Il Forum del Dialogo torna a San Marino il 10 e 11 novembre 2023

Il Forum del Dialogo torna a San Marino il 10 e 11 novembre 2023

Rassegna stampa – Generare comunità il bene comune esige rapporti attivi di alleanza e di condivisione: è l’obiettivo del 6° Forum del Dialogo

Saranno giornate impegnative quelle del prossimo Forum del Dialogo, alla sua 6ª edizione (10-11 novembre), per aiutare a capire la complessità delle società globalizzate sempre più interdipendenti, di fronte ai cambiamenti di natura climatica, geopolitica, economica e sociale. Problemi nuovi che si aggiungono ad antiche difficoltà, rendendo sempre più difficile la loro soluzione.

Al benessere acquisito nel secondo dopoguerra, si affiancano oggi situazioni di grave povertà, di disuguaglianze, appesantite da fatti di conflitto e di violenza. Di conseguenza, all’individualismo e a quella che gli studiosi definiscono “la religione dell’io” fa seguito un grave sfilacciamento della rete di relazioni, fatta di riconoscimento reciproco, di consuetudini e di regole condivise che, in passato, costituivano il legame fra le persone e i loro territori.

Il 6° Forum, per questo, punta il suo obiettivo sul “dialogo con la Comunità civile” e cioè con tutte le componenti che sono fuori dalle istituzioni e che coinvolgono la vita, i bisogni, le domande e le attività dei cittadini, come singoli e come aggregazioni Nell’attuale situazione di crisi, con l’erosione della relazione fiduciaria fra cittadini e istituzioni va sviluppandosi, però, una molteplicità di forme associative, alla ricerca di nuovi legami d’interdipendenza fra persone e comunità, per valorizzare risorse e potenzialità locali, culturali economiche, sociali e ambientali. E’ così che, per questo processo, il bene pubblico diventa bene comune che esige rapporti attivi di alleanza solidale e di fiducia.  In questo senso, si comprende l’importanza del “generare comunità” e il bisogno di una governance che faciliti lo scambio di esperienze, con i loro successi ed anche con i loro fallimenti. Cresce, quindi, l’esigenza di un tessuto comunitario con capacità di generare relazioni solidali e di partecipazione nella cura dei beni comuni, siano essi pubblici, privati, collettivi, materiali e immateriali.

Diverse, infatti, sono le ragioni che giustificano il rapporto fra bene comune e comunità, come i diritti della persona, la qualità della vita, l’educazione, il miglioramento della qualità dei luoghi di lavoro, la tutela dell’ambiente, la legalità, la salvaguardia del patrimonio e dell’identità culturale del territorio, le forme di volontariato… Per dire che il bene comune comporta un insieme di interessi e di diritti differenti per persone diverse, tale da dover essere tutelato da una buona alleanza pubblico- privata.

In questa prospettiva, merita rilevare l’aumento dei processi partecipativi a livello internazionale. Il principio della sussidiarietà orizzontale, le reti di relazioni e le comunità sono al centro della strategia delle Nazioni Unite, come si deduce dall’Agenda 2030 che punta la sua pressione su forme di partnership e di responsabilità consapevole. Così fa l’Unione Europea con la proposta della Next Generation EU, auspicando il coinvolgimento delle comunità in progetti e in buone pratiche, in una sorta “di percorso circolare del benessere sostenibile, individuale e collettivo che parta dalle comunità e alle comunità ritorni”.

Come dire che il concetto di beni comuni rimane una formula aperta e in evoluzione, tale da richiedere il significativo impegno di una razionalità lungimirante che incoraggi processi di collaborazione e di solidarietà, come presupposto di forme di partenariato pubblico-privato-comunità.

Saranno i relatori, ma anche le testimonianze di esperienze interessanti, con i loro contributi, a facilitare la comprensione di questi fenomeni e i momenti di riflessione dei partecipanti al 6° Forum, che ben si situa nella situazione sammarinese ed in quella italiana. Situazione che sembra rassegnata ad un pericoloso appiattimento politico e civile, sopraffatto dai grandi cambiamenti di una società soggetta ad un processo di disgregazione e di perdita del senso di comunità. Si pone, quindi, la necessità d’incorag- giare processi partecipativi per saper esprimere maggiore ca- pacità di resilienza sia da parte delle persone che delle imprese e delle istituzioni. Questo in considerazione del fatto che le difficoltà sono cresciute anche per la comunità politica, a causa dei nuovi cambiamenti che rendono più difficile l’impegno di chi gestisce l’attività pubblica. Diventa allora più urgente rinsaldare i contatti con le persone che vivono direttamente gli effetti dei mutamenti in atto.

Ne abbiamo sentito echi nel discorso d’insediamento dei nuovi Capitani Reggenti al Corpo Diplomatico, con l’incoraggiamento a non perdere di vista i bisogni degli anziani e delle nuove generazioni. Interessarsi alle storie delle persone, alla cultura dei territori è, quindi, condizione necessaria per rintracciare soggetti, gruppi e movimenti costruttivi e generativi. Come dire che il lavoro per lo sviluppo di comunità, allora, non lo si può fare a tavolino, ma si fa stando nelle relazioni. Renato Di Nubila Responsabile scientifico del Forum del Dialogo

Articolo tratto da L’Informazione di San Marino pubblicato integralmente dopo le 23

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