Asssemblea Carisp. I vincoli dello Stato. Giuseppe Maria Morganti, La Tribuna Sammarinese

Asssemblea Carisp. I vincoli dello Stato. Giuseppe Maria Morganti, La Tribuna Sammarinese

La Tribuna Sammarinese

L’assemblea delibera l’aumento di capitale di 80 milioni già interamente
sottoscritto da Fondazione e Sums

 La Cassa di risparmio resterà saldamente
nelle mani dei sammarinesi, parola dei tre presidenti

Le svalutazioni
richieste da Banca Centrale aumentano rischio di una scalata da parte di
privati
.

Giuseppe Maria Morganti

“Disastroso e irresponsabile
sarebbe
lasciare il pacchetto di
maggioranza della Cassa
di Risparmio nelle mani
di non sammarinesi”.
Non ha usato mezzi toni il
Presidente della Fondazione
San Marino, Tito Masi,
ieri nel corso della conferenza
stampa in cui i tre
presidenti, Masi, Galassi
(Sums) e Giacomini (Carisp)
hanno annunciato la
sottoscrizione dell’aumento
di capitale della storica
banca per 80 milioni di
euro. Con l’operazione decisa
ieri dall’assemblea dei
soci il capitale sociale della
Cassa di Risparmio risale
a quota 208.037.780 euro
e il capitale netto, comprensivo
delle riserve ordinarie,
sfiora così di nuovo
i 250milioni di euro. Cifra
indispensabile per rispondere
ad un’esigenza
improrogabile, quella di rientrare
nei parametri stabiliti
dalla legge, che fissano
all’11% il coefficente
di solvibilità. Il progetto
si consoliderà a fine anno
con l’emissione del prestito
obbligazionario convertibile
che metterà sul
libero mercato titoli per
80milioni di euro che, dopo
due anni, potranno trasformarsi
in azioni. Tale
cifra porterà il capitale
di garanzia al di sopra
dei 300 milioni, ma con un
elemento di incertezza segnato
dalle inevitabili svalutazioni
del patrimonio
previste sia per il 2012 che
per il 2013. La delicatezza
di questa fase sta ovviamente
nella capacità della
Carisp di mantenersi su
parametri che consentono
di non rinunciare ad un livello
di raccolta ancora al
primo posto in Repubblica
con oltre 2miliardi di euro,
di cui 1,7 di raccolta diretta,
e impieghi altrettanto
importanti se si valuta
che circa 1,5 miliardi sono
ancora impegnati nell’operazione
Delta. Ogni anno
gran parte di questi crediti
vengono recuperati ma
ci vorranno circa dieci anni
per l’intera somma e
solo allora sarà possibile
contabilizzare l’eventuale
perdita al di là del capitale
di rischio investito. Cassa
di Risparmio per questo
ha già messo a riserva
500 milioni di euro alimentando
costantemente
i fondi di tutela contro
le svalutazioni. Tale cifra
pare sufficiente per supportare
le perdite che si
prevede derivino dall’impossibilità
di recuperare
in toto i prestiti effettuti
a Delta. Dettagli ancora
più precisi si conosceranno
comunque dentro l’anno
quando (finalmente)
Banca Intesa acquisirà Sedicibanca
e Bentos Assicurazioni,
sgravando la Carisp
di una parte importante
del proprio impegno e
togliendo a Delta la caratteristica
di Gruppo Bancario.
Ciò automaticamente
porrà anche fine alla lunga
e complicata gestione
commissariale, voluta da
Banca d’Italia, che ha comportato
una pesante svalutazione
del capitale e ha
generato problematiche
non da poco nella gestione
dei crediti, creando rischi
sempre più alti nella possibilità
di recuperarli integralmente.
Con il 2012 anche
questa difficoltà dovrebbe
terminare e la gestione
del recupero dei
crediti passerà nelle mani
delle banche creditrici,
Carisp compresa, che essendo
direttamente interessate
al risultato potranno
rimettere in moto tutte
le tutele per rendere il ruisultato
finale migliore. Nel
frattempo lo scoglio principale
sta nel rapporto con
Banca Centrale che ha la
doverosa funzione di vigilanza
e quindi di richiedere
alle banche di effettuare
tutti quegli accantonementi
prudenziali giudicati
indispensabili per la tutela
dei risparmiatori, ma
che se dovesse irrigidirsi
ulteriormente, potrebbe
richiedere ulteriori svalutazioni
del capitale di vigilanza
vanificando in parte
lo sforzo, fatto anche dallo
Stato con il prestito di 60
milioni di euro concesso
alla Fondazione San Marino.
La logica porta a sottolineare
che più è alta la richiesta
di tutele fatta da
Banca Centrale più è alto il
rischio che possa attuarsi
una scalata da parte di privati
al capitale della Cassa
di Risparmio generando
quel rischio che il Presidente
Masi ha voluto ieri
decisamente sottolineare
dicendo che la maggioranza
delle azioni deve rimanere
in mano alla Fondazione.
“Lo dice la legge”
ha confermato in appoggio
a questa tesi il Presidente
della Sums, Clelio
Galassi. Quando si sono
costituite le fondazioni
che detengono il capitale
delle due banche storiche
(Bsm e Carisp) il Consiglio
ha fissato tassativamente
questo tetto invalicabile
e solo una decisione
del Consiglio potrebbe
derogare al controllo delle
Fondazioni sulle due banche.
Servirebbe quindi una
decisione politica, ma si sa
che l’economia costringe
spesso a scelte anche non
desiderate e quindi sarà
molto meglio che Banca
Centrale, lo Stato, la Fondazione,
la Sums agiscano
all’unisono affinchè questo
rischio non si corra.
Se dovesse passare in mano
private o peggio ancora
straniere, la potenzialità
della Cassa di Risparmio,
che oggi vanta rapporti di
clientela con il 50% dei residenti
a San Marino, potrebbe
non essere più un
pilastro per l’economia locale
e la concentrazione di
potere dell’istituto potrebbe
generare problemi anche
per la democrazia

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