Cattolica. Condannato per diffamazione l’autore del libro sui “4 bar”

Cattolica. Condannato per diffamazione l’autore del libro sui “4 bar”

Il libro su storia e aneddoti dei “4 bar” gli costa la condanna per diffamazione

ENRICO CHIAVEGATTI – Dai lontani anni ’60 nella Regina la zona dei “4 bar” rappresenta il cuore di quella che una volta era chiamata “Dolce vita” evolutasi, decisamente in peggio, nell’attuale “movida”. Inevitabile che storie e aneddoti si siano aggiunti giorno dopo giorno anno dopo anno alimentando spesso delle autentiche leggende. Storie tramandate di generazione e generazione tra aficionados e non sorseggiando un caffè, un aperitivo una birra assieme ai turisti durante l’estate. Perché allora non condividerle con la città, si è detto Luciano Vagnini che dei quattro bar era l’anima del “Raquette”. Si è così seduto davanti a un computer e in quattro e quattr’otto ha sfornato un racconto che trovato un editore, è diventato un libro pieno zeppo di racconti di quei mitici anni. Una storia parallela di Cattolica attesissima tanto da riempire la sala dello Snaporaz il giorno della presentazione. Correva l’anno 2014. In prima fila c’era anche il sindaco Piero Cecchini. Tra la folla, invece, si era mischiato Massimo Poli proprietario del Trocadero un altro locale del quadrilatero (ora al suo posto c’è un ristorante). Che da quella sala è uscito con un diavolo per capello. Come si conviene durante la presentazione erano state lette diverse pagine del libro ed in molte di queste anche se non c’era il cognome con il nome di Massimo è stato subito identificato Poli, per cui l’autore non aveva avuto parole molto simpatiche. Vile, codardo, poverino, viscido, poco affidabile alcuni degli aggettivi rivolti al collega da Vagnini. Il tempo di uscire dallo Snaporaz ed il giorno seguente Poli ha suonato alla porta dello studio dell’avvocato di Diego Pensalfini cui ha chiesto di tutelare la sua immagine in Tribunale. La Procura concorda con la sua tesi e rinvia Vagnini a giudizio con l’accusa di diffamazione, reato per cui il Tribunale di Rimini lo ha ritenuto colpevole condannandolo a due mesi di carcere (pena sospesa) ed a una provvisionale di 500 euro: il risarcimento danni vero e proprio dovrà essere discusso in sede civile. (…)

Articolo tratto da Corriere Romagna

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