Auto usate da San Marino: conviene acquistarle? Da sicurauto.it

Auto usate da San Marino: conviene acquistarle? Da sicurauto.it

Da sicurauto.it

Auto usate da San Marino: conviene acquistarle?

Il quesito di una lettrice rende attuale l’argomento della vendita delle
auto con evasione dell’Iva intracomunitaria. Ecco qualche consiglio

 

Sono numerosi i lettori che domandano a SicurAUTO se le vetture importate da
un operatore non ufficiale, in particolare se proposte via internet, si
possano acquistare con fiducia.
Il recente quesito di una lettrice
allettata da un’offerta proveniente dalla Repubblica di San Marino ci offre lo
spunto per sottolineare che le cosiddette “frodi
carosello” sul commercio di veicoli con evasione dell’Iva non sono affatto
debellate. Non sappiamo se l’affare proposto alla lettrice nascondesse qualche
illecito, ma ecco il suo quesito, nonché qualche informazione per chi non ha mai
sentito parlare dell’argomento e qualche consiglio utile a chi
vuole star lontano dagli acquisti poco trasparenti.

«Gentili di SicurAUTO,

su un noto sito di compravendita di vetture ho trovato una
Volkswagen Golf usata che vorrei acquistare. La macchina viene importata
dalla Germania
da una ditta di San Marino. Ho parlato con il venditore
il quale mi ha detto che se la compro come privata il prezzo è quello presente
sul loro sito, altrimenti c’è da pagare la differenza con l’Iva italiana.
Qualora fossi interessata al veicolo (con le caratteristiche riportate
nell’annuncio), mi verrebbe inviato un contratto da firmare e un codice IBAN per
il versamento del 10 % del valore dell’auto. Dovrei saldare il resto di persona,
con assegno circolare e con 230 euro in più. Mi verrebbe poi data una targa
provvisoria, l’assicurazione per un mese e potrei ritirare la macchina in attesa
delle targhe italiane, alle quali provvederebbero loro previo pagamento di 800
euro. Dalle e-mail ricevute e dalle comunicazioni telefoniche
sembrerebbe tutto regolare, ma poichè ho letto diversi articoli
sulle truffe online mi chiedevo se potreste fornirmi qualche indicazione utile a
non trovarmi di fronte a delle sorprese».

SAN MARINO È SOTTO LA
LENTE –
Dalla descrizione dell’annuncio fornitaci dalla lettrice
escluderemmo di trovarci di fronte alla classica truffa online del tipo “prendi
i soldi e scappa” (consultate la
nostra guida), cioé a un venditore “fantasma” che, dopo aver incassato
l’anticipo (o anche il saldo totale, se la truffa si spinge fino alle estreme
conseguenze), sparisce senza lasciare traccia e senza consegnare la vettura.
Piuttosto, alcune caratteristiche dell’offerta (il Paese di provenienza
dell’auto, il fatto che sia una Golf e che venga proposta da San Marino)
potrebbero (il condizionale è d’obbligo) far pensare a un illecito assai più
subdolo che le nostre forze dell’ordine ben conoscono e che definiscono “frode
carosello”. In altre parole, si tratta dell’evasione dell’Iva intracomunitaria,
un tipo di truffa ai danni dell’erario (che riguarda, e non solo, anche il settore
degli pneumatici) per la quale anche alcuni operatori di San Marino in
passato sono finiti nei guai. In realtà, dopo alcuni episodi clamorosi del 2009,
gli operatori della piccola repubblica sono, per così dire, nel mirino delle
forze dell’ordine italiane (e le autorità sammarinesi collaborano ampiamente con
le nostre per smascherare i furbi) e poiché lo sanno benissimo, di solito rigano
dritti. Quindi, è improbabile che l’azienda segnalata abbia deciso d’accettare
il rischio di impegnarsi in affari poco chiari. Anche la richiesta di versare la
differenza tra l’Iva di San Marino e quella Italiana (che vale l’8,5%) nel caso
l’acquirente sia un’azienda è perfettamente lecita e prevista dalle leggi che
regolano i rapporti tra i due Paesi.

ECCO COME AGISCONO I “FURBETTI” DELL’IVA – Con
il termine di “frode carosello” si identifica generalmente l’attività criminosa
di operatori che si nascondono dietro aziende estere create “ad hoc” e, tramite
macchinosi passaggi di documenti, non pagano l’Iva sulle vetture usate (cioè,
per definizione comunitaria, con meno di 6 mesi di vita e meno di 6 mila km) nel
Paese dove ha avuto origine la vendita dell’auto, né in quello di destinazione
finale. Il termine di “carosello” è dovuto al vorticoso giro di
documenti fiscali
indispensabili per dare corso alla truffa, prodotti
dalle cosidette società “cartiere” (così definite perché producono, appunto,
molta “carta”). Dopo un certo numero di operazioni illecite, tali aziende
spariscono senza lasciare traccia e senza pagare alcuna imposta. Contrariamente
a ciò che può sembrare, la truffa erariale può avere spiacevoli conseguenze
anche per l’acquirente finale, e poco importa se il venditore dichiara che la
vettura “è fatturabile” e che ha l’Iva regolarmente esposta. Ciò che conta non è
certo che l’acquirente paghi l’Iva al venditore (sicuramente quest’ultimo la
pretende!), ma che l’Iva sia stata effettivamente versata o meno
all’erario del Paese di competenza
dall’altra società (possono anche
essere più di una) che sta alle spalle del venditore stesso. Inutile dire che in
questo genere d’affari l’Iva non viene mai versata e ciò permette a chi si serve
di questi stratagemmi di praticare prezzi particolarmente allettanti, proprio
quelli che fanno da irresistibile esca al cliente che cerca di risparmiare
qualcosa.

INCAUTO ACQUISTO IN AGGUATO – Dopo un certo
numero di anni di relativa “impotenza” della Guardia di Finanza di fronte a tali
crimini, le cose sono un po’ cambiate e in caso di controlli le Fiamme Gialle
sono ora in grado, qualora accertino l’evasione, di sequestrare targhe e
documenti di circolazione dei veicoli interessati,
anche se
l’acquirente finale è in buona fede. Se ciò accade, è ovvio che la vettura, pur
regolarmente pagata dal legittimo proprietario, diventa inservibile, e tale
resterà fino a quando le indagini non saranno chiuse accertando l’assoluta
estraneità dell’acquirente nella truffa. Solo a questo punto targhe e documenti
potranno essere restituiti, ma intanto il proprietario è rimasto senz’auto e può
essere sospettato di “incauto acquisto”, dal quale dovrà difendersi. In passato,
per esempio, ciò si è verificato per un noto rivenditore di auto in provincia di
Vercelli, e la Gdf ha sequestrato i documenti e le targhe di oltre 145
veicoli da lui venduti e regolarmente pagati dai clienti,
più o meno
ignari che fossero, i quali hanno poi dovuto privarsi per mesi delle auto in
attesa che la legge facesse il suo corso.

CONCESSIONARIO O IMPORTATORE? – Il consiglio
che possiamo dare ai lettori interessati, a parte quello generale di non farsi
potenziali complici di venditori disonesti che a fronte di una truffa riescono a
vendere auto a prezzi che i loro colleghi onesti non possono permettersi, è di
non correre rischi e di rivolgersi agli operatori non sospetti, di trasparenza
riconosciuta e dalla consolidata presenza sul mercato. Il che non significa
necessariamente che suggeriamo di ricorrere ai concessionari ufficiali:
la certezza assoluta di affari “puliti” non c’è neppure in questo
caso.
Anzi, molte indagini avviate dalla polizia tributaria negli
ultimi tempi riguardano proprio operatori che esibiscono la rassicurante insegna
di una casa, come dimostra il caso, tuttora aperto delle due concessionarie Bmw di Bologna
appartenenti al medesimo imprenditore. Noi di SicurAUTO, ovviamente, non
intendiamo fare di tutte le erbe un fascio: sia la categoria dei concessionari,
sia quella degli importatori non ufficiali annoverano tra le loro fila
elementi onesti e altri che lo sono meno, a San Marino come
altrove.

QUALCHE PRECAUZIONE – Tuttavia, qualche
semplice precauzione possiamo sempre suggerirla per consentire ai lettori una
certa autodifesa preventiva, anche se è meglio chiarire subito che
sistemi per identificare a colpo sicuro un commerciante evasore
di Iva non ce ne sono. Almeno, non sono a disposizione di chi non porti una
divisa. Intanto, come regola generale, sconsigliamo in linea di massima di
inviare denaro per l’acquisto di una vettura che non è ancora arrivata
in Italia
e della quale il venditore non ha ancora materialmente la
disponibilità. Se invece ce l’ha, è opportuno che l’acquirente vada a vederla
con i suoi occhi (proprio quella, e non una uguale) e che si faccia rilasciare
una copia del maggior numero possibile di documenti che
l’accompagnano: carta di circolazione originale estera che riporti anno e mese
di immatricolazione e nome del primo proprietario, il certificato di garanzia
internazionale, il libretto dei tagliandi che attesti la manutenzione regolare
del veicolo e il suo chilometraggio effettivo. Infine, occorre prendere nota del
numero di telaio completo, fornendo il quale alcune case automobilistiche (e
anche i concessionari collaborativi) accettano di rivelare una specie di
mini-storia del veicolo. Un altro tentativo lo si può effettuare facendo
dichiarare al venditore di quale agenzia si serve per le pratiche
di nazionalizzazione e successiva immatricolazione con targhe italiane del
veicolo importato. Ottenuto il nominativo dell’agenzia, la si può contattare per
cercare di sapere se alle spalle del venditore stesso ci sono altri
intermediari, e quali sono, e se ad acquisto avvenuto l’agenzia è disposta a
consegnarle una copia del modello F24 che attesta il pagamento in Italia
dell’Iva di quella specifica vettura. Se il venditore non ha la vettura in
visione oppure se lui stesso e l’agenzia di pratiche auto rifiutano di mostrare
o consegnare copia anche di uno solo dei documenti richiesti, deve suonare
qualche campanello d’allarme.

NON FATE GLI ALLOCCHI – Anche se nessuno dei
suggerimenti che abbiamo dato può garantire al 100% un acquisto privo di rischi,
metterli in pratica farà certo capire al venditore che il cliente che si trova
davanti non è un allocco sprovveduto, ma un consumatore consapevole e
intenzionato a comprare solo in presenza di un operatore trasparente. E
forse lo faranno desistere dal rifilare un vettura sospetta
a chi gli
sta davanti. In ogni caso, se l’interlocutore trasparente proprio non lo è,
meglio lasciar perdere: chi non ha nulla da nascondere, non cerca di nascondere
nulla. In caso contrario, vuol dire che qualcosa da nascondere c’è. Ed è sempre
meglio pagare un po’ di più un auto “regolare” che un po’ di meno una vettura
che ha come accessorio il trucchetto dell’iva.

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