Consiglio Grande e Generale (16-22 marzo)

Consiglio Grande e Generale (16-22 marzo)

COMUNICATO STAMPA

CONSIGLIO GRANDE E GENERALE 16-22 MARZO

                                               LUNEDI’ 21 MARZO 

Al termine della seduta
consiliare odierna, il Consiglio Grande e Generale approva- con 26 voti a
favore, 2 contrari e 16 astenuti- il Progetto di legge “Modifiche alla legge 30
novembre 2000 n.114 e successive modifiche- Legge sulla cittadinanza”, presentato
dal segretario di Stato per gli Affari interni, Gian Carlo Venturini.

I lavori nel primo pomeriggio sono ripartiti infatti dal comma 15, dedicato a due progetti di legge, uno
del governo, l’altro del gruppo consiliare Civico 10, entrambi volti a
intervenire e modificare la normativa attuale sulla cittadinanza per
naturalizzazione. “Il provvedimento -spiega il segretario di Stato per gli
Affari interni, Gian Carlo Venturini che lo presenta- 
è frutto di una mediazione fra le varie forze politiche della
maggioranza stessa, nella quale ci sono posizioni diversificate sulla
cittadinanza”. Attraverso la proposta dell’esecutivo, “si supera la concessione
della cittadinanza con provvedimento straordinario -chiarisce Venturini- e si
passa alla sua concessione attraverso una legge ordinaria che disciplina
requisiti e modalità. Si passa da un regime concessorio ciclico a un
automatismo che recepisce le indicazioni degli organismi internazionali, basati
sul concetto di dimora continuativa”.

Franco Santi, nel presentare il Pdl di Civico 10, ne evidenzia le
differenze: oltre al concetto di discrezionalità legato al provvedimento
straordinario, “crediamo sia
giunto anche il momento di superare un altro tabù: quello della rinuncia della
cittadinanza originaria”. Per C10, infatti chiedere la rinuncia della
cittadinanza originaria è “una forte limitazione -aggiunge-  rispetto a questo diritto”.

Sui progetti di legge si apre un lungo dibattito, nel corso del quale,
C10, per voce del consigliere Luca Santolini,
annuncia il ritiro del proprio provvedimento: 
“Non metteremo in votazione il nostro Pdl -spiega- ma ci limiteremo a
presentare emendamenti a quello del governo”.

L’esame dell’articolato
procede con un solo testo di emendamento dell’opposizione – C10, Su, Ps, Upr
più il consigliere indipendente Bronzetti- concordato con l’esecutivo, (quello
relativo alla modifica del comma 15 articolo 2 ter) che viene approvato a
maggioranza. Non passa invece la proposta relativa all’eliminazione della
rinuncia alla doppia cittadinanza. Nelle dichiarazioni di voto, i partiti di
opposizione riconoscono comunque il passo in avanti compiuto dal provvedimento
con l’istituzione dell’automatismo nella concessione di cittadinanza per
naturalizzazione e dichiarano l’astensione al voto.
Approvato il progetto di
legge, i lavori sono sospesi e riprenderanno domani mattina dal comma 17
“Ratifica decreti delegati e decreto legge”.

Di seguito un estratto degli interventi della seduta odierna.

Comma15 Progetti di legge in materia di cittadinanza: a) Modifiche
alla legge 30 novembre 2000 n.114 e successive modifiche- Legge sulla
cittadinanza (II lettura); b) Progetto di legge “Della cittadinanza per
naturalizzazione”, presentato dal gruppo consiliare Civico 10./ Il Pdl b) viene
ritirato. Il Pdl a) approvato con 26 voti a favore, 2 contrari e 16 astenuti.

Giancarlo Venturini,
Segretario di Stato  per gli Affari
Interni: “
L’attuale normativa prevede
due modalità per acquisire la cittadinanza. Una, per origine, l’altra, per
naturalizzazione, il cui ottenimento è legato alla volontà del soggetto e ai
requisiti previsti di permanenza in territorio dei residenti. Il provvedimento
presentato è frutto di una mediazione fra le varie forze politiche della
maggioranza stessa, nella quale ci sono posizioni diversificate sulla
cittadinanza. In questo provvedimento si supera la concessione della
cittadinanza con provvedimento straordinario, e si passa alla sua concessione attraverso
una legge ordinaria che disciplina requisiti e modalità. Si passa da un regime
concessorio ciclico a un automatismo che recepisce le indicazioni degli
organismi internazionali, basati sul concetto di dimora continuativa ripreso
dal progetto di legge.
E’ previsto inoltre come requisito l’assenza di condanne definitive e la  rinuncia alla cittadinanza posseduta di
origine. La rinuncia è prevista anche in altri ordinamenti. E’ un tema oggetto
di confronto fra le forze politiche. Al di là delle valutazioni del Consiglio
Grande e Generale, è giusto indicare quelli che erano i motivi che hanno
portato alla presentazione di questo progetto di legge con il mantenimento
della rinuncia. Non si vuole penalizzare chi vive da anni nel territorio. Ma è
stata intesa come valorizzazione della cittadinanza, visto che con la residenza
un cittadino ha tutti i diritti, tranne quelli politici. Va evidenziato
l’elemento importante, quello di superare la concessione ciclica per
naturalizzazione, con un provvedimento ordinario che con requisiti prefissati,
periodicamente, due volte l’anno, entro febbraio e settembre. Si supera la
discrezionalità.
E’ un passo in avanti per il riconoscimento dello status di cittadino a chi da
anni vive il territorio e contribuisce, lavora, nell’ambito della Repubblica”.
Franco Santi, Civico 10: “Il nostro progetto di legge è stato presentato
nel 2013. Obiettivo era superare la modalità di concessione della cittadinanza
per naturalizzazione, così come richiesto dalle organizzazioni internazionali e
da un panorama giuridico internazionale che vedeva San Marino avere un sistema
di concessine molto discrezionale. Non possiamo raffrontare in maniera
semplicistica i vari ordinamenti per la natura e dimensione del nostro Stato.
Crediamo, con la presentazione del progetto, di intendere la volontà di tutto
l’arco internazionale per superare la modalità di concessione della
naturalizzazione introducendo un meccanismo di automatismo. Crediamo sia giunto
anche il momento di superare un altro tabù: quello della rinuncia della
cittadinanza originaria. Chiedere la rinuncia della cittadinanza originaria è
una forte limitazione rispetto a questo diritto.  Accogliamo favorevolmente la volontà del
governo di introdurre il meccanismo dell’automatismo. Non siamo concordi sul mantenimento
della rinuncia.
Nell’ultima naturalizzazione si è verificata una chiusura per circa 250
persone. Tantissimi non hanno concluso l’iter, non hanno fatto domanda perché
era prevista la rinuncia della cittadinanza originaria. Per alcuni Paesi non è
possibile fare la rinuncia della cittadinanza. Presenteremo un emendamento al
testo del governo per introdurre questa seconda importante innovazione”.
Manuel Ciavatta, Pdcs: “Entrambi i progetti di legge prevedono un forte
passo in avanti. Potremmo dire che raggiungiamo uno di quelli che sono gli
indirizzi dell’Ecri. Prima, chi aveva raggiunto i 25 anni doveva aspettarne
anche 10, aspettando il provvedimento straordinario. L’articolo n.2 prevede i
requisiti inseriti per ottenere la cittadinanza. Verranno valutati da un
collegio tecnico. Viene meno la discrezionalità che prima era di tipo politico.
Fra i requisiti c’è la dimora effettiva di 25 anni. L’Ecri chiede ancora di
limitare la tempistica. Per un Paese come il nostro la cittadinanza deve
nascere da un’affiliazione reale. Venticinque anni sono un tempo congruo.
Rimane la tempistica dei 15 anni per i coniugi. Rispetto alla rinuncia, Santi
ha parlato di tabù. Per la nostra forza politica la rinuncia non è un tabù. Non
c’è volontà di creare una problematica a chi vuole affiliarsi al Paese. In
Paesi come la Germania, c’è una distinzione chiara fra i Paesi europei e
extraeuropei, fra gli europei la rinuncia è abolita, per gli extraeuropei non è
così. Valuteremo in corso di dibattito quali condizioni si verranno a
conformare. Mantenere la rinuncia qualifica la scelta di chi decide di
diventare a tutti gli effetti sammarinese”.
Enrico Carattoni, Psd: “Normare una disciplina in una materia così
importante era doveroso. In prima lettura avevo ringraziato Civico 10 per aver
portare all’attenzione il tema. Con le forze di opposizione c’è stato un
dibattito costruttivo. Il tema deve unire e non dividere. A oggi non erano
sufficienti i requisiti di residenza. Serviva un provvedimento straordinario
che non aveva cadenza regolare. Una persona che non aveva raggiunto i requisiti
per pochi giorni doveva attendere 5 o 10 anni. Vedeva frustrato il proprio
diritto. Tutto ciò viene superato, la cadenza sarà semestrale. L’automatismo è
più importante degli altri requisiti. La politica è fatta di piccoli passi”.
Alessandro Mancini, Ps: “L’automatismo è importante, non c’è più
discrezionalità, ciò va colto con favore e soddisfazione. C’è fra i due
progetti di legge la differenza rispetto alla rinuncia. Non si possono privare
i cittadini della propria cittadinanza di origine. Sarebbe fuori logica. Si
farebbero cittadini si serie A e di serie B. Ho sottoscritto a proposito una
serie di emendamenti per abrogare proprio i passaggi che chiedono di rinunciare
alla cittadinanza di origine”.
Ivan Foschi, Su-LabDem: “Uno dei motivi per il superamento del regime
concessorio era avere un sistema uguale per tutti. Ci sono state differenze di
uno, due o anche otto anni. La cittadinanza arrivava per concessione del
Consiglio. Era anacronistico. Uno stato di diritto prevede meno discrezionalità
politica e regole uguali per tutti. Il passaggio in Consiglio Grande e Generale
non scompare. Mi lascia perplesso che si richieda la rinuncia della
cittadinanza d’origine. A proposito ho sottoscritto un emendamento. Nel 2000
non ero in Consiglio e ritenevo fosse una strada perseguibile, perché in quegli
anni era molto accesso il dibattito sul voto estero. In Italia è prevista la
riacquisizione dopo la rinuncia. Si sono verificate situazioni asimmetriche.
Noi chiediamo la rinuncia a chi viene a naturalizzarsi e ai sammarinesi
cittadini per origine non chiediamo niente, e loro possono avere due o tre
cittadinanze. Si creano situazione di difformità. Se la norma è
discriminatoria, tanto vale superarla. La norma sulla rinuncia è da superare”.
Andrea Zafferani, C10: “Quasi tre anni fa il nostro gruppo ha inteso
presentare il Pdl sulla naturalizzazione perché la normativa conteneva due
problematiche grosse, la mancanza di un automatismo e la necessità di
rinunciare  la cittadinanza originaria.
Sono contento oggi si possa discutere su un Pdl del governo, su cui si possa
deliberare- perché su quelli dell’opposizione non si delibera- e sono contento
anche sul fatto che si stia dibattendo in modo ragionevole e senza steccati. Ho
apprezzato l’approccio del consigliere Manuel Ciavatta sul tema del non obbligo
di rinuncia, penso che sia l’atteggiamento giusto rispetto un principio che non
può vedere blindature precostituite. Come il collega Carattoni, sottolineo che
l’automatismo sia un grande passo avanti contro le distorsioni possibili, come
per esempio, il caso di persone che per un pelo si trovano escluse dalla
finestra temporale per ottenere la cittadinanza, situazioni paradossali e inaccettabili.
 Abbiamo presentato un emendamento per il
non-obbligo di rinuncia insieme a tutte le forze di opposizione, spero il
Consiglio possa fare una valutazione in massima libertà su questo tema”.  
Elena Tonnini, Rete: “Questo Pdl tratta dell’acquisizione di
cittadinanza per naturalizzazione per determinati requisiti, come la residenza.
Auspicavamo un confronto più approfondito fuori dall’Aula. Ci sembra un peccato
non aver trovato la quadra con l’altro Pdl di C10, almeno rispetto alcuni
principi ci troviamo molto concordi. Ci sarebbe piaciuto ragionare su una
integrazione tra i due. Su molti emendamenti dell’opposizione ci troviamo
concordi, nei nostri, quale quello sugli anni, abbiamo cercato di mediare tra i
due Pdl, quello di governo e C10, e proponiamo un abbassamento degli anni di residenza
continuativa. Venticinque anni ci sembrano tanti, l’Ecri auspica un
abbassamento. Inoltre si consideri che per i residenti non c’è nemmeno la
possibilità di votare per le Giunte di Castello. La legge del governo porta
alcune risposte per superare il carattere straordinario del provvedimento,
visto fino ad ora come concessione attraverso organismi discrezionali, a favore
invece di un percorso ordinario senza passaggi politici. Tuttavia il Pdl del
governo ci pare rispondere non a una rinnovata sensibilità sui tabù, ma a
richieste di organismi internazionali quale l’Ecri. L’altro emendamento che
presenteremo e sosterremo è quello per mantenere la cittadinanza originaria. Se
quindi su un punto, il superamento della discrezionalità, si risponde a Ecri,
altri punti restano nel cassetto. Ci auguriamo l’Aula, attraverso gli
emendamenti dell’opposizione, possa prenderli in considerazione”.   
Marco Podeschi, Upr: “E’ un argomento che sento molto, in quanto
unico tra i sessanta in Aula ad essere cittadino naturalizzato. Il mio auspicio
è che si arrivi a una sintesi unitaria dei due Pdl su un testo unico. Sono
cambiate le visioni delle singole forze in Aula sul tema della naturalizzazione,
sono stati fatti notevoli passi in avanti rispetto ai cittadini forensi che
devono acquisire cittadinanza sammarinese, il fatto che venga automaticamente
concessa per legge va rimarcato. Come Upr ci auguravamo un maggior
coinvolgimento sul progetto del governo. Chiediamo, come primo elemento
politico, che venga tolto l’elemento dell’unicità della cittadinanza. Sarebbe
accettabile, però non vorrei che su una scelta giusta ci siano poi scorciatoie
delle leggi di altri Stati che possono prendere i cittadini. Quindi l’unicità
si può togliere per motivi pratici e giuridici. Altro elemento, nelle prossime
legislature va fatta una riflessione: se ha ancora senso mettere classi
temporali per acquisire cittadinanza: perché chi viene a San Marino per
motivazioni sentimentali è agevolato rispetto chi viene per un investimento o
per lavoro? Upr sarebbe per ragionare in prospettiva su un unico periodo
temporale. Spero il segretario di Stato sia capace di trovare una sintesi su un
argomento così importante”.
Marino Riccardi, Psd: “E’ un argomento importante e segna un passo forte
per la nostra Repubblica rispetto la possibilità per cittadini residenti a San
Marino da oltre 25 anni di poter acquisire la cittadinanza sammarinese. Un
argomento ampiamente dibattuto anche in passato. Ricordo bene, in occasione
dell’ultima modifica della legge, ci fu una discussione su come  procedere alla concessione senza un intervento
straordinario del Consiglio o attraverso un automatismo. Oggi abbiamo fatto quindi
un salto di qualità e colmato una lacuna presente nella legge precedente perché
al compimento del 25° anno non si aveva subito cittadinanza, ma solo con
provvedimento decennale. Questa maggioranza ha la capacità di portare a
compimento un provvedimento importante. C’è anche un provvedimento di C10,
apprezzo lo sforzo fatto, è molto simile a quello del governo, eccetto per il mantenimento
cittadinanza d’origine. Io credo che la concessione di cittadinanza sia una
concessione, soprattutto per la nostra piccola comunità deve essere motivo di
orgoglio. Ha fatto bene il governo, ritengo che sia giusto che chi voglia la cittadinanza
sammarinese debba rinunciare a quella di origine. D’accordo  poi sulle verifiche, anche se sono pochi gli
Stati che non consentono la rinuncia. Poi non reputo giusto che certi incarichi
istituzionali siano in capo a persone senza cittadinanza sammarinese. Sarei
vigile su chi ha rinunciato la sua cittadinanza per poi riprendersela. Essere
sammarinesi non è diritto ma una concessione”
Luca Santolini, C10: “Si tratta di due provvedimenti similari, quello
del governo ha recepito molti dei punti di Civico 10. Quindi il Pdl del governo
è  comunque un passo avanti, anche se le
tempistiche sono diverse, ma risolve in ogni modo l’aspetto odioso della
mancanza di automatismo. Annuncio da parte del mio gruppo che non metteremo in
votazione il nostro Pdl, ma ci limiteremo a presentare emendamenti a quello del
governo. La rinuncia della cittadinanza è un’anacronismo. Oltretutto a chi,
come me, ha un genitore di un’altra nazionalità, è consentito mantenerla, ma
non a chi viene dall’estero. Una doppia cittadinanza deve essere valutata una
ricchezza per tutti. Spero sia proceda per elaborare miglior testo possibile
senza compromessi al ribasso”.
Gian Matteo Zeppa, Rete: “Sottoscrivo in toto l’intervento del collega
Santolini. Ha centrato le motivazioni e molti punti critici di questa legge che
pone comunque finalmente un termine effettivo come richiesto dall’Ecri. Si
parla di cittadinanza, ma a San Marino è ben più di questo. Si parla di diritti
che chi dopo anni di residenza non poteva vedere ancora. Riccardi ha dato un’ottima
visione di come un uomo di sinistra possa parlare di diritti. L’Ecri nel suo
monitoraggio ha parlato chiaramente che San Marino doveva avere una legge
ordinaria per il riconoscimento di un diritto. Ci sono differenti sensibilità,
è evidente che un colloquio in più, o aspettare la sessione consiliare di
Aprile sarebbe stato meglio.All’aArticolo 2 parlate di requisito di 25 anni
continuativi: perché parlate di continuativi e non effettivi? E’ poi una
violenza chiedere la rinuncia alla cittadinanza originaria, senza contare che
ci sono sammarinesi di terza-quarta generazione che non sanno nulla di San
Marino e non parlano nemmeno la nostra lingua. Di quanti casi poi stiamo
parlando? Un piccolo monitoraggio bisognerà farlo. Le idee chiare sui numeri
non mi sembra ci siano. Il Lussemburgo, che è piccolo, consente la doppia
cittadinanza”. 
Anna Maria Muccioli, Pdcs: “Questo Pdl è un passaggio storico per la nostra
piccola comunità, da sempre gelosa custode della sua identità nazionale. E’ un tema
molto sentito la cittadinanza. Il Pdl modifica la legge n.114 del 2000 sull’acquisto
della cittadinanza su naturalizzazione e si vanno a modificare le norme che
disciplinano l’acquisto su naturalizzazione. Fino ad oggi ciò era subordinato a
un intervento concessorio del Consiglio grande e generale, un intervento
straordinario e discrezionale nei tempi e modi. Oggi si supera l’intervento
straordinario in favore di un intervento in linea con direttive del Comitato per
i diritti umani delle Nazioni unite. Si passa al regime di ordinarietà e a un meccanismo
automatico sulla base di requisiti previsti per legge. Un importante
cambiamento in grado di dare maggiori certezze a chi vive da molto tempo nel
nostro territorio ed è ormai integrato. I requisiti: periodo di dimora di 25
anni, 15 anni per i coniugi stranieri, assenza condanne definitive superiori ad
un anno, rinuncia ogni altra cittadinanza, giuramento di fedeltà alla
Repubblica. La rinuncia della cittadinanza merita un approfondimento da parte
dell’Aula. Sarà l’Aula che ha il compito oggi di analizzare nell’articolato il
Pdl che è comunque un passo in avanti del Paese nel riconoscimento dei
diritti”.
Roberto Ciavatta, Rete: “Negli ultimi emendamenti del governo viene
reintrodotto il termine “concedere”. Nonostante l’iter sia amministrativo. Può
esserci un diritto, oppure una concessione. Questo sembra un sistema ibrido nel
quale diciamo che è una concessione. Finché è la politica a determinare chi ha
i requisiti, significa che non sono diritti. In tanti temono il rischio
“invasione”, mi pare. Ha un senso. Avevamo dato, non a caso, a Valentini, una
serie di indicazioni nel tavolo di associazione con l’UE. Lì possiamo indicare
quali sono i nostri parametri per la concessione della cittadinanza. Come fatto
dal Liechtenstein. La cittadinanza è una questione affettiva. Chiediamo a
persone che vivono a San Marino da 25 anni, quindi che hanno dimostrato il loro
attaccamento al territorio, di rinunciare a una cittadinanza che è anche
affettiva, legata al Paese di provenienza. Chiudiamo gli occhi di fronte a un
dato evidente: la possibilità di riacquisire la cittadinanza d’origine. Si
dovrebbe ragionare per fare in modo che quando si presenta un testo unico non
si debba ridiscutere ogni articolo. Civico 10 ha depositato il suo progetto di
legge 3 anni fa. Ci sono movimenti che non presentano più progetti di legge, a
questa farsa bisognerebbe porre rimedio. Sulle residenze e la dimora effettiva,
abbiamo sempre più cittadini che provengono dall’Est Europa e parlano più
lingue. Lavorano in ambiti turistici. Per lavoro gli è richiesto di stare fuori
lavoro per mesi. Per la nostra normativa rischia di vedersi ritirata la
residenza. Non è prevista dalla legge la possibilità di indicare ragioni
professionali che giustificano l’assenza dal territorio sammarinese”
Paride Andreoli, Partito Socialista: “Da tempo si parla di quello che
può essere il futuro in merito alla cittadinanza sammarinese. Ricordo che prima
del provvedimento depositato da Civico 10 il gruppo del Partito Socialista
aveva presentato un provvedimento, giunto in Aula, grazie al quale potemmo dare
contributi. Faccio alcune osservazioni. All’articolo 2, al punto D, si parla di
rinuncia. Ci sono 2 tipi di rinuncia. Per un discorso di giustizia ed equità
non si può mettere sul tavolo una normativa con delle differenziazioni.
Dobbiamo considerare tutti alla pari. C’è un emendamento firmato dal PS per
trattare tutti indipendentemente da chi può rinunciare e chi non può. Mi auguro
che il governo possa raggiungere una condivisioni sulle riflessioni che ogni
consigliere ha cercato di portare in maniera positiva in Aula”.
Denise Bronzetti, Indipendente: “Il progetto di legge è un passo avanti in tema
di diritti. Ogni Stato regola la cittadinanza secondo quanto i parlamenti
decidono di fare. Una volta fissati i criteri per legge, valgono o non valgono.
Sono d’accodo con il consigliere Ciavatta su questo. Ho vissuto sulla mia pelle
il periodo che ha condotta alla matrilinearità. In quella occasione si era
tentato di inserire una serie di paletti. Non credo si possa misurare
l’attaccamento alla patria con il numero di cittadinanza diversamente
possedute. Non credo sia un criterio che può dare un voto all’attaccamento al
proprio Paese. Non sono d’accordo con quanto previsto nella legge. Ho
sottoscritto un emendamento che non prevede la rinuncia dell’altra
cittadinanza”.
Nicola Selva, Upr: “La nuova legge è un passo importante che io
condivido. Non ci sono piaciuti in modi con cui è stata presentata la legge.
Nemmeno le tempistiche. Si poteva fare prima, in altro modo, c’era già il
progetto presentato da Civico 10. Ha senso avere la differenza fra coniugi e
residenti? Sulla rinuncia della cittadinanza originaria, riflettiamo. In Italia
sarà possibile presto riacquisirla. Riflettiamo su quello che è più giusto, in
linea con le esigenze della società”.
Franco Santi, Civico 10: “Il provvedimento nasce da una proposta del
nostro movimento. E purtroppo dal riferimento di un organismo internazionale
come l’ECRI. Si è parlato del valore della cittadinanza, dell’importanza di
mettere questo aspetto sul tavolo. Mi chiedo, e vi chiedo, qual è la via
migliore per difendere questo valore? Continuare a mettere i lacci in maniera
conservativa, oppure entrarci a pieno titolo con uno spirito di umanità e
attenzione all’altro? Credo serva il secondo tipo di approccio, per superare
queste remore che ci arrivano da lontano”.
Francesca Michelotti, Su-LabDem: “La concessione della cittadinanza non
è un diritto. Piuttosto è una valutazione che riguarda l’interesse della Stato
e della comunità nazionale che accoglie il richiedente. Lo Stato esprime io
requisiti e limiti per la concessione. La legge vuole restringere al
discrezionalità capricciosa della politica, con maggiori certezze. Il residente
non cittadino è un suddito, non un cittadino. E’ subordinato alle leggi e
all’autorità dello Stato ospitanti, e non può concorrere alla definizione delle
leggi e del governo del Paese.
Stabilire lo “ius sanguinis” ha significato che la trasmissione della
cittadinanza potesse avvenire anche al di fuori dei suoi confini. Questo venne
stabilito. Il microstato non può mancare di vigilare sulla massa dei suoi
cittadini affinché non diventi critica nel rapporto fra Stato, cittadini e
territorio. Gli automatismi troppo burocratici finiscono per uscire di mano
dalla opportunità politica”.
Valeria Ciavatta, Ap: “E’ un progetto di legge che trova il nostro
favore per il principio che oggi viene istituito, dopo tanti anni in cui le
posizioni di coloro, come Ap, che chiedevano di introdurre la naturalizzazione
ordinaria, non avevano trovato sostegno nel Consiglio grande e generale. Nella
precedente legislatura abbiamo proposto un Pdl che, per mediazione all’interno
di quella maggioranza, prevedeva la naturalizzazione straordinaria. In quella
occasione c’era una divisione nella maggioranza su questa scelta di fondo,
poiché le mediazioni a volte sono l’unico modo per raggiungere l’obiettivo. Abbiamo
così dato vita a una legge sulla naturalizzazione che arrivava dieci anni dopo
la precedente. Con la naturalizzazione ordinaria si afferma il principio della
certezza giuridica per chi risiede in territorio per tanti anni e ha
contribuito alla nostra comunità da tempo e arricchisce la vita della nostra
società. Quando abbiamo esaminato questo Pdl in prima lettura ci siamo
interrogati sulla impronta che deve avere la concessione cittadinanza per
naturalizzazione: una semplice pratica amministrativa o una concessione data in
relazione al possesso requisiti prestabiliti? Di conseguenza, è un diritto? E’ un
diritto in attesa di espansione, è una posizione personale che matura nel tempo
alla luce delle norme e non è un semplice interesse legittimo. Il testo di
Civico 10 aveva impostato la concessione come una semplice pratica
amministrativa. Come se si dovesse rilasciare un certificato. Un intervento e
ruolo di natura istituzionale non deve sempre essere assimilato al potere
politico dei partiti. Se non riusciremo a cambiare questa mentalità- a non
voler pensare che il Consiglio, una Commissione, un Segretario rappresentano il
Paese- difficilmente riusciremo a paragonarci ad altri Paesi. Ci possono poi
essere relazioni internazionali che costituiscano motivo ostativo per la
concessione di una cittadinanza. Non pensiamo debba essere tutto automatico,
meccanico e come disbrigo di una pratica amministrativo”.
Gerardo Giovagnoli, Psd: “Questa tematica della cittadinanza per
naturalizzazione è stata molto discussa anche in passato e ogni volta si è
cercato di correggerne le distorsioni. Oggi una normativa è stata portata in
Consiglio, anche grazie a forze che hanno sollecitato l’esigenza di
cambiamento. Il provvedimento non vede più l’odioso intervento straordinario
che comportava ad alcuni esclusione ed un’attesa significativa. Uno schema del
genere doveva essere superato, non solo perché ce lo chiedono organismi
internazionali, ma perché è un fatto di logica. Qualcuno ha detto non deve
essere un atto amministrativo. Non credo che conti come ci si arriva, ma i
requisiti necessari, questo fa la differenza non che lo decida un ufficio o il
Consiglio. Questo determina se c’è serietà. 
Il nostro sistema prevede per i cittadini non naturalizzati di poter
mantenere più cittadinanze, resta questo un tema difficile, quello della
rinuncia alla cittadinanza originaria, che deve trovare soluzione. Per questo
aspetto molte persone che ne avevano diritto hanno scelto di perdere la
cittadinanza sammarinese. In generale però c’è una grande conquista del nostro
sistema, una volta accertati i requisiti non ci sono impedimenti temporali
all’acquisizione della cittadinanza sammarinese. Il Psd si accinge a votare
favorevolmente, esamineremo attentamente gli emendamenti una volta presentati”.
Marco Gatti, Pdcs: “Ci sono argomenti molto complessi e tra questi
quello della trasmettibilità della cittadinanza. Ho sentito con attenzione
l’intervento della collega Michelotti che in buona parte ho condiviso. Il primo
aspetto è cosa vige a San Marino. Due modalità, ius sanguinis e ius solis, a
San Marino vale il primo. Chi nasce a San Marino non diventa cittadino, lo si
diventa solo per trasmissione familiare. Se abbiamo una storia millenaria
significa che le leggi ci hanno consentito di arrivare fino a qui. Ma oggi è
giusto che si ragioni sulla revisione di una legge sulla naturalizzazione che
esce dalla regola generale dello ius sanguinis e diventa a ragione un elemento
concessorio. E’ giusto ragionare se quello che era un provvedimento
straordinario del Consiglio può diventare un provvedimento ordinario: sulla
base di requisiti oggettivi, si può quindi procedere alla richiesta di
acquisizione della cittadinanza sammarinese. Il Pdl nasce da un confronto
stimolato dal Pdl di Civico 10 portato avanti da governo, maggioranza e C10, si
è arrivati a un progetto frutto di mediazione. Due passaggi cardine: l’automaticità,
che colma lacuna, e il tetto dei anni di residenza richiesti che diventano
definitivi. Sul mantenimento cittadinanza originaria, non dobbiamo chiederci se
è di destra o sinistra, ma se i passaggi che stiamo facendo siano maturi.
Bisogna procedere per gradi: se con l’ultima modifica non abbiamo fatto l’automatismo
era perché si teneva conto anche della sensibilità della cittadinanza su quel
tema. Oggi il Consiglio dovrà valutarlo”.
Gian Carlo Venturini, segretario di Stato replica: “Voglio evidenziare
che tutti coloro che sono intervenuti hanno sottolineato che il provvedimento è
un passaggio significativo per la Repubblica e si va a superare quello che è
stato fino ad oggi un provvedimento straordinario. Va a colmare le problematiche
evidenziate dal consigliere Foschi. Ringrazio C10 che, nonostante i tempi, ha
ritirato il Pdl e presentato emendamenti sul provvedimento del governo, che non
è identico. Quello di C10 ricalca il provvedimento di naturalizzazione del 2012,
quello del governo va a integrare la legge sulla cittadinanza. Sul termine ‘concessione’
tranquillizzo Ciavatta, è vero che abbiamo usato termine concessione perché nel
linguaggio del diritto amministrativo risulta più idoneo. Su continuità ed
effettività evidenziato da Zeppa: in questo caso si è ripreso il concetto di
effettiva dimora confermando il principio di continuità. Sulla rinuncia: è un tema
aperto e suscita diverse sensibilità tra tutti i consiglieri e sarà una valutazione
che il Consiglio nella sua piena operatività potrà fare”.
Maria Luisa Berti, Ns: “Ci tenevo a portare in Aula il contributo di Ns,
stanno per essere consegnati emendamenti da parte del governo e delle altre
forze, e su questi emendamenti mi riservo di intervenire. Questo Pdl introduce una
novità assoluta nel nostro ordinamento, per la prima volta si introduce l’automatismo
nella concessione cittadinanza.  Pensiamo
che il testo così come è stato recepito da governo e maggioranza sia un equo
bilanciamento tra l’esigenza dell’introduzione dell’automatismo e i termini
temporali, noi avremo preferito, per esempio, mantenere i 30 anni. I 25 anni
sono comunque un termine giusto e idoneo per la condivisione della realtà del
Paese di cui si diventerà cittadino. Sulla rinuncia, noi manteniamo la posizione
che rimanga una specifica condizione ai fini dell’ottenimento della cittadinanza,
perché essere sammarinesi significa appartenere ad uno Stato. La cittadinanza è
comunque una concessione e riteniamo opportuno che il soggetto possa compiere
una scelta. Condividiamo poi sulla necessità di un istituto che valorizzi la
concessione”.

Testo concordato
modifica comma 15 articolo 2 ter approvato a maggioranza

Dichiarazioni di voto

Elena Tonnini, Rete: “Questo Pdl poteva avere più coraggio. Va
riconosciuto l’inserimento dell’automatismo, d’altra parte prendiamo atto che
su altri aspetti importanti non c’è stato coraggio: in particolare
nell’abbassare il requisito del numero di anni e affrontare in modo determinato
la rinuncia alla cittadinanza originaria. Questa sarebbe stata un’occasione
importante per eliminare ulteriori diversità che questi aspetti creano
all’interno del territorio ma anche per semplificare il quadro normativo di
tutta la materia che riguarda residenze e cittadinanza. Ma riconosciamo comunque
l’importanza dell’eliminazione della discrezionalità, per questo ci asterremo
sul provvedimento”.
Franco Santi, Ca: “Intervengo anche a nome di Su, come Cittadinanza
attiva, il voto anche da parte nostra sarà di astensione su un Pdl che
recepisce in parte una proposta di Civico 10 del 2013, che fa oggettivamente un
passo avanti rispetto questa tematica, creando automatismo per l’accesso alla
cittadinanza per naturalizzazione. Ma il Pdl non ha saputo cogliere l’aspetto
importante dell’eliminazione della rinuncia della cittadinanza originaria. Con
il risultato che registreremo una grande differenza tra gli aventi diritto e
chi presenterà la domanda, tantissimi non vorranno rinunciare alla cittadinanza
originaria e le discriminazioni saranno mantenute. Speriamo si possa tornare
presto a trattare l’argomento per poter fare un ulteriore passo avanti”.

Marco
Podeschi, Upr:
“Il mio gruppo dichiara la propria astensione. Oggi viene
fatto un passo storico, l’Aula introduce automatismo nella concessione della
cittadinanza sammarinese per naturalizzazione. E’ chiaro che si poteva fare di
più, ma siamo un Paese che per raggiungere certi obiettivi richiede tempo”.
Alessandro Mancini, Ps: “Anche per il Ps sarà voto di astensione, è un
Pdl importante, si dà una prima risposta ai nostri nuovi cittadini, resta il
rammarico di non aver affrontato fino in fondo la materia e mantenere così la
cittadinanza d’origine”.
Gerardo Giovagnoli, Psd: “Per il Psd quello che si va a votare è passo
importante che vede un avanzamento non banale sulla scelta dell’automatismo.
Vediamo che altri freni ci sono sulla rinuncia ad altre cittadinanze, in futuro
auspichiamo ci sia da rimettere in discussione anche questo aspetto. Mi pare
l’astensione della minoranza sia significativa. Il Psd e tutta la maggioranza
esprimono voto favorevole”.

San
Marino, 21 marzo 2016/01

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