Confronto sul turismo: Fabio Berardi e Luigi Console. La Tribuna Sammarinese

Confronto sul turismo: Fabio Berardi e Luigi Console. La Tribuna Sammarinese

 La Tribuna Sammarinese di ieri:

Faccia a faccia fra Luigi Console e Fabio Berardi con un tema centrale, la comune passione per il turismo

 Dati ‘tristi’ sul turismo: ecco come rimediare 

Lo Stato non
investe in cultura
del turismo,
l’intervento
privato è latitante
e le associazioni
si muovono
solo quando si
elargisce denaro
pubblico

“Da noi è sempre
mancata una vera
programmazione,
uno schema di
lunga durata: lo
Stato non può
solo dare soldi”

“Dobbiamo
trasmettere
ai nostri
concittadini
l’orgoglio di
far conoscere il
nostro paese”

Forte è l’interesse per il turismo, una
branca dell’economia che suscita negli operatori e negli stessi cittadini
ambizioni e speranze. Dopo una serie di articoli (botta e risposta fra me e lui)
che hanno alimentato un interessante dibattito, ho deciso di incontrare Fabio
Berardi affinchè il confronto avvenisse ‘guardandoci negli occhi’. Una lunga
chiacchierata che ha toccato i punti essenziali delle necessità di rilancio del
settore.

La stagione volge al termine con
risultati poco soddisfacenti, la crisi ha imposto la dura legge del risparmio, i
rimedi adottati non hanno dato i risultati sperati, qual è la sua impressione?
Fabio Berardi: “Non dimentichiamo il
contesto in cui si è svolta la stagione turistica: quadro meteorologico
negativo, terremoto, crisi dei consumi. Queste sono la causa di un vistoso calo
sia delle presenza del turismo pendolare, sia di quello stanziale e balneare, coinvolgendo
tutta la regione in una recessione prevista e temuta.

Tutto vero, ma sono anni che l’economia turistica
soffre?
“Da noi è
sempre mancata una vera programmazione, uno schema di lunga durata che permetta
il continuo aggiornamento delle metodologie di approccio che offra garanzie
anche per il coinvolgimento dell’iniziativa privata. Per molti l’aspettativa
rispetto all’intervento dello Stato si limita alla semplice elargizione di
danaro pubblico, e ciò crea lotte intestine fra gli operatori e i componenti
delle associazioni.

 

L’elenco telefonico sotto la voce “Alberghi”
conta 19 esercizi che offrono ospitalità, mentre internet ne cita un numero
inferiore. Da quanti anni è ferma la classificazione e il controllo di queste
strutture?
“Tutto è
fermo” Che significa? “La legge che prevede il contributo a fondo
perduto o in conto interessi per consentire l’ammodernamento delle strutture, non
avendo formato un fondo specifico, non riesce a incentivare le innovazioni
tecnologiche richieste dalla modernità”.

Altro tema cruciale quello delle
manifestazioni: alcune vengono abbandonate senza farle crescere, altre durano
anni (vedi le giornate medievali) ma i risultati sono scarsi e sono frequentate
più dai concittadini che dai forestieri.
“Nelle passate edizioni, è vero si è registrata una flessione,
ma quest’anno c’è stata maggiore partecipazione. Sono gli stessi operatori
della ristorazione che lo confermato”.

I dati generali non sono entusiasmanti,
occorre un cambio di marcia, che ne dice?
“Le mostre, le manifestazioni sportive stanno ad indicare
uno sforzo continuo e l’impegno teso ad attrarre nuovi flussi turistici; i
fondi non sempre sono adeguati ed è sbagliato ritenere che tutto deve essere
fatto dallo Stato, mentre l’iniziativa privata è spesso restia verso ciò che si
progetta. Tutto diventa così, difficile e problematico.

Guardiamo in faccia la realtà. San
Marino come stazione turistica che cosa offre? Lei certamente si è posto il
problema?
“Un progetto
articolato ha la necessità di convogliare significativi investimenti privati ed
invece spesso le iniziative partono dal presupposto di basarsi sul contributo dello
Stato, sia questo in denaro, ma anche in beni immobili. In Slovenia si assiste
ad un fiorire di iniziative gestite e finanziate degli imprenditori locali, e
non mi risulta che gli enti pubblici per il turismo eroghino contributi sostanziali”.

Occorre tipicizzare il turismo. A San
Marino mancano locali con particolari caratteristiche, non si investe sulla
tradizione culinaria sammarinese, su luoghi di intrattenimento e aggregazione dove
sorseggiare, in compagnia di amici, un drink o un caffè, ascoltare musica. E’
venuta a mancare anche la presenza della gioventù sullo Stradone, tutti seduti
sul muretto. La sera tutto diventa buio e disarticolato, negozi chiusi anzi
tempo, vita sociale assente. Quali possono essere le prospettive se la cultura turistica
non è nel Dna degli operatori?
“Non sono d’accordo con lei su un particolare: il Dna i
sammarinesi lo hanno sempre avuto. Nel corso dei secoli il senso dell’ospitalità
verso chiunque avesse varcato i confini di Stato, è sempre stato presente. Difendo
con orgoglio questa convinzione ed aggiungo che ho assistito a scene con
turisti entusiasti per i tramonti o per il “Ponentino” serale. Ho avvertito il
desiderio di abbracciare quei visitatori. Dobbiamo trasmettere ai concittadini l’orgoglio
di far conoscere il nostro paese.
 

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