitani Reggenti in Repubblica di San Marino? Accade ogni 1° ottobre e ogni 1° aprile. Vale la pena partecipare. È un invito che rivolgo ad ogni lettore. Per me è stata una liturgia ripetuta almeno venti volte. Lo scorso 1° aprile l’ultima. Ho allargato ancora una volta il cuore ad abbracciare la storia di questa piccola nazione, grande per la sua storia e la sua tradizione. Questa pagina vuole essere come un biglietto di saluto dopo anni di servizio in questa terra da cui mi sto per congedare, non senza commozione, emozione”.

Articolo tratto da L’informazione di San Marino pubblicato dopo le 22

 

A proposito dell’inserimento della Repubblica di San Marino nel Patrimonio Unesco leggi anche il seguente articolo di Marino CecchettiIl vero patrimonio del Titano è la Reggenza, pubblicato su L’informazione di San Marino 14/07/2008

L’architetto e urbanista Pierluigi Cervellati all’apprendere che San Marino, come ‘Centro Storico e Monte Titano”, è entrato a far parte della Lista del Patrimonio Mondiale dell’Unesco, ha manifestato una certa sorpresa.
Questo il suo commento: “‘Patrimonio Unesco’ oggi è diventato una specie di blasone da esibire. Invece dovrebbe essere usato come riconoscimento impegnativo. I luoghi scelti dovrebbero poi dimostrare di saper svolgere un’attenta politica urbanistica e paesaggistica, pena la perdita del titolo”.
Dice Cervellati: “un luogo va concepito nella sua globalità e premiato se ha saputo preservare la sua peculiarità. A San Marino questo non lo vedo. Non puoi mantenere intatto il Titano e dimenticarti del resto”.
Osserva Cervallati: “per arrivare alla rocca devi passare per forza da un ’ingresso’ che non è certo un esempio riuscito di armonia urbanistica ”. E cita in contrapposizione il caso San Leo “territorio contiguo sia per geografia, sia per storia”.

Ecco, questo è il punto: la storia. È la storia il fondamento della iscrizione del sito sammarinese. Anche nel confronto con altri luoghi ben noti all’architetto Cervellati come il centro storico di Ferrara, i monumenti paleocristiani di Ravenna, nonché la Cattedrale, la Torre Civica e Piazza Grande di Modena.

Qui su questo Monte, sul Titano, si è verificato qualcosa che, in materia storica, non ha l’equivalente in altri luoghi non solo dell’Emilia Romagna.

Il 1° aprile 2008 le campane hanno chiamato ancora una volta i sammarinesi a partecipare alla cerimonia d’insediamento dei nuovi Capitani Reggenti, Rosa Zafferani e Federico Pedini Amati. I nuovi Capitani hanno ricevuto i pieni poteri dai due loro predecessori, Mirko Tomassoni e Alberto Selva, i quali li avevano ricevuti a loro volta il 1° ottobre 2007 dai due loro predecessori, Alessandro Rossi e Alessandro Mancini, e questi a loro volta il 1° aprile 2007 dai due loro predecessori Antonio Carattoni e Roberto Giorgetti e così a ritroso di sei mesi in sei mesi fin dal 1243, quando sappiamo essere “consulesFilippo da Sterpeto e Oddone Scarito.

Oltre 1500 volte si è ripetuta sul Titano la cerimonia della consegna dei pieni poteri, identica, nella sostanza, a questa di oggi. Oltre 2500 persone diverse si sono avvicendate semestre dopo semestre sul trono del potere. A due a due. Mai  uno ha tirato fuori  il coltello  per prendersi tutto il potere e fare della Guaita un suo privato castello. Qui sul Titano “niun capitano fu mai traditore, né alcun capitano o privato che tentasse mai farsi tiranno”,  ha scritto  un grande giurista dell’Ottocento.

A San Marino la storia non segue gli schemi consueti. Qui protagonista è la comunità nel suo insieme. Da subito, cioè fin dall’origine, e per sempre. Cioè per 1700 anni.

Nell’antica Roma le regole fondamentali venivano fuse nel bronzo. Negli Stati moderni è invalso l’uso di fissarle con l’inchiostro dei testi speciali delle carte costituzionali. Carta o metallo non sono che un supporto materiale da cui poi vanno trasfuse nelle menti degli individui.

Qui, su questo Monte, un Monte sacro alla Libertà, gli individui, generazione dopo generazione, si sono comportati come se le regole fondamentali della democrazia facessero parte del loro DNA, fossero assorbite col latte materno, venissero assunte per osmosi.

Gli esperti dell’Unesco, sono venuti, hanno verificato l’eccezionalità dell’evento ed hanno deciso di preservare il luogo in cui tale evento si è verificato: appunto, il Monte Titano col suo antico abitato.

San Leo, il Centro di Modena, e tanti altri siti sono arrivati o potranno arrivare al traguardo dell’iscrizione nel Patrimonio Mondiale dell’Unesco per altre motivazioni. Motivazioni che sono, in genere, quelle cui ha fatto riferimento l’architetto Cervellati.

Motivazioni, che nel caso sammarinese si sarebbero potute aggiungere in sovrappiù, se la cecità – e peggio – della classe politica sammarinese degli ultimi trent’anni non le avesse pregiudicate.

 

 

 

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