BILANCIO ANCORA IN DEFICIT NONOSTANTE LE PAROLE…

BILANCIO ANCORA IN DEFICIT NONOSTANTE LE PAROLE…

BILANCIO ANCORA IN DEFICIT NONOSTANTE LE PAROLE…

Non penso che la maggioranza possa essere lodata per aver voluto affrontare i problemi del bilancio dello Stato, è suo compito se non volete far fallire lo Stato. Volete un premio per questo? Il problema è come li affrontate. E questo bilancio chiude ancora in deficit di 16 milioni di euro. Non ricordo ma mi pare che sia il 4° anno consecutivo.

Sottolineo a tale proposito che avere delle spese obbligatorie da affrontare non giustifica certo il mantenimento di un deficit. Se gli Stati indebitati ragionassero così, fallirebbero in breve tempo. Occorre invece coprire anche le spese obbligatorie, generando un avanzo utile a compensarle, e questo non viene fatto. 

Si chiude ancora in passivo e tra l’altro la riduzione del deficit avviene principalmente con provvedimenti straordinari, dei quali il più significativo sembra essere, se ho capito bene, un non meglio definito condono fiscale che, di fronte ad una riforma fiscale che non riforma nulla sul fronte degli accertamenti, rappresenta una politica assolutamente non condivisibile e capace di generare altra evasione.

Noi crediamo che si sarebbe dovuti arrivare già da molti anni al pareggio di bilancio, per garantire un futuro sicuro alle finanze del nostro Paese e non accumulare debito. Agendo sui tagli di spesa, cosa che il Governo non ha fatto. Quindi c’è davvero poco da esultare o da felicitarsi visto che continuate a portarci un bilancio in passivo. Altrochè responsabilità.

LA RIFORMA FISCALE DARÀ MOLTO POCO E DEPRIMERÀ ECONOMIA

Della riforma fiscale abbiamo già detto: per vostra stessa ammissione, non porterà più di 5,5 milioni di euro netti al bilancio dello Stato, una volta considerata l’eliminazione dei provvedimenti straordinari degli anni scorsi. Sono ovviamente troppo pochi, considerando che l’aumento della tassazione sui redditi certi ridurrà la domanda, i consumi e quindi le entrate future, obbligando a nuovi inasprimenti fiscali solo per mantenere il livello delle entrate.

Una scelta, quella della riforma fiscale, che è quindi non condivisibile sotto tutti i punti di vista, compreso quello del gettito.

SUI TAGLI DI SPESA, QUALCOSA DI BUONO MA CON TANTI DUBBI

Serviva quindi ancor di più, come detto, agire sui risparmi di spesa. Ma anche qui dovevano essere tagli strutturali, che potessero ridurre la spesa non per un anno, ma per sempre. Dovevano essere tagli veri, non tagli che spostano semplicemente il carico sulle spalle altrui. E dovevano essere tagli non lineari ma selettivi e mirati, per tutelare la funzionalità dei servizi e le fasce deboli della popolazione. Aspetto non trascurabile.

Anche in questo bilancio queste scelte mancano pressochè completamente, tranne 2 elementi. Bene la riduzione delle indennità e sulla non erogazione delle stesse nei momenti in cui la funzione non venga svolta, interventi purtroppo confinati al 2014, se confermati.

Ed è positivo l’aumento del contributo di solidarietà sulle pensioni, anche se si poteva fare molto molto di più (una pensione fra i 4 e i 5 mila euro mensili, una enormità, viene fra il 3% e il 5%, davvero non molto). 

Devo dire però, sotto questo aspetto, che il Segretario Felici ha lanciato la palla in campo senza dire di più, ipotizzando una riforma più generale del sistema previdenziale, arrivando ad una autosostenibilità del meccanismo. Noi abbiamo delle idee in merito per creare un sistema sostenibile finanziariamente e tutelante per le fasce deboli. Spero se ne possa parlare e che non si arrivi anche qui col fatto compiuto in aula, perché se l’obiettivo fosse quello di caricare continuamente oneri sui fondi pensione, come state facendo anche con questa e altre leggi, per poi giustificare con l’emergenza il passaggio ad un sistema meno equo e tutelante per le fasce deboli, questa scelta sarebbe delittuosa ed andrebbe denunciata con forza. 

SUL FRONTE DELLA RIDUZIONE DELLA SPESA, SI TAGLIA SUI SERVIZI…

Per quanto riguarda il resto, è buio pesto. 

Tagliare fondi agli Enti, e penso in particolare al taglio di 2,5 milioni di euro all’Iss senza dare alcun mandato o senza dettare norme per evitare la riduzione dei servizi e delle prestazioni ai cittadini significa tagliare le spese sulle spalle delle fasce più deboli, aprire la strada all’introduzione di ticket sanitari ed alla privatizzazione della sanità. Ed a proposito dei ticket, sicuramente non si faranno adesso perché l’opposizione ha lanciato l’allarme e quindi è meglio fermare per un po’ le bocce; ma, cari cittadini, si farà tra qualche mese perché altrimenti l’Iss non riuscirà a far quadrare i conti a causa dei tagli del Governo e, se saranno confermate le linee ipotizzate, si farà senza esenzioni, senza distinzioni e senza tutele per le fasce deboli della popolazione. Su questo ci sarà la nostra massima attenzione, consci che prima di procedere al ticket ci sono mille possibili aree di risparmio su cui agire.

E SI SPOSTA IL CARICO SUL FONDO PENSIONI, SUI GIOVANI

Inoltre, sempre su questa falsariga, inserire norme come la riduzione del trasferimento ai fondi pensione dal 10% al 5% oppure come la riduzione della spesa per il personale della PA attraverso pensionamenti anticipati senza nessun disincentivo significa fare un operazione di maquillage finanziario che riduce le spese sul bilancio e le aumenta sul fondo pensioni, anticipando come detto la necessità di una ulteriore riforma previdenziale.

Il tutto senza considerare la totale iniquità della proposta, che, se confermata nella versione in prima lettura, prevede un trattamento di un tipo per i dipendenti della Pa ed un trattamento molto più penalizzante per i dipendenti privati. Qui il principio di uguaglianza va a farsi benedire.

Chiedo un preciso riferimento al Segretario alla Sanità sull’impatto di queste norme sui Fondi Pensioni e sul suo equilibrio, noi non ci stiamo a spostare il carico sulle pensioni e quindi sulle nuove generazioni per consentire al Governo di ridurre artificiosamente il deficit.

TAGLI ALLA SPESA SENZA RIFORMA DELLA MACCHINA PUBBLICA = TAGLI A SERVIZI

Lasciatemi poi fare una considerazione sull’annunciato taglio lineare alla spesa corrente,  compresi gli stipendi.

Noi siamo fermamente contrari ai tagli lineari, perché non consentono di raggiungere nessun obiettivo nobile di miglioramento della funzionalità della macchina pubblica, ma solo di penalizzare i servizi e le fasce più deboli della popolazione. I tagli lineari sono la soluzione semplice per chi non ha voglia di fare riforme o di scontentare le proprie clientele, e non è un caso che il Governo scelga proprio questa via.

La via invece sarebbe un’altra: responsabilizzare i dirigenti nella gestione dei propri servizi, dargli un budget fisso non derogabile, dargli autonomia nella gestione del personale e del servizio stesso, alla fine valutarli con un meccanismo trasparente basato sia su parametri quantitativi che sulla soddisfazione degli utenti, e poi pagarli sulla base dell’esito di questa valutazione. Una profonda riforma organizzativa della PA.

È quello che abbiamo proposto nel nostro programma e sarebbe un riforma epocale che consentirebbe di tagliare enormemente i costi attraverso la gestione autonoma del budget, non intaccare i servizi per non ridurre la soddisfazione degli utenti, far crescere la meritocrazia attraverso il processo di valutazione, aumentare gli incentivi al lavoro e alla qualità attraverso l’autonomia della gestione del personale. Cosi si che potremmo tagliare gli sprechi e le inefficienze, non coi tagli lineari dell’1,5% che non possono che scaricarsi sui servizi. Se un giorno vorrete parlarne, noi siamo disponibili.

TAGLI AGLI STIPENDI: LINEARI E SENZA FINALIZZAZIONE

Quanto poi al taglio degli stipendi mi viene da sorridere pensando a quello che ci avete detto quando abbiamo proposto il reddito di cittadinanza.

La nostra proposta prevedeva un taglio medio inferiore al 2%, per recuperare 3 milioni di euro. Oggi voi proponete la stessa cifra con 2 differenze: è un taglio lineare uguale per tutti, da chi prende poco a chi prende molto, e serve solo a chiudere i buchi che continuamente create, mentre nella nostra proposta il taglio era progressivo ed andava a toccare praticamente per niente chi ha redditi bassi e tantissimo chi ha redditi alti e soprattutto serviva a finanziare un potente strumento di protezione sociale per i disoccupati senza reddito.

Si sa che quando le cose le propone l’opposizione sono da respingere a male parole mentre se lo fa la maggioranza vanno bene. Ma secondo me, ragionandoci bene, anche voi dovreste ammettere che la nostra proposta era migliore.

Che occorra intervenire sulle retribuzioni è vero, ma la forbice del 23% fra pubblico e privato non nasce oggi, quindi non cadete dal pero, esiste da anni. La differenza è nel come si interviene per riequilibrare, lì sta la differenza.

Tagli differenziati e progressivi e soprattutto contratto unico pubblico privato, anch’esso proposto dalla nostra coalizione nel proprio programma elettorale, sono la soluzione per ridurre la forbice pubblico/privato e ridurre i costi della parte della spesa pubblica legata a stipendi. Ma anche qui quando arriveremo a qualcosa di concreto?

SULLO SVILUPPO? NIENTE

Servirebbe un’azione decisa, come detto, una medicina amara per qualche anno per recuperare risorse da usare per lo sviluppo del Paese, grazie al quale ottenere nuova crescita e nuovi posti di lavoro, incamerando entrate. 

Invece si procede per piccoli passettini: fino a ieri ad esempio ci si gloriava di non toccare gli stipendi mentre oggi si interviene toccandoli poco, domani inevitabilmente si interverrà toccandoli un po’ di più, ma sempre e soltanto per coprire i buchi, non per trovare le risorse per fare sviluppo e garantire crescita al Paese. E questo vale per tutti i tagli, si fa il minimo indispensabile per coprire i buchi, senza una direzione per il futuro. Non è questa la scelta giusta.

La logica dello sviluppo è proprio assente nel Governo. La parte legata allo sviluppo in questo bilancio è disarmante per il suo minimalismo: a parte il consueto Parco Tecnologico e l’ennesimo “faremo” sull’Iva, non c’è nulla. Anzi, c’è un taglio del 14% circa delle spese in conto capitale. 

Bisogna agire su questo fronte, e in fretta, ma finora, a parte gli interventi sul tema delle residenze e degli incentivi fiscali che già abbiamo ritenuto interessanti ma non sufficienti, il Governo non sta facendo niente. 

Moltissimi dei nostri emendamenti punteranno al tema dello sviluppo, a costo zero visto che non ci sono soldi a disposizione e cercando di dare un po’ di forza alla nostra economia nei vari ambiti. È assolutamente questa la priorità del Paese e dobbiamo capirlo tutti.

E speriamo ci si possa ragionare sul serio, perchè per le parole il tempo è finito.

 

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