Black-list, chiude la prima azienda

Black-list, chiude la prima azienda

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SAN MARINO 30 GIUGNO 2010 – La black-list ha provocato la prima “vittima”. Si tratta della Difass di Dogana, attiva da dieci anni nella ricerca e sviluppo farmaceutico. L’azienda ha ceduto l’attività a imprenditori della provincia di Rimini. La Federazione Industria della CSU ha firmato un “accordo ponte” che interessa il trasloco di 21 dipendenti, 13 sono lavoratori sammarinesi. Dì la tua su facebook


“Tanto tuonò, che piovve”, è il commento amaro dei segretari industria Enzo Merlini (CSdL) e Giorgio Felici (CDLS). “La decisione della Difass di abbandonare San Marino è legata al decreto incentivi, e purtroppo rischia di essere la prima di una lunga serie. L’imperativo è uno solo: uscire dalla black-list”.

Si apre ora la questione spinosa del frontalierato alla rovescia. “L’accordo che abbiamo sottoscritto – spiegano Merlini e Felici – prevede che tutti i 21 lavoratori che saranno assunti nelle sedi italiane mantengano la mobilità, questo per facilitare l’eventuale rientro occupazionale in Repubblica. Ma nel frattempo abbiamo incalzato il Segretario al Lavoro perché in regime di black-list si apriranno questioni occupazionali e normative completamente inedite, che vanno affrontati con un provvedimento specifico ”.

La prima, sottolineano i segretari della FLI-CSU, è quella del frontalierato alla rovescia: “Sono 13 i sammarinesi e residenti che per non perdere il lavoro e mantenere la loro professionalità hanno scelto di essere assunti Italia. Ma questo significa essere tassati completamente alla fonte, significa cioè un taglio pesantissimo alla busta paga in quanto non possono avvalersi di nessun bonus fiscale e delle detrazioni previste dalla normativa italiana, come figli a carico o mutui casa. E’ evidente che vanno ricercate anche a livello bilaterale intese che introducano tutele per far fronte al fenomeno del doppio frontalierato. Ad esempio i frontalieri italiani licenziati a San Marino non possono beneficiare degli incentivi-assunzioni previsti in Italia, trovandosi così nella impossibilità di essere ricollocati in entrambi i Paesi”.

Ma l’addio della Difass rappresenta anche un “impoverimento imprenditoriale e occupazionale”, fanno sempre presente Merlini e Felici: “Nel gruppo dei 21 dipendenti, 13 sono laureati. Siamo di fronte a un segnale preoccupante, perché i primi effetti della black-list aprono il paradosso di allontanare da San Marino l’imprenditoria di eccellenza, quella che risponde alla domanda di lavoro altamente scolarizzata. In poche parole, il rischio concreto è quello di perdere proprio quel segmento di economia che, a parole, tutti dicono di voler salvaguardare e sviluppare”.

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