Cassa di Risparmio “Bene Comune”. Sinistra Unita

Cassa di Risparmio “Bene Comune”. Sinistra Unita

Cassa di Risparmio “Bene Comune”
La SUMS intervenendo per un importo di 10 milioni di Euro, ha acquisito l’8 % del pacchetto azionario.
Ci domandiamo, per logica, se l’approvazione del piano di ricapitalizzazione della Cassa di Risparmio con il prestito di 60 milioni di Euro (da parte di noi cittadini) approvata in Consiglio Grande e Generale nel Luglio prevede un acquisto convertibile del pacchetto azionario della Cassa.
Facendo un banale calcolo, potremmo ottenere che lo Stato in proporzione avrebbe in caso di conversione in azioni il circa il 48 % del pacchetto azionario.
Se e poi a questi andiamo a sommare anche i 200 milioni di Euro in Fidejussioni dati in precedenza, allora potremmo ipotizzare un controllo quasi totale della Cassa.
Noi di Sinistra Unita avevamo preteso che tutti i cittadini, quindi lo Stato, acquisisse il controllo della Cassa di Risparmio, ma ci fu risposto che era pericoloso per le inchieste in corso, ma allora chiediamo al Governo, non è altrettanto rischioso anche per tutti i soci della Sums?
I crediti della Cassa di Risparmio verso il gruppo Delta si aggirano  sui 2 Miliardi di Euro.
Probabilmente quando l’inchiesta sarà terminata, se non tutto, in buona parte dovrebbe rientrare in Cassa di Risparmio, quindi se lo Stato detenesse buona parte del pacchetto azionario visto il finanziamento emesso, non solo recupererebbe i suoi investimenti ma addirittura potrebbe trarne un ottimo profitto, con il quale risolvere il debito pubblico e non solo.
Invece anche per Cassa di Risparmio, patrimonio storico di questa piccola Repubblica, quando ci sono problemi economici sono a carico di tutti i cittadini, mentre quando c’erano e molto probabilmente ci saranno, grandi introiti questi verranno gestiti dalle solite lobby, per di più se la cassa di Risparmio saltasse , lo Stato e quindi i cittadini, perderebbero comunque tutti i soldi prestati.
A nostro avviso per la tutela  del “Bene Comune” si sarebbe dovuto fin da subito nazionalizzare la Cassa di Risparmio, o perlomeno istituire una nuova forma di ente giuridico per tutelare i beni comuni e trasformare la stessa in un Ente di Gestione dei Beni Comuni.
In modo da farla davvero diventare un patrimonio comune.
Non è più accettabile che la collettività si accolli le perdite di istituti privati come successo per: Banca del Titano-Credito Sammarinese-Banca Commerciale, mentre gli utili se li accollino sempre i soliti affaristi.
Come abbiamo scritto qualche mese fa, Chi mette i soldi deve avere il diritto di Governare.
È ora che la classe politica e non solo, spieghi di chi è la Cassa, chi nomina i membri del consiglio dei amministrazione  (e anche della Fondazione e della Sums).
Lo status giuridico della Cassa di Risparmio è da definire in maniera più moderna, infatti  non ha e non ha mai avuto dei reali proprietari, fra gli azionisti non vi è nessuno che abbia acquistato realmente le azioni, da sempre è solo la politica, per mezzo della Fondazione e della SUMS (che acquisisce i suoi soci per cooptazione), ad eleggere i membri dei consigli di amministrazione (che percepiscono gettoni di presenza importanti e mai rispondono dell’operato della banca).
Se poi andiamo a leggere i nomi degli amministratori degli ultimi anni vediamo che fanno quasi tutti riferimento ad un solo partito.
Ora siamo alla resa dei conti.
Che cosa si può invece fare?
Prima di tutto una legge per il salvataggio dei risparmiatori, con lo Stato che garantisce per un massimo di circa 100 mila euro ogni conto corrente. Naturalmente dovrà essere dimostrata la lecita provenienza dei soldi depositati, legge che molti paesi occidentali, Italia compresa, hanno da tempo.
Poi va dimostrato che la Cassa di Risparmio ha possibilità concrete di rilancio. Quindi chi ricapitalizza (cioè noi cittadini) acquisisce il controllo della banca, anche attraverso una forma giuridica tutelante il bene comune.
Tutte le altre soluzioni sembrano davvero aria fritta per lasciare la Cassa nelle mani dei soliti noti o, ancora peggio, per condurla dritta nelle tasche di quel nuvolo di grossi imprenditori sammarinesi che da tempo le ronzano intorno.
 
Augusto Gasperoni
 

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