Arresto di Gabriele Gatti. Libero: Arrestato il ‘monumento’ di San Marino

Arresto di Gabriele Gatti. Libero: Arrestato il ‘monumento’ di San Marino

Libero

Gabriele Gatti è accusato di corruzione e riciclaggio

Arrestato il «monumento» di San Marino Era in stretti rapporti con Prodi e i suoi

Giacomo Amadori

Ieri a San Marino è caduto un monumento. Si tratta di Gabriele Gatti, ex capitano reggente (capo di Stato) ed ex segretario di Stato (ministro) agli esteri, agli affari politici e alle finanze. Dagli anni ’80 a oggi è stato un punto di riferimento per la politica italiana e soprattutto per i democristiani ed i suoi eredi. Le cronache hanno sottolineato il suo stretto legame con l’ex premier italiano Romano Prodi e il suo entourage, una parte del quale attivo a San Marino. Gatti è accusato di associazione per delinquere, corruzione e riciclaggio, in particolare per una speculazione immobiliare da 60 miliardi di vecchie lire. Le condotte illecite sarebbero durate dal 1999 al 2015. Il fascicolo è collegato al processo che ruota intorno alla concessione di otto licenze bancarie in cambio di tangenti milionarie. Il procedimento, al via domani, coinvolge, tra gli altri, esponenti democristiani come Claudio Podeschi e socialdemocratici (il Pd sammarinese) come Fiorenzo Stolfi, oltre a Giuseppe Roberti, banchiere e politico italiano, pure lui imputato nel processo: «Non ho mai negato una sorta di concorso esterno in riciclaggio» ammette Roberti con Libero. Lui, Gatti e Podeschi sono accusati di aver costruito prove false contro Alberto Buriani, uno dei due magistrati che ieri ha fatto arrestare l’ex segretario di Stato. Scrivono i commissari della legge nell’ordinanza: «Roberti vuole “delegittimare il tribunale”, usando argomenti scabrosi che possano insinuare il dubbio sull’operato dei magistrati. I colloqui sono registrati da Roberti all’insaputa di Podeschi e Gatti. Roberti ha più volte dichiarato di poter disporre di documenti a sostegno delle sue affermazioni, ma non avendo le prove, le fabbrica abusivamente». Roberti martedì scorso ha depositato un esposto con allegate le registrazioni dei colloqui, risalenti al 2014. La falsa prova contro Buriani riguarda una presunta mancata incriminazione di Gatti per falsa testimonianza nel 2006. Per sfortuna dei congiurati, qualcun altro dei presenti avrebbe registrato gli incontri e inviato al tribunale il “backstage” delle riunioni segrete: «Secondo l’intenzione di Roberti, Gatti si dovrebbe prestare a testimoniare di aver concordato con Buriani l’esito dell’indagine. Sennonché la “trovata” di Roberti, appare a Gatti un’inutile calunnia: “È una cazzata questa qui. Ti mettono dentro (…) ci vogliono gli elementi ragazzi (…)”». Le certezze di Roberti a questo punto si incrinano: «Questa qui di Buriani dici che non regge?» domanda. Ma poi non si dà per vinto e presenta la denuncia.
L’indagine «addomesticata» sarebbe quella sulla rocambolesca evasione dal carcere di San Marino (giugno 2000) di Luciano La Pietra, un pedofilo riminese arrestato nel 1999 e condannato a sei anni e mezzo. Buriani quando chiede l’archiviazione del procedimento, nel febbraio del 2006, lancia pesanti sospetti su Gatti. Infatti il politico nel 2000 era contrario a un’indagine amministrativa sulla fuga di La Pietra e il giudice, per spiegarne il motivo, riporta le parole di un altro ex ministro: «Si sapeva in effetti che alcuni personaggi italiani avevano espresso solidarietà nei confronti di La Pietra e il Segretario agli esteri riteneva che occorresse non deteriorare i rapporti (con un’indagine amministrativa sulla fuga ndr) con alcuni ambienti politici che in quel momento contavano. (…) Si sapeva che il dottor Gianni Pecci aveva mostrato solidarietà. Pecci ricopriva all’epoca un incarico diplomatico per San Marino ed era persona assai vicina all’onorevole Prodi allora presidente del Consiglio (in realtà era presidente della commissione europea ndr). Pecci in virtù di questa vicinanza a Prodi si era accreditato anche presso gli ambienti politici sammarinesi, in particolare nei confronti del Segretario degli Affari esteri». Buriani chiede l’archiviazione per Gatti perché il reato di favoreggiamento nel 2006 è ormai prescritto. Quasi 10 anni dopo, secondo i magistrati, lo stesso politico «si dice ben disposto a coltivare l’argomento “La Pietra”» contro Buriani, «solo che va dosato ed evocato al momento giusto». Purtroppo per lui deve aver sbagliato i calcoli e ieri è finito in manette.

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