Caos nei Centri Sanitari. Francesca Michelotti. SU

Caos nei Centri Sanitari. Francesca Michelotti. SU

Dal 1° giugno scorso giorni di
ordinaria follia ai Centri Sanitari. Se ne parlava da mesi e lunedì
1° giugno, annunciato da un accattivante opuscoletto prodigo di
consigli e informazioni inviato a tutte le famiglie della Repubblica,
ha decollato il nuovo modello organizzativo della medicina di base.

Purtroppo le immediate reazioni
dell’utenza al nuovo corso non sono state esaltanti, e l’avvio
tanto enfatizzato dal Segretario di Stato alla Sanità e dal
Direttore Sanitario (cui spetta la paternità di tanta illuminata
innovazione) sta assumendo sempre più l’aspetto di una sonora
disfatta perché mai la considerazione degli assistiti ISS per il
loro sistema sanitario è scesa a livelli così bassi.

Quando mai si erano viste file così
lunghe di pazienti per consegnare o ritirare una ricetta o altre
documentazioni? Gente già arrabbiata e scontenta per le file poi
costretta a nuove attese in farmacia per ritirare i farmaci. In certi
orari la fila della farmacia all’Atlante arriva alle scale e lo
stesso avviene in Borgo.

I direttori dei servizi sono stati
visti girare avanti e indietro fra un centro sanitario e l’altro
inciampando nei dipendenti della Segreteria di Stato alla Sanità,
accorsi su sollecitazione di cittadini inviperiti. C’è persino chi
giura di avere visto lo stesso Direttore Dario Manzaroli distribuire
ricette assieme alle segretarie per smaltire la coda che ostacolava
l’accesso agli ambulatori del Centro di Serravalle. Sembra
addirittura che qualcuno abbia commentato: “Finalmente si rende
utile.” Chi non si reca direttamente ai Centri e deve telefonare
per avere le informazioni che gli interessano entra in una specie di
sogno kafkiano: prendere le linea è già un miracolo e
l’interlocutore ti dirotta a un altro numero – senza la garanzia
che sia quello giusto – che il più delle volte è occupato. Dopo
ripetuti tentativi andati a vuoto, al doppiamente ‘paziente’ non
resta che uscire di casa con i suoi acciacchi e tentare la via
diretta.

La genialata del front-office (di cui
non è mai stata spiegata sufficientemente la necessità) dimostra
come dietro al neologismo inglese, tirato in ballo per darsi un
appeal o perché fa glamour, si nasconda il vuoto pneumatico
dell’assenza di ogni logica. Basta sfogliare il famoso fascicoletto
inviato alle case e – prendetevi un bel po’ di tempo per farlo –
scorrere le risposte alle appena 32 “vostre domande più frequenti”
per accorgersi senza possibilità di dubbio che il personale di
segreteria così come organizzato non serve, ma istituisce un
inutile, costoso e farraginoso filtro burocratico dove serve solo
professionalità sanitaria.

Se l’obiettivo era quello di
dispensare le infermiere da compiti generici per mettere meglio a
frutto il loro tempo e la loro professionalità, allora si sarebbero
dovute destinare le segretarie ai servizi meramente amministrativi e
lasciare le infermiere e il loro occhio clinico e la loro competenza
ad accogliere e ascoltare i pazienti, per una prima valutazione del
loro stato di salute e del grado di urgenza delle prestazioni.

Salta agli occhi un’altra
problematica non di poco conto. Signori miei, c’è chi non ama far
sapere in giro il grado di infiammazione delle sue tonsille o il
calibro dei suoi calcoli biliari, figuratevi altre affezioni ad
organi particolarmente suggestivi, ma vi assicuro che in mezzo a
tutta quella gente non c’è spazio per un po’ di privacy perché
– se parlare per allusioni delle proprie malattie a una segretaria
poco pratica di medicina è sconsigliato dal buon senso – parlare
sottovoce in quel caos diventa pressoché impossibile.

La gente è arrabbiata e insoddisfatta,
dell’assurda burocratizzazione di quanto prima avveniva con
fluidità e semplicità, dell’impossibilità di farsi vedere dal
proprio medico nel pomeriggio o nella mattina di sabato (quando non
si lavora e non si è costretti a prendere un permesso per farsi
vistare), della necessità di doversi recare due volte
all’ambulatorio per ritirare una ricetta quando prima bastava una
volta, del dovere di consegnare gli esami in ambulatorio per farli
leggere al medico quando da anni sono già leggibili dal medico sul
suo computer, e così via.

Per favore spiegateci a cosa serve
tutto questo accanimento contro i pazienti se il problema era quello
di disincentivare le ricette, gli esami e le prestazioni
specialistiche facili. L’obiettivo doveva essere la
responsabilizzazione di medici e pazienti, non cambiare in peggio
inventandosi una riorganizzazione tanto strampalata e devastante.

Di regola in un paese civile chi
sbaglia toglie il disturbo con un nobile gesto di autocoscienza
oppure viene sbattuto fuori a calci nel sedere.

Restiamo in ansiosa attesa.

Francesca
Michelotti da Sinistra Unita

San Marino, 10.06.2015

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