Ap ricostruisce la vicenda Banca del Titano

Ap ricostruisce la vicenda Banca del Titano

Gli antefatti

Nel 1995 il Governo, in aperta violazione di legge, aggirando un accordo sottoscritto con l’Italia, attraverso delibere segrete, all’insaputa del Consiglio Grande e Generale, ha acquistato una emittente televisiva bolognese in gravi difficoltà finanziarie, Nuova Rete, per ampliare il bacino di utenza di San Marino RTV.

Una tangente di Stato

A seguito della concessione del nulla osta del Governo alla costituzione di Banca del Titano il 1° febbraio 1999, la Banca ha pagato una vera e propria tangente di 12 miliardi di lire per il ripianamento dei debiti contratti dal Governo per l’acquisto di Nuova Rete. Per finanziare l’operazione è stato utilizzato il capitale sociale della Banca. In tal modo è stata compromessa la sua capacità operativa e di produrre reddito ed è venuto meno uno dei principali strumenti di garanzia verso i risparmiatori.

I controlli ad occhi bendati

I costi dell’operazione sono stati iscritti a bilancio come spese di avviamento. Nonostante l’evidente assurdità di una spesa così elevata e priva di qualsiasi giustificazione per una Banca così piccola, il collegio sindacale e gli organi di vigilanza non hanno sollevato obiezioni. I controlli sono stati effettuati a distanza, solo sulle carte, ma, evidentemente, con gli occhi bendati. Anche l’Ufficio Tributario non ha avanzato rilievi di fronte a bilanci così sospetti ed alla decisione di ammortizzare le favolose ed inverosimili spese di avviamento in 20 anni anziché nei 5 previsti di norma.

Il dissesto

Una gestione piuttosto spregiudicata, caratterizzata da gravi e molteplici irregolarità, soprattutto nella concessione di prestiti senza adeguate garanzie ed in presenza di forti rischi, ha poi fatto il resto. Nei primi mesi del 2006 la situazione è diventata insostenibile. Quando l’Autorità di Vigilanza è intervenuta non ha potuto fare a meno di constatare come il patrimonio della Banca non fosse più sufficiente a coprire le ingenti perdite maturate e quelle previste.

L’intervento dello Stato

Il 27 marzo 2006 il Governo Straordinario, con la finalità dichiarata di voler tutelare il risparmio e la stabilità del sistema e per evitare le ripercussioni negative sull’intero comparto bancario-finanziario che sarebbero derivate dal fallimento della banca, ha deliberato di garantire, con un vincolo sulla cassa di riserva dello Stato, i finanziamenti concessi da Banca Centrale, a norma di statuto, a Banca del Titano. In tal modo in quei giorni e nelle settimane successive sono stati versati nelle casse di Banca del Titano 22 milioni di euro di denaro pubblico. Alleanza Popolare ha denunciato in quella occasione le connessioni fra il dissesto della Banca e l’acquisto di Nuova Rete ed ha espresso alcune riserve sulle scelte compiute, soprattutto per quanto riguarda le procedure seguite che non hanno consentito allo Stato di entrare in possesso, a fronte dell’esborso del denaro pubblico, delle azioni della Banca.

L’operato del nuovo Governo

Il nuovo Governo, costituito da PSD – AP – SU, ha sostenuto i numerosi tentativi posti in essere da Banca Centrale per trovare acquirenti seri e affidabili in grado di rilevare Banca del Titano, di ricapitalizzarla, di farsi carico del debito o almeno di una parte di esso e di rilanciarne l’attività. La selezione dei candidati è stata compiuta da Banca Centrale ed il Governo ha approvato la scelta proposta. Con la vendita ad un gruppo che ha offerto tutte le garanzie richieste e attraverso la concessione di un credito di imposta di 3,5 milioni di euro sugli utili che la Banca produrrà nei prossimi anni, lo Stato ha potuto recuperare 11,5 milioni di euro già versati nelle casse di Banca del Titano, riducendo la spesa a carico del bilancio dello Stato a 10,5 milioni.

Quali alternative?

L’unica alternativa che oggi il Governo aveva di fronte era far chiudere la Banca e rinunciare ai 22 milioni di euro versati da tempo nelle sue casse o venderla alla nuova compagine societaria e contenere le perdite a 10,5 milioni, rinunciando inoltre a 3,5 milioni di imposte che comunque lo Stato non avrebbe incassato. Anche ad Alleanza Popolare è sembrata più ragionevole e responsabile la scelta compiuta. D’altronde, se qualcuno aveva soluzioni e proposte diverse poteva avanzarle, nel Paese e nel Consiglio Grande e Generale, dove invece abbiamo ascoltato dai partiti di opposizione solo demagogia e falsità, quella stessa demagogia che purtroppo ha caratterizzato anche alcuni dirigenti sindacali. Rispetto all’interesse dello Stato è prevalso, anche in questa occasione, il tentativo di diffondere veleni e sollevare polveroni, di strumentalizzare ogni cosa con l’unico obiettivo di mettere in difficoltà il Governo appena nominato e le forze politiche che lo sostengono.

Le responsabilità

Contrariamente a quanto alcuni hanno affermato, il Governo non ha avuto alcuna esitazione nella ricerca delle responsabilità e non ha rinunciato ad alcunché. Anzi, ha deliberato di promuovere tutte le azioni possibili, sul piano civile, penale e costituendosi parte civile nei procedimenti penali, per individuare le responsabilità di tutto coloro, senza esclusione alcuna, che a qualsiasi titolo sono stati coinvolti nella vicenda della Banca del Titano e per tentare di recuperare il denaro pubblico utilizzato. A nostro avviso per fare piena luce e corrispondere alla forte domanda di giustizia che viene dai cittadini, la Magistratura dovrebbe iniziare ad indagare dal 1995, anno di inizio di questa brutta storia.

Per saperne di più

Sul sito di Alleanza Popolare www.alleanzapopolare.net sono pubblicati gli interventi svolti nel Consiglio Grande e Generale del 3 e 4 dicembre 2007 dai Consiglieri di AP e dal Segretario di Stato all’Industria e la relazione integrale del Segretario di Stato alle Finanze.

I Consiglieri possono invece partecipare alla prossima seduta della Commissione Consiliare Finanze per un’apposita audizione dei rappresentanti di Banca Centrale che, su invito del Governo, relazioneranno sul lavoro svolto e risponderanno alle domande che saranno loro rivolte.

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