CGG. Comma comunicazioni. Lavoro, impresa, questione morale e diritti civili. Manuel Ciavatta

CGG. Comma comunicazioni. Lavoro, impresa, questione morale e diritti civili. Manuel Ciavatta

Vorrei partire dalla questione del lavoro. Si è detto che oggi non c’è lavoro per colpa delle connivenze del sistema politico e della politica attuale. Mi sembra una lettura molto fuorviante della situazione. Semmai si potrà dire che quel sistema politico, in passato, ha creato un mercato del lavoro distorto. 

Se questo è vero, io non mi preoccupo tanto e solo del fatto che, dall’anno scorso ad oggi, i disoccupati siano aumentati di 100 unità ma, piuttosto, che dal 2007 ad oggi, i disoccupati sono passati da 600 a 1600. Questo significa che, nel giro di 8 anni, abbiamo 1000 persone in più senza lavoro. 

Questo dato, se da un lato suscita in me, come penso in ognuno di voi, grande preoccupazione, dall’altro mi consente una considerazione. 

Se guardiamo attentamente alla situazione di San Marino nel passato dobbiamo ammettere che il bassissimo indice di disoccupazione rispetto agli altri Paesi europei – che noi consideravamo “una nostra tipicità di piccolo Paese” – forse era dovuto proprio alle distorsioni che quel sistema aveva creato. Tornare ad essere un Paese “normale”, purtroppo, da questo punto di vista sta normalizzando anche gli indici di disoccupazione, perché dove non ci sono più distorsioni la crisi colpisce tutti allo stesso modo. 

Tuttavia, non ci si può fermare a questa considerazione e al problema della mancanza di lavoro la politica deve dare risposte davvero concrete. Per fare questo non basta fare come alcuni dell’Opposizione che dicono che “bisogna creare lavoro” ma dobbiamo capire quali siano le strade per creare nuovo lavoro, prima di tutto creando le condizioni per portare impresa e, di conseguenza, nuovo lavoro. 

In passato eravamo abituati che – sempre grazie al sistema distorto – il lavoro lo si creava per la maggior parte in Pubblica Amministrazione. 

Oggi, al contrario, credo che dobbiamo affrontare la situazione rimettendo al centro della nostra riflessione politica la preoccupazione per l’impresa, perché è l’impresa che crea lavoro. Una preoccupazione che deve essere anche della Pubblica Amministrazione. 

Mi spiace dirlo, ma quando sento imprenditori dire che sono stati in alcuni uffici pubblici e oltre a non aver trovato risposte a volte non hanno trovato neppure attenzione dai pubblici uffici o, ancora più grave, quando sento dire che alcuni di essi che hanno mandato dei propri clienti nei medesimi uffici – per chiedere conferma su opportunità fiscali o procedure amministrative – e non hanno avuto risposte o le hanno avute sbagliate ed hanno perso i propri clienti, dico che questo oggi non è più ammissibile.

Dico questo non per rimproverare ma per rimotivare la nostra Pubblica Amministrazione ed ognuno di noi a ad avere la massima cura dell’impresa e dei lavoratori, perché sono coloro che possono creare nuova occupazione e far ripartire l’economia.

Questo è un elemento strutturale da aggiungere a quello di cui ho detto sopra e cioè, che le imprese non vengono nel nostro Paese se le condizioni non sono sufficientemente trasparenti e riconosciute credibili. 

Su questo obiettivo abbiamo lavorato negli ultimi due anni. Un anno fa, se vi ricordate, l’Opposizione ci diceva “non riuscirete a farci uscire dalla Black List” e… ce l’abbiamo fatta! Quest’anno dovevamo entrare in White List italiana e… ce l’abbiamo fatta!. Adesso l’Opposizione, giustamente, reclama che vengano imprese e che questa cosa diventi concreta. Ma anche questo si sta veramente concretizzando, anche se ancora lentamente. 

Permettetemi di ringraziare il Consigliere Francesca Michelotti, per la propria onestà intellettuale, quando ha affermato che “ ci sono dei segnali di ripresa nonostante – come da lei sostenuto -le politiche del lavoro non siano state sufficienti”. 

Dei segnali ci sono e sono reali. Se guardate bene i dati statistici, visto che il Consigliere Zeppa ha citato le statistiche, vedrete che dal 2013 ad oggi le imprese manifatturiere sono cresciute anche se di poche unità, le imprese di servizi sono cresciute di decine di unità, le imprese sanitarie e di servizi assistenziali sono cresciute. 

Sono calate, al contrario, di 150 unità le imprese immobiliari. Chissà perché!?! Erano distorsioni! E lo sappiamo che erano distorsioni, che questo problema c’è stato e che dobbiamo cambiare direzione investendo per dare al Paese imprese sicure, imprese che vogliano fare economia reale e sostenibili. 

Sono calate un sacco anche le imprese finanziarie. Lo sappiamo. Sappiamo che c’erano 7 miliardi di € in più nelle nostre banche e sappiamo da dove veniva il nostro PIL. Allora dobbiamo continuare solo a ripeterci queste cose o vogliamo essere costruttivi anche in questo? 

Avete detto che abbiamo fatto grandi proclami sui posti di lavoro. Qualche impresa grossa sta arrivando e mi auguro si concretizzino a breve anche quegli investimenti che porteranno numerosi posti di lavoro. Concordo, però, con la grande parte dell’Aula quando dice che dobbiamo puntare sulle imprese medie e piccole tipiche del nostro territorio, prima che su quelle di grandi dimensioni, anche perché stiamo vedendo che i posti di lavoro calano molto quando le imprese grandi entrano in crisi -o fanno errori di investimento – lasciando senza lavoro decine di persone tutte in una volta. 

Dobbiamo impegnarci tutti per far crescere l’impresa e vorrei che ci concentrassimo proprio sull’impresa come punto focale della nostra azione. Che vuol dire, però, anche chiedere agli imprenditori di curare i propri lavoratori perché non è possibile che nei momenti di crisi le imprese – come spesso accade – colgano l’occasione per sfruttare i lavoratori. Questo non può accadere. 

Come anche dobbiamo chiedere agli imprenditori di rispettare le normative per le assunzioni di persone con disabilità perché da noi, dove le sanzioni non sono abbastanza gravose, le imprese non rispettano questi parametri. A questo proposito, un mio carissimo amico sammarinese, che lavora in Italia, mi ha riferito che l’impresa dove lavora come dipendente, per non avere rispettato questi limiti ha subito una sanzione di 10000€, quasi pari al costo del dipendente che avrebbe dovuto assumere. Questo dovremmo fare e anche su questo va richiamata l’impresa, in maniera costruttiva. 

Una seconda considerazione la vorrei fare proprio sulla questione morale. Un passaggio credo sia doveroso. Fino a due anni fa io ero fuori da questo parlamento e quello che emerge mi stupisce e mi interroga, perché, come penso la grossa parte della cittadinanza, oltre alla profonda percezione di sentirsi traditi, mi chiedo quanto sia profonda questa pentola. 

Ciò che possiamo e dobbiamo fare, per rispondere a questa domanda legittima della gente, è chiedere al Tribunale rapidità perché dia risposte chiare proprio su quanto è profonda questa pentola. L’abbiamo già chiesto più volte, ma se necessita credo che l’Aula lo debba fare ancora . Se ci sono responsabilità personali bisogna rispondere. 

Quello che vorrei chiarire ulteriormente, però, e cito ancora il Consigliere Michelotti, è che è la politica che ha messo il Tribunale in grado di lavorare. A chi dice che la Maggioranza è contro al Tribunale o vuole bloccare le cose, rispondo che questa è la verità. Che è la politica che vuole che il Tribunale indaghi. Che siamo noi che abbiamo voluto che il Tribunale indagasse perché abbiamo bisogno di verità e la vogliamo questa verità. 

Quello che chiediamo anche, però, ed è ciò che il mio Partito ha chiesto e ha espresso in un comunicato stampa, è che a fronte della responsabilità dei singoli non si vadano a ledere le Istituzioni che devono essere di garanzia e garantite per il buon funzionamento del nostro Pese. 

Se ci sono problematiche al loro interno vadano analizzate, valutate verificate e si risolvano, ma senza ledere le stesse Istituzioni perché nel momento in cui togliamo credibilità o alla Politica, o alla Gendarmeria, o al Tribunale o a Banca centrale noi danneggiamo gli strumenti che servono al nostro Paese per poter costruire la propria normalità come Paese. 

Per cui, andiamo a fondo quando ci sono situazioni problematiche, dando garanzia fino a quando non c’è la certezza della colpa, ma comminando pene e sanzioni qualora le responsabilità emergano.

Dico un’ultima cosa, visto che il Consigliere Santolini ha tirato fuori un altro tema che a me sta molto a cuore, che è quello dei diritti civili.

Nella propria relazione il Parlamento Europeo “invita l’Unione Europea e i suoi Stati membri a riconoscere i diritti inalienabili delle donne e delle ragazze all’integrità fisica e all’autonomia decisionale per quanto concerne, tra l’altro, il diritto di accedere alla pianificazione familiare volontaria e all’aborto sicuro e legale”. 

Questo, in concreto, si traduce nel diritto di interrompere una vita umana. Lascio ai cittadini la riflessione su questo argomento, ma non può trovare il mio accordo perché ritengo che sia in pieno contrasto con il diritto alla vita che ritengo primario. 

In ogni caso, proprio il fatto che sia un “invito” manifesta che quelle tematiche rimangono di responsabilità dei singoli Stati. Se questa formulazione è passata, infatti, è proprio perché è stato introdotto un emendamento che lasciasse la competenza su questi temi ai Paesi singoli. 

Rispetto a chi dice che siamo indietro, io ribadisco che, su questi temi, siamo avanti perché stiamo tutelando e difendendo la vita umana. 

Sulla questione delle unioni omosessuali, sempre sollevata dalla relazione, abbiamo fatto un ordine del giorno e vi invito a metterci attorno ad un tavolo per trovare una soluzione che garantisca questo tipo di unioni ma che dia garanzie soprattutto ai soggetti più deboli che sono i bambini e devo essere tutelati nella loro esigenza di paternità e maternità. Mettiamoci attorno a questo tavolo, senza problemi e senza paure.

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