TUTTE LE CONTRADIZIONI DELLA RIFORMA PENSIONISTICA (in allegato tabella per il calcolo delle nuove pensioni)
SAN MARINO 29 SETTEMBRE 2011 – Una riforma, tante contraddizioni. Il Consiglio Confederale CDLS ha fatto il punto sul progetto di legge previdenziale in discussione in Consiglio e diffonde sul sito www.cdls.sm i calcoli delle nuove pensioni.
Il Consiglio Grande e Generale si appresta ad approvare la Riforma delle pensioni che modificherà radicalmente la vita delle persone. Nonostante la portata storica del provvedimento, l’opinione pubblica non è al corrente dei contenuti della legge e delle pesanti ricadute economiche. Per la prima volta, su un argomento così importante, il confronto e il dibattito è stato praticamente inesistente e, alla vigilia dell’ultimo atto, continua questo assordante silenzio. Il dubbio che sorge legittimo, è che anche gli addetti ai lavori non abbiano sufficiente consapevolezza della valenza del provvedimento, a meno che non ci sia una generale e inespressa condivisione.
La riforma introduce di fatto una sorta di pensione uguale per tutti. Provoca il paradosso che i redditi elevati avranno una pensione inferiore ai contributi versati. Impedisce la completa rivalutazione rispetto all’inflazione di buona parte delle pensioni, cancellando la possibilità di contrattazione a difesa del potere d’acquisto delle stesse.
Entrando nello specifico, a regime l’assegno previdenziale si aggirerà, per i redditi medi intorno ai 1.500 Euro, mentre per i redditi più alti la pensione non supererà mai il tetto pensionistico fissato a 1.776,92 Euro. Un effetto impoverimento che purtroppo peserà sulle spalle dei nostri figli e dei nostri nipoti, senza che il cosiddetto secondo pilastro possa recuperare in maniera significativa la pesante decurtazione.
La legge che introduce la Previdenza Complementare è invece solo “un’illusione ottica”: prevede un aumento mascherato delle aliquote e quindi un semplice allargamento del primo pilastro con una nuova quota a capitalizzazione. I soldi di tutti i lavoratori saranno gestiti da politici e investiti in regime di monopolio da società di gestione solamente sammarinesi. Tutto sotto il controllo di Banca Centrale che è contemporaneamente depositaria dei soldi, controllore del sistema e autorizzatrice delle società di gestione. Un imbarazzante conflitto di interessi che sembra non interessare nessuno.