Caso Serenissima, Orietta Ceccoli: “Il disappunto e la solidarietà non bastano”

Caso Serenissima, Orietta Ceccoli: “Il disappunto e la solidarietà non bastano”

Riceviamo e pubblichiamo

L’Organo di Garanzia per l’Informazione mi ha formulato l’invito a non sospendere le mie “interlocuzioni con i media.”Da questa sollecitazione è derivata la volontà di portare all’attenzione della pubblica opinione le successive considerazioni.

Il recente comunicato stampa del Movimento Rete contiene la seguente espressione: l’Assemblea del Movimento” ha espresso disappunto per le indagini penali condotte nei confronti di cittadini che hanno pubblicato articoli sulla stampa locale”. Ringrazio per queste parole, ma come ho già ribadito in seno alla stessa assemblea Rete del 3 marzo 2022 a Fiorentino, espressioni di disappunto e di solidarietà non sono sufficienti per i fatti accaduti. Sono necessarie azioni più concrete nel far funzionare i poteri dello Stato, legislativo, esecutivo e giudiziario. Questa stessa posizione l’ho espressa durante la telefonata che il Segretario della Democrazia Cristiana, Giancarlo Venturini mi ha fatto martedì 1 marzo durante la riunione delle associazioni per l’Ucraina a Palazzo Begni. L’ho ringraziato per il comunicato stampa dei giovani democristiani, ma ho detto a Venturini, che l’azione dei giovani democristiani e della stessa DC, come egli ha ribadito essere comprensiva nel comunicato stampa dei giovani, non sia sufficiente, perché ai cittadini deve essere garantito il corretto funzionamento delle istituzioni. Questa è la garanzia che chiedo e che chiede una parte della comunità, quella rispettosa delle leggi, che paga le imposte e le tasse, che ha il rispetto per il prossimo e cerca di aiutare il suo prossimo nei momenti di difficoltà, che lavora, che produce reddito e meritato profitto. Grazie anche a chi vuol salvare “il soldato Orietta”. Il soldato si salva se i vertici militari conducono la buona battaglia.

Necessità di un nuovo contratto sociale

Il coraggio di esprimere queste posizioni mi deriva dalla convinzione che la parte sana ed operativa della comunità debba richiedere un nuovo contratto sociale, cioè un complesso di politiche e di norme che disciplinino il modo di vivere insieme adeguato in una comunità o in una società. Il nuovo contratto viene inteso come la nuova architettura delle garanzie e delle opportunità. Ma in attesa di questa nuova progettualità politica, bisogna far funzionare adeguatamente le istituzioni esistenti. Non è ancora chiaro se questa capacità di fare politica debba derivare da nuove aggregazioni o dal rinnovamento delle aggregazioni esistenti, in cui le forze innovative prendano veramente la leadership e non si limitino solo a rappresentare “ la faccia bella“ della stessa aggregazione. Gli esempi ci sono!!! La battaglia per la coesione sociale, che non deve essere intesa, come la chiamata “Tutti nella stanza dei bottoni”, ma come distinzione tra pesi e contrappesi, tra maggioranze ed opposizioni, in cui l’altro, non debba essere visto come un nemico da abbattere, con la strategia del il vinco e tu perdi. Il proprio avversario deve essere visto come un competitor, come un antagonista, come colui che ha vision e proposte diverse, ma che devono essere ascoltate, per migliorare il contenuto delle politiche e delle leggi. Qualcuno può obiettare, ciò che tu dici è pura teoria. No, io dico che è metodo e il metodo è importante sia  nell’azione individuale che in quella politica. 

Giustizialismo e garantismo

I fatti che viviamo ci fanno capire che anche noi siamo immersi nel GIUSTIZIALISMO e nel GARANTISMO. Il procuratore generale di Milano Francesco Severo Borrelli, il 12 gennaio 2002, nella relazione di inaugurazione dell’anno giudiziario lancia l’accorato appello alla collettività:” resistere, resistere, resistere come sul Piave”e introduce il nuovo termine o neologismo: GIUSTIZIALISMO, rivolto a coloro che per convinzione personale, o come interprete del proprio ruolo istituzionale o della pubblica opinione, proclamano la necessità che venga fatta severa giustizia, rapida e magari sommaria, a carico di chi si è reso colpevole di reati politici, di amministrazione pubblica disonesta, di criminalità organizzata ed anche di reati economici.” 

Noi come San Marino non ci facciamo mancare nulla: così vediamo che organismi e persone associano i due ruoli antitetici: di giustizialisti e di garantisti. Per garantisti s’intendono coloro che “ si mostrano favorevoli a sanatorie e colpi di spugna generalizzati dei comportamenti illeciti.

Questa è la situazione antitetica all’interno delle menti di soggetti e di operatività di organismi. Un vero processo schizofrenico, che agisce e produce i suoi effetti negativi. All’interno di questa dinamica dissociata, osserviamo anche un disorientamento sui principi basilari dello stato di diritto. Ne consegue che emerge la necessità collettiva di ricordare i fondamenti dello stato di diritto, di verificare la vicinanza o il distacco rispetto al funzionamento dello Stato e delle sue istituzioni da questo modello. C’è la necessità di una riflessione collettiva, di un monitoraggio interno, prima che altri organismi internazionali esprimano le loro valutazioni su di noi. 

Speriamo che ci sia ascolto. Non siamo nemici, al massimo competitor!!!

 

Orietta Ceccoli

 

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