Consiglio G e G, seduta 19 luglio, mattino. Agenzia Dire Torre1

Consiglio G e G, seduta 19 luglio, mattino. Agenzia Dire Torre1

CONSIGLIO GRANDE E GENERALE 12-20 LUGLIO

 

GIOVEDI’
19 LUGLIO mattino

 

            Per
tutta la seduta di ieri il Consiglio grande e generale ha affrontato il
dibattito sulla crisi politica. Questa mattina si è ripartiti con gli ultimi
interventi e le repliche. La seduta riprenderà nel pomeriggio, alle 15.30, con
la presa d’atto delle dimissioni dei due segretari di Stato, dopodiché dovrebbe
essere riunito l’Ufficio di presidenza, con il Consiglio grande e generale che
con ogni probabilità riprenderà in seduta notturna.

Di
seguito un riassunto del tardo pomeriggio di ieri e della mattinata di oggi.

 

Mercoledì

Stefano Palmieri, Ap: “Qualcuno si è spinto oltre le sue volontà, forse male
consigliato, rispetto all’interesse del Paese. Mi riferisco al segretario Morri
che si è presentato ieri, già dimissionario, alla consegna dei diplomi delle
scuole superiori. Poi c’è la questione morale e i tentativi di bloccare i
lavori commissione d’inchiesta.

I
segretari dimissionari sono consapevoli della situazione del Paese e delle
necessità di intervento per uscire dalla black list. Lo giudico un atto molto
irresponsabile che non mi sarei mai immaginato da due segretari navigati come
Casali e Morri. La politica dovrà riuscire a superare personalismi e giochini
che i cittadini non tollerano più. E lo dovrà fare in un un periodo breve che
ci porti a nuove elezioni politiche, utili a dare un governo di
stabilità”.

Nadia
Ottaviani, A&l
: “Il Patto ha fatto tanto,
ma forse poteva fare di più ed essere incisivo su un progetto di sviluppo che è
obbligatorio per far ripartire l’economia dello Stato. Se qualcosa è mancato, è
la mancanza di visione comune sul progetto e sui temi generali di rilancio del
Paese. Si è spesso navigato a vista, sulle emergenze, spaventati dai richiami degli
organismi internazionali. Questo percorso iniziato, se non altro, qualcuno lo
dovrà continuare. Con questa coalizione si è fatto anche un percorso politico
diverso, trovandoci in Aula spesso in un dialogo costruttivo con l’opposizione.
Quello che è certo, in questi quattro anni di percorso politico, è che
oggi ci troviamo un Paese più povero del 2008, che se non usciremo dalla black
list non avremo aziende nuove. Ci sono punti importanti per dare continuità al
percorso intrapreso, sollecitati dagli organismi internazionali, su cui dovremo
avvalerci del contributo di tutte le risorse sane. Poi in momenti di crisi,
l’ultima parola va ai cittadini. Saranno loro a giudicare veramente l’operato
del Patto”.

Francesca Michelotti,
Su
: “Non
mi sembra che la questione morale sia stata risolta in questa legislatura. A
riguardo sono d’accordo con il consigliere Rossi, non abbiamo bisogno di
aspettare la commissione antimafia per farlo. Questo governo non ha avuto
concretamente  questa volontà politica,
il silenzio è stato tenuto in nome del garantismo. Per questo l’efficacia dei
risultati di questo governo sembrano evidenti solo ai rappresentanti questa
maggioranza. Salvo pochissime eccezioni, il Patto ha persistito in errori e
incapacità. Ora siamo in un clima pre-elettorale a norma di legge. Quando il governo non ha più i
numeri, cade e si va ad elezioni, ma il pretesto è che bisogna fare la riforma
elettorale, un provvedimento indispensabile ed urgente. Su come si percepisce
l’urgenza di un provvedimento, possiamo essere in disaccordo. Non è vero che il
Paese ha bisogno di questa legge, forse ne avrebbe bisogno se portasse un po’
di gettito. E anche chiamarla riforma è un eufemismo. L’unico valore della
legge è l’articolo sul reato di evasione fiscale. Se questa è un’emergenza e se
su questo punto ci chiedono una risposta prima delle verifiche internazionali, Sinistra unita è pronta a
contribuire. Ma ci aspettiamo di andare alle elezioni, come si aspettano a loro
volta i cittadini”. 

Maria
Luisa Berti, Ns
: “I sentimenti che provo
sono incredulità, amarezza, rabbia e imbarazzo, perché non ci sono motivazioni
alle dimissioni. Governo e maggioranza non si sono lasciati andare di fronte
alle difficoltà quotidiane. La situazione economica è grave e l’ultimo anno di
legislatura potevamo cogliere i frutti di quattro anni di lavoro intenso, ma
qualcuno ha preferito interrompere la fase di ricostruzione del Paese. Con le
dimissioni e la crisi si fermerà il Paese per alcuni mesi importantissimi. Più
che dare valide giustificazioni, che non trovo, alle dimissioni, avrei pensato
alle motivazioni per evitarle e fare uscire il Paese dall’emergenza, tutti
assieme.

La concezione di utilità al Paese è diversa in
ognuno di noi, c’è chi si mette al servizio dello Stato e chi fa gli interessi
personali. Spero che ora si apra un percorso virtuoso”.

Francesco
Mussoni, segretario di Stato per il Lavoro
: “Provo difficoltà umana e politica a intervenire. Morri e Casali si
sono molto impegnati e sono stati coerenti. Durante la legislatura più volte
c’è stata la necessità di cambiare passo. Ci sono state dimissioni e
fuoriuscite di partiti. Il Paese è cambiato molto, nel 2008 non c’era
percezione di crisi.

Si respira una latente conflittualità tra forze
politiche e persone che pone dei problemi. I piccoli Stati si fondano però su
grandi alleanza politiche e un’azione coesa e decisa. Dobbiamo svolgere della
valutazioni chiare, analitiche, ma anche non entrare nelle logiche della
vecchia politica. Nessuno è attaccato alle poltrone, dobbiamo trovare sintesi
sui contenuti dato che abbiamo nodi immensi da risolvere.

Costruiamo un percorso politico di prospettiva
legato ai contenuti, ai protagonisti e ai tempi. Questa è la priorità. Usciamo
velocemente dallo stallo, ci sono tante riforme da portare avanti. La
maggioranza ha fatto molte cose, ma poteva fare di più. Non sono per il falso
rinnovamento ma per un’analisi attenta delle persone. Invito le forze politiche
a collaborare”.

Angela
Venturini
,
Mod
: “Esprimo dispiacere e rammarico, credevo nel Patto,
avevo stima totale in certe persone, ma poi sono emerse arroganza e settarismo.
Non si può dire che c’è un patto federativo in corso quando si lavora alla
nostra esclusione. Siamo piccoli ma non stupidi. Quando c’era maretta nel
Patto, chiedevo di lasciar perdere le beghe. E il segretario della Dc proponeva
le scalette delle priorità, che puntualmente non venivano realizzate. Ci sono
stai rimandi e rimaneggiamenti sulle riforme, così quella della Pa è
irriconoscibile e l’allegato Zeta è lettera morta. Abbiamo perso molto tempo
per produrre nulla. E il Paese non mi sembra voglia la riforma tributaria,
tutto il mondo economico è contrario.

Un
altro dramma del patto è stata la mancanza di un progetto economico. I tanti
impegni a livello internazionale non sono stati concretizzati  e con questa classe politica non usciremo mai
dalla black list. Siamo lontani da garantire la trasparenza e la legalità. Poi c’è
una questione morale enorme ed è stato difficile difendere il Patto per quanto
successo su referendum del 2011 e in altre occasioni. Non sono una volta
giubba, ma se gli alleati perdono tempo nelle vendette non capisco la politica. L’accordo
con l’Italia ha fatto precipitare problemi che c’erano da tempo. La rottura era
nell’aria. Non mi sento irresponsabile, lo era continuare. Andiamo subito alle
elezioni, in tre mesi non casca il mondo ”.

Ivan Foschi, Su:
Certi
comunicati del Patto sembravano quelli della Germania dell’est prima della
caduta del muro, dicevano che tutto andava bene, ma oggi il consigliere Venturini
ci rivela che non era così. Non parliamo poi dei metodi clientelari portati
avanti in questa legislatura.
La legge elettorale non può risolvere tutti i problemi, non si può andare
avanti con una maggioranza risicata, in questi 4 anni si è andati avanti anche
troppo a lungo in queste condizioni. Negli ultimi tempi, la Dc ha portato
avanti un negoziato con il Psd
e allo stesso tempo un’altra area della Dc ha trattato con un’altra parte. La
maggioranza di turno va sempre a cercare intese sottobanco per
imbarcare nuove forze e cambiare alleanze. Negli altri Paesi i leader di
maggioranza se cade il governo,
dopo legislatura, vanno a casa, solo in Italia ci sono sempre gli stessi
personaggi e proprio
l’esempio italiano dovrebbe farci affrancare da questi metodi. Mi sarei
aspettato da Morri e Casali qualcosa di più. Un’analisi più severa del governo,
qualche critica in più sulla questione morale.
Difficile sostenere che si fa la crisi perché la Dc trattava con il Psd e il governo faceva bene. Non
ci si nasconda dietro la crisi economica, perché la black list dipende dalla
crisi dei rapporti con l’Italia. Sarebbe stato più qualificante uscire dal
governo perché non c’era condivisione su leggi importanti, come quelle
sull’antimafia, ma su questo non abbiamo avuto motivazioni forti
”.

 

Giovedì

Gian Nicola
Berti, Ns
: “E’ la mia ultima giornata in Consiglio grande e generale,
saluto e chiedo scuso per qualche mia intemperanza verbale. Il momento è grave
e abbiamo fatto un lavoro immane, con il contributo di tutte le forze
politiche, portando il Paese verso la trasparenza. Mi
preoccupa però la mancanza di responsabilità che ancora affiora in alcune forze
politiche, in alcune organizzazioni sindacali e sociali. Siamo usciti
dall’embargo e siamo pronti per raccogliere il riconoscimento internazionale
che meritiamo.

E’ stata fatta una
scelta di coerenza verso i cittadini, doverosa, di riportare al centro della
politica il Consiglio grande e generale. Il punto centrale della Repubblica non
è il congresso di Stato. Ci sono esempi nel passato, anche socialisti, che ci
hanno insegnato che l’interesse comunque deve essere al primo posto, distante
dagli interessi dei partiti e dei singoli.

Questa crisi è priva di
cause, la sua origine è nella volontà di dare valore mediatico alla nascita del
Pss. Ma su tutto ciò non è mai stata chiesta una verifica da parte di Nps, e
noi eravamo in lista con loro. E’ un fatto molto grave, serviva un confronto.
E’ chiaro che non esisteva la volontà di proseguire il percorso. Volevano nuove
alleanze, una libera scelta, ma ci associamo alle critiche feroci che vengono
dai cittadini e dalle categorie economiche. La parola giusta è irresponsabili.

Dal dibattito emerge una
nota positiva, non da parte dei due Napoleoni socialisti, ma dagli interventi
che prendono distanza. C’è un vento nuovo, anche se è ancora debole.

Abbiamo un mandato dei
cittadini, torniamo il più presto possibile a sentirli. Il governo straordinario va
avanti da oltre un anno, dall’incontro con l’opposizione sulle riforme, ma
l’unico partito che ha dimostrato responsabilità è stato il Psd. Forse eravamo
più vicini ad altre forze, ma le sc3lte sono state fatte in base agli interessi
del Paese”.

Claudio Podeschi, segretario di Stato per la Sanità: “Il Patto ha vissuto
difficoltà enormi, economiche ma anche politiche. Ci sono state diverse
dimissioni e nessuna è stata convincente. Le ultime due sanciscono la fine di
questa maggioranza. Per un governo non è mai stata così difficile e il vero
merito è stato riuscire a ritrovare la credibilità verso l’esterno. Sono
rimaste tante difficoltà, c’è un pericolo globale da affrontare. Siamo ancora
in guerra e dobbiamo essere uniti, anche perché la società non ha le forze per
tirare fuori delle novità che non siano l’astensionismo.

Il governo non c’è più e il dibattito sulla crisi è
stato isterico. Da pochi sono arrivate delle proposte. Eppure ci sono cose
enormi da fare. Forse pensiamo che chi avrà consenso domani potrà fare fronte
alla situazione con una maggioranza risicata? Dobbiamo costruire un progetto
che coinvolge le forze politiche più rappresentative ma anche chi ha delle cose
da dire. Servono idee e programmi. Lo scontro politico non aiuta l’età non
conta. Abbassiamo i toni e rialziamo i contenuti”.

Giovanni Lonfernini, Upr: “Mi ritrovo nelle parole del consigliere Mancini. Non è il
momento delle rivendicazioni, ci sarà tempo nelle prossime settimane dato che
la strada fissata dalla legge elettorale è chiara. L’Upr da oltre un anno ha
spinto per concordare una fase all’insegna della coesione, di una sorta di
armistizio politico e sociale. Abbiamo chiesto di  mettere da parte le risse e di lavorare per
ricucire la Repubblica nel rapporto tra istituzioni e politica, tra politica e
forze sociali, tra politica e categorie economiche, tra politica e opinione
pubblica. Le alleanze di centrosinistra del 2006 e del 2008 non hanno riformato
lo Stato e non hanno prevenuto il terremoto che si è verificato. Questa
maggioranza non ha raggiunto il suo obiettivo principale, la normalizzazione
dei rapporti con l’Italia. Molti provvedimenti li abbiamo sostenuti, ma non
sono stati efficaci. In questa ultima fase della legislatura dobbiamo cercare
di mettere in sicurezza la
Repubblica. Non si può ridimensionare la situazione e
dobbiamo dare corso ai passaggi della legge elettorale. Siamo disponibili su
interventi minimali ma nel futuro le questioni dirimenti sono quattro:
continuare a lavorare su Italia ed Europa; completare l’allineamento normativo;
avere un vero progetto di crescita; un impegno serio sulla spesa corrente e
sulla Pa. Qui si dimostra la forza di cambiamento delle forze politiche”.

Paride Andreoli, Psrs: “Il Paese è in difficoltà. Abbiamo registrato
passaggi non positivi e il fallimento di un’azione politica indirizzata
esclusivamente alla firma con l’Italia. Serve un nuovo percorso. Non è un
problema di data anagrafica, ma di intento comune. Il governo delle larghe
intese sta venendo avanti ed è vero che ci sono stati degli inviti a tavola.
Noi abbiamo provato a portare il nostro contributo. Ma comunque i risultati
sono evidenti. Siamo stati inascoltati.

C’è chi dice che la
crisi è stata aperta senza coscienza. Perché i cittadini hanno paura di perdere
sovranità Ma nel 2008 Ap ritirò la delegazione mentre si preparavano interventi
interni ed esterni per una nuova era.

Alcuni partiti del Patto
hanno iniziato un percorso verso nuove alleanze. Ed è legittimo, specie in
vista della fine legislatura. Ma hanno dimenticato i piccoli partiti e la
maggioranza non ha tenuto. Non basta questa legge elettorale a garantire
governabilità, va corretta”.

Mario Lazzaro Venturini, Ap: “Il consigliere
Andreoli non ha smesso un attimo di tenere lo sguardo sui banchi di Ap. Gli
uomini politici si scatenano più sui giornali che in quest’Aula. Poi dai
giornali vengono anche liberati dei portaborse aggressivi.

Nell’Ufficio di
presidenza la maggioranza ha chiesto l’inserimento del comma sul dibattito per
le dimissioni e la crisi politica. E ha fatto bene. L’opposizione ha accettato.
Questa maggioranza e questo governo si fanno male da soli e dovrebbe essere
musica per l’opposizione, l’occasione per la rivincita. Ma solo
per due voti è stato accettato il comma e 14 consiglieri burloni, quasi tutti
di opposizione, hanno votato contro. Non solo. C’è stata gazzarra sul titolo
del comma. Incredibile. L’aggiunta ha placato gli animi, i prodigi di cinque
paroline. Al secondo giorno di crisi c’era poi chi parlava di attaccamento alle
poltrone. Ma viviamo in un Paese normale? Qualcuno ha paragonato il governo a Pinochet. Ai
comunisti nostrani che citano solo dittatori di destra chiedo di nominare anche
quelli sovietici e coreani. Il consigliere Andreoli poi in conferenza stampa ha
tirato fuori il cardinale Alberoni. Capisco la sua euforia per avere vicino
Casali, ma cammina su un terreno per lui minato, quello della citazione
storica. Sulle dimissioni le categorie economiche sono state molto dure.

Il governo ha fatto tante cose, dalla Pa
all’allineamento internazionale. Sulla questione morale dico che la politica
per mettere il dito sui propri limiti deve ricorrere a una commissione
d’inchiesta, non deve celebrare processi in Aula. La questione del consiglio
dei XII, Finproject e Bcs sono argomenti da tribunale”.

Fiorenzo
Stolfi, Psd:

“Ci
troviamo di fronte a una crisi di governo che ci porterà sicuramente, sulla
base delle norme, alle elezioni a breve termine. Noi come Psd non avevamo messo
in preventivo la crisi di governo, anche perché non ci sembrava di interesse
per le forze di quello che rimaneva del Patto. Anche se eravamo e siamo convinti
della necessità di un’evoluzione del quadro della politica attuale, ritenevamo
comunque che questa evoluzione potesse procedere con un governo e che, in
questo momento, con una crisi poteva sopraggiungere un ulteriore colpo per la
credibilità politica. L’evoluzione politica da noi auspicata può comunque far
compiere un passo in avanti e con essa si introduce un elemento di chiarezza
sui futuri assetti. Come Psd ci abbiamo messo quasi un anno, dall’inizio della
legislatura nel 2008, a
passare da un’opposizione alla muro contro muro al convincerci che i problemi
crescevano di mese e in mese e richiedevano un assetto di emergenza, convinti
che il Patto da solo non ce l’avrebbe fatta a tirare fuori un Paese dalle
difficoltà, e consapevoli che, come coalizione perdente, non eravamo in grado
di proporre una spinta propulsiva alternativa. 
Abbiamo lanciato la proposta del governo con assetto di larghe intese,
ma la prima risposta del Patto è stata di contrarietà. Più passava il tempo,
più rimaneva per noi l’opzione principale da mettere in campo. E su questo
abbiamo avuto conforti esterni, ragionando con interlocutori italiani. Abbiamo
col tempo rivisto la posizione e lanciato l’idea che i due partiti più grossi
di San Marino, di fronte all’emergenza, dovevano parlarsi e alla fine questo
ragionamento ha avuto un primo elemento di considerazione e abbiamo iniziato a
dialogare con la Dc sui contenuti e sulle cose da fare. Abbiamo investito e
rischiato, ci siamo lasciati guidare dall’interesse del Paese. Nella sostanza
su questa prospettiva politica da noi auspicata, si trovano Psd e Dc, e hanno
avuto il consenso di Ap e di Ns. Dall’altro lato, due forze politiche si sono
tirate indietro da questa prospettiva, Moderati e Nps. Sinistra unita, nell’aver
giudicato negativamente la ricapitalizzazione Carisp, si pone fuori dal
contesto. Quindi ci sono elementi che cominciano ad assumere maggior chiarezza,
ma restano alcune posizione da definirsi, come quella del Psrs, che ha aderito
al ruolo di soggetto partitico nel partito socialista”.

Marco Gatti,
Pdcs
: “Indipendentemente dai motivi e delle ragioni,
il Paese e i cittadini ci dicono tutti che siamo irresponsabili, a prescindere,
è irresponsabile tutta la classe politica. Eppure nel 2008 si è registrato un
rinnovamento della classe politica in quest’Aula che non è stato minimamente
percepito nel Paese. La distruzione dei partiti è la fine della democrazia,
restano solo interessi di parte, di chi è più forte in quel momento. Il
dibattito di oggi deve interrogarci su cosa stiamo sbagliando, perché non è
percepito che ci sono molte facce nuove in questo Consiglio. Poi bisogna
chiarire cos’è la
responsabilità. E’ fare quattro leggi perchè ce lo chiedono?
E’ dire che questo non l’ho capito, allora sbaracco tutto?

Un’altra
cosa che ho notato è che spesso ci sono dei problemi nel Paese. Il primo
problema è la crisi politica e dei partiti. Ci sono movimenti più legati a
questioni personali che politiche, è il primo scoglio che la nuova generazione
politica si trova ad affrontare. L’altro problema, iniziato nel 2008 poi
peggiorato di anno in anno, è la crisi economica. Con l’emergenza è difficile
fare programmazione, tanto che il programma di governo del 2008 non è più
attuale, quello che allora era una priorità oggi è secondario. Come maggioranza
abbiamo avuto la capacità di affrontare tutte le emergenze. E ogni volta che si
arrivava a vedere la pianura, è arrivata la fibrillazione politica. E’ successo
quando con Italia si è iniziato a definire gli accordi. Con il via libera del Mef,
è iniziato un movimentismo tra i partiti, con tutti che andavano a Roma.  Questo ha portato a perdere l’obiettivo, anzi
i rapporti con l’Italia si sono completamente bloccati. Poi nel momento in cui
abbiamo firmato, ci avviciniamo alle elezioni. C’è stato calo di fiducia, forse
delle cose che sono state lette male, e alla fine le scelte ci portano a fare
la cosa più sbagliata in questo momento, che è quella della crisi
politica.  Dov’è la responsabilità che
deve coionvlgere tutti, anche qua fuori? Mi ha deluso l’atteggiamento che ha
fatto della riforma fiscale un fattore di scontro politico. Ci eravamo presi un
impegno con un odg condiviso di andare all’Fmi a dire che l’economia del Paese
si sarebbe basata su quella legge. Poi si è detto che la commissione finanze
l’avrebbe sconvolta. Ma se l’andassero a leggere quella legge. Quando sento
dire certe cose prima dai sindacati che si mettono a a fare politica, poi dalle
categorie, vorrei ricordare loro che l’importante era l’obiettivo di mantenere
gli impegni internazionali e di riempiere il dialogo aperto con difficoltà con
l’Italia. Oggi è inutile che ci richiamiamo alla responsabilità, vorrei che non
fosse confusa con altro. Non vorrei infatti che si voglia rimettere in gioco
tutto.

La
vera accelerazione è stata la crisi di governo. Non c’erano la volontà di
arrivare a questo punto, ma di avviare un confronto per far sì che le maggiori
forze si tirassero sù le maniche e si mettessero attorno un tavolo per
ragionare sul da farsi a fine legislatura. Ma l’accelerazione è il fatto che il governo non c’è più e la
maggioranza non abbia più i numeri. Qui dobbiamo essere seri: voglio andare a
testa alta nel Paese e mi sono stancato di essere confuso in una classe
politica che continua a giocare. Chiarisco che i giochi si fanno da tempo, non
solo adesso. Le forze politiche si mettano attorno un tavolo per vedere cosa
fare prima delle elezioni, ma le elezioni vadano a breve, perché serve un
governo. Ma se questo deve servire per rimettere in gioco tutto, io darò immediatamente
le mie dimissioni”.

 

Repliche

Augusto
Casali, segretario di Stato per la Giustizia dimissionario:
“Quando
gli inciuci li fanno i migliori, sono azioni nobili, se si risponde con
operazioni politiche, apriti cielo, si è nemici del Paese. Noi respingiamo
questa lettura che qualcuno tenta di portare avanti. Per contro-argomentare la
nostra iniziativa sono state raccontate balle, per fortuna spente in un giorno.
Come la volontà di non far arrivare fino in fondo questa commissione
d’inchiesta che sembra di essere messianica. Allora perché non ha prodotto
niente e ha richiesto una proroga?

Poi
c’è la questione della black list. Si è detto che, fatto questo Consiglio e la
riforma fiscale, San Marino ne sarebbe uscito. Non è vero niente, a chi ascolta
glielo potete fare credere, ma a me fate fatica. L’uscita dalla black list sarà
ancora lunga e molti di voi lo sanno bene, ma dicono cose non vere quando
alimentano aspettative che non sono dietro l’angolo. Per uscire, dobbiamo
dimostrare di applicare le leggi fatte. E questo sarà possibile solo con cambi
di sistema del Paese. San Marino è rimasto indietro nella Pa, nel tribunale,
nelle forze di polizia, nei sistemi di controllo, mentre il mondo è andato
avanti. Per dare forza all’istituzione del reato fiscale si potevano fare, e
l’ho proposto in congresso, piccoli provvedimenti con procedura d’urgenza senza
portare questa montagna di roba nel frangente attuale.

Parte
della Dc, Ap, Ns e anche qualcuno del Psd dicono di non capire questa crisi.
Sarà un caso, ma sono i 4 dell’ave Maria che hanno benedetto l’asse Dc-Psd.
Credo che voi sottovalutiate i sammarinesi che capiranno facilmente come sono
andate le cose.

Si
dice che non è la prima volta che i voti dell’opposizione sono arrivati a
sostegno delle leggi del governo, è vero. Ma il Patto allora era unito, non
aveva posizioni diverse come sulla riforma fiscale, ed è un dettaglio non da
poco. Nessuno è contro la realizzazione della legge fiscale, ma la si deve fare
nei tempi e modi adeguati. Se sarà la prima cosa del prossimo governo, sono
d’accordo. Ma non si può andare avanti a tutti i costi, a testa bassa, anche se
si sa che nel Patto non c’è pieno accordo.

La
verità è che la riforma fiscale doveva suggellare un’operazione politica e il
neonato partito
socialista si è rivelato un incomodo che ha scoperto le carte
su questo progetto. Sono d’accordo con chi dice che l’ultimo miglio è
importante, ma bisogno prepararlo bene. Sei sicuro, Marco, che tutti i partiti,
anche i più piccoli, sono stati rispettati nella loro dignità? Al segretario di
Stato per gli Affari
esteri, che oggi non c’è, rispondo che se pensa che siamo
irresponsabili, posso capirlo. Anch’io ho pensato in questi anni che lei fosse
irresponsabili diverse volte. Ma è difficile dare degli irresponsabili a due
che si dimettono, in un Paese in cui non si dimette mai nessuno, che ci mettono
la faccia e lasciano il
governo per andare all’opposizione. E’ difficile farlo, a
meno che non ci sia l’impostazione politica per cui non si vogliono lasciare le
poltrone.  Ed è quanto dimostrato da chi
dice di andare avanti malgrado la maggioranza non ci sia più e da chi si
spartisce subito le deleghe.  Se è vero
che tutte le forze politiche sono preoccupate del dopo, credo che, scoperte le
carte, si possa davvero mettersi a discutere sulle cose da fare. Il Partito socialista
è disponibile a discutere del bene e del futuro del nostro Paese. Oltre il
Patto siamo disponibili a fare la nostra parte, sia se saremo al governo che
dall’opposizione”.

Romeo
Morri, segretario di Stato per la Cultura dimissionario: “
Reputo
questo dibattito positivo, a parte qualche posizione talebana. Apro una
parentesi sull’Università. Mi spiace che il progetto non sia andato avanti, non
era un’idea per lo sviluppo di Romeo Morri, ma una scelta preparata con grande
impegno e senso di responsabilità. Nel corso del dibattito,alcuni consiglieri
hanno detto cose a mio modo ingiuste. Sulla questione morale e sulla
commissione d’inchiesta rispondo che il nostro comportamento su questa tematica
è stato sempre cristallino. Non mi sento affatto irresponsabile, dopo le mie
dimissioni, il mio obiettivo è solo quello di tornare a fare il mio lavoro.
Come Moderati, in questi quattro anni, il consigliere Angela Venturini è
stata sempre corretta, ha lavorato con costanza e serietà esemplari e la
ringrazio.

Già
che domani mattina darò le mie dimissioni da membro Consiglio grande e
generale, a dimostrazione che prima di dare giudizi sulle persone, bisogna
guardare i fatti. Dobbiamo pensare al dopo e guardare insieme ai problemi del
Paese. Credo che la gente sia preoccupata e dobbiamo dare risposte serie al di
là delle posizioni di bottega”.

Alessandro Mancini,
Psrs:
“Mi auguro che il metodo nella prossima
legislatura cambi. Mi riferisco al rinnovamento della politica, non delle
persone. Un’altra questione cui tendo rimarcare, è quella legata al momento di
crisi. Le leggi sono molto chiare, non ci sono problemi di interpretazione,
possono però esserci metodi diversi per gestirla. La lista delle emergenze del
Paese è molto lunga, forse ci sono provvedimenti importanti e possono essere
valutati anche nel momento di passaggio da una legislatura all’altra. Se ci
sono atti che il Consiglio grande e generale può portare avanti per il Paese,
il senso di responsabilità dei consiglieri non verrà a meno”. 

Alberto Selva, Ap: “Diversi consiglieri hanno affrontato la
fenomenologia delle larghe intese. Faccio i nomi ma non i cognomi, Gabriele,
Claudio, Giovanni e Beppe. Ma non esiste un puntello istituzionale per le
larghe intese, i poteri della Reggenza sono diversi, per esempio, da quelli del
presidente italiano della Repubblica. Manca chi controlla che cosa e chi
controlla chi. Sarebbe inoltre un’eccezione rispetto al tracciato della legge
elettorale”.

Claudio Felici, Psd: “Dalla replica di Casali ho colto una certa preoccupazione
per le dimissioni, forse ha capito che ha fatto una mossa troppo affrettata.
Inoltre non ha risposto al perché, pur sapendo dei movimenti in atto e
approvandoli, all’improvviso ha visto l’inciucio. Infine i voti in più alla
riforma tributaria invece che dare sostanza sono diventati una mina.

Sull’internazionale
socialista dico che è una dote su cui abbiamo investito molto e la
riaggregazione ha dato un valore aggiunto. Invece Casali l’ha buttata via,
dividendo invece che ricostruire. E’ questo il punto che non convince.

A fine dibattito occorre
essere chiari: oltre a questo atto consigliare e a quelli per lo scioglimento
occorre andare alle elezioni. Se ci sono poi le condizioni per avere le carte
maggiormente a posto, allora mettiamole in campo”.

Pasquale Valentini, segretario di Stato per le Finanze: “La chiarezza è
importante e questa vicenda politica non deve scalfire il rispetto e la stima
personale. Non ho mai espresso un giudizio contro Morri o Casali.

Il dibattito è stato
utile. Il Paese è meglio di quattro anni fa e il merito è di tutti. L’errore
più grave sarebbe ora fare credere che vogliamo interrompere il percorso. Sulla
riforma tributaria lo staff
del Fmi ha sottolineato che la direzione va bene, ma che va
combinata con le imposte indirette per raggiungere gli obiettivi di portare il
gettito dal 4,5% al 9% del Pil e le entrate all’1,5% del Pil. Con la riforma ci
fermiamo rispettivamente al 6% e all’0,8%. La riforma è dunque fondamentale , è
una riforma del Consiglio grande e generale, non più della maggioranza che non
c’è, ed è all’ordine dei lavori. Sarebbe opportuno approvarla prima dello
scioglimento della legislatura, ma comunque non deve creare ulteriore
confusione ”.

Marco Arzilli, segretario di Stato per l’Industria: “Non so se i grandi
strateghi della politica avevano pensato di fare fuori me e i piccoli partiti.
Non mi interessa, mi interessa cambiare metodo. Spero che questo momento sia da
insegnamento per le nuove generazioni politiche, per come non si fa politica.
Ringrazio i consigliere del mio movimento, abbiamo dimostrato amore verso il
Paese. Ringrazio alla stessa maniera il consigliere Cenci. Ora si vada a votare
il prima possibile, dico no alle ammucchiate inutili. Le larghe intese si fanno
con gli elettori”.

Alessandro Rossi, Su: “La linea delle elezioni è quella risolutiva. Dal punto di
vista procedurale non è possibile dettare l’agenda politica senza una
maggioranza. Dal punto di vista politico c’è stato un richiamo agli alti ideali
del socialismo e del comunismo. Per Sinistra unita quei valori sono stati traditi e non
condividiamo nemmeno il richiamo alle forze più rappresentative. Elementi
probatori hanno dimostrato che una certa classe politica ha tradito i
cittadini. Parte della Dc è per un percorso di rinnovamento, ma serve più
forza. Alle prossime elezioni ci presentiamo quasi tutti impreparati, le
coalizioni non sono assodate e c’è nel Paese un senso di rigetto verso questa
classe politica. Speriamo in una rinascita diversa. La legislatura si chiude
con grandi ombre, ma anche con qualche luce”.

Roberto Giorgetti, Ap: “La crisi è una scelta inopportuna e irresponsabile. Nel
dibattito alcuni consiglieri sono rimasti nella campana di vetro. Ai
sammarinesi non interessano le beghe politiche, la nascita di un Partito socialista o
di altre forze. Interessano le risposte agli enormi problemi del Paese. Alcune
affermazioni di casali sono assolutamente sorprendenti. I gesti vanno
inquadrati nel contesto in cui avvengono e queste dimissioni non sono certo
nobili. C’è bisogno di trasparenza e di scelte chiare, non di strategie
politiche sgangherate. Serve un governo legittimato dagli elettori, questa è la
strada maestra da coniugare con il innovamento. E Dio ci scampi dalle persone
di grande esperienza politica”.

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