Avvenire, Paolo Guiducci. San Marino costretta a una svolta di rigore.

Avvenire, Paolo Guiducci. San Marino costretta a una svolta di rigore.
Avvenire
San Marino costretta a una svolta di rigorePaolo Guiducci.
I Titani alle urne per
decidere il loro futuro non imitano l’Italia. Quasi l’88% dei sammarinesi
residenti si è recato domenica in cabina elettorale per esprimere la propria
preferenza. Un dato che sommato a quello dei residenti all’estero (17,07%) fissa
la percentuale dei votanti al 63,84%. Niente astensionismo, dunque, in questa
tornata elettorale, e vittoria della stabilità: dalle urne arriva
l’apprezzamento per la coalizione “Bene Comune”, ovvero la coalizione che aveva
governato il Paese durante la precedente legislatura (caduta dopo le dimissioni
in estate di due ministri). Democrazia Cristiana, Alleanza Popolare con
l’allargamento al Partito dei Socialisti e Democratici, hanno ottenuto il
51,12%, risultato che permette di non andare al ballottaggio. E, d’altra parte,
era proprio questo il risultato che i sondaggisti locali davano per certo. Il
Psd è anche il partito di riferimento con il 24%, seguito dalla Dc sammarinese
(20,26). Buono il risultato di Cittadinanza Attiva (15,7%), mentre tra le liste
civiche esulta la neonata Movimento rete capace di prendere il 6,2% delle
preferenze. Sono state comunque elezioni record. Mai nella storia di San Marino
si erano infatti viste undici liste, tre coalizioni, tre liste non coalizzate e
quattro movimenti civici ambire al parlamento della piccola repubblica. Fatte
tutte le somme, si erano schierati ai blocchi di partenza la bellezza di 374
candidati, espressione trasversale della società. Il compito che aspetta la
coalizione vincente, nonostante il risultato elettorale, in realtà non è dei più
semplici. Mai come ora i sammarinesi si sentono deboli, investiti da una crisi
economica senza precedenti, con le banche sempre nell’occhio del ciclone e una
politica incapace di governare e molto frammentata. La Repubblica più antica del
mondo deve anche risolvere con l’Italia le continue “frizioni” riguardanti i
frontalieri, i lavoratori italiani che salgono il Titano per lavorare con la
doppia imposizione (tasse in Italia e tasse sul Titano) sempre al centro di
feroci polemiche. In particolare, risale all’epoca dell’ex ministro Giulio
Tremonti l’inasprimento dei rapporti Italia-San Marino, specie con le richieste
– sul Titano considerate dei ditkat veri e propri – sullo scambio automatico
d’informazioni in ambito finanziario. Negli ultimi tre anni rivendicano dal
governo sammarinese, la Repubblica ha rivisto diverse normative per una maggiore
e migliore collaborazione con gli Stati esteri, ha abolito le società anonime,
ha dato la possibilità di accedere ai dati dei soci nel caso di quote sociali
intestate a una fiduciaria. La collaborazione è stata avviata in particolar modo
con l’Italia, con la Guardia di Finanza, per un monitoraggio più capillare dei
traffici sospetti. Ed è proprio in quest’ottica che San Marino – un tempo isola
felice per le aziende a causa dell’iva più dolce – pretende che il suo impegno
sia riconosciuto dall’Italia, soprattutto nel difficile contesto dell’ultimo
scudo fiscale per cui ha intensamente collaborato e con un’ingente uscita di
capitali dalle sue banche.

 

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